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2015/2016, il pagellone: Antonio Cassano

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Quanto sono scontate quelle disamine che esordiscono citando Antonello Venditti, parlando necessariamente di amori che non finiscono, ma che semplicemente compiono tanti giri per poter poi ritornare a casa. Quanto inutile sfarzo di citazionismo scontato, quanta poca inventiva risiede in queste critiche all’ovvio: cosa potrebbe mai aggiungere una canzone di Venditti a quello che è stato il rapporto tra Antonio Cassano e la Sampdoria? Nulla, perché Cassano ha detto già tutto.

L’annata di Cassano è stata, purtroppo, figlia ancora una volta di quella che è la summa delle critiche costruttive che si fanno all’attaccante barese: è figlia di comportamenti passati, che gli lasciano sempre degli strascichi importanti. Stavolta a punirlo sono stati i sei mesi di stop, il semestre di attesa da gennaio, quando aveva deciso di lasciare Parma, ad agosto, quando la firma sul contratto con la Sampdoria era oramai cosa fatta. La storia non è mai benevola con Cassano, perché si ritrova ad arrivare alla Sampdoria sempre dopo un periodo di sballottamento, di sconquasso: Marotta dovette recuperare un giocatore in fase calante dal Real Madrid e trasformarlo nel campione che conosciamo, stavolta invece potremmo affidare a Osti gli oneri della cronaca, ma è palese che tra tutte le parti in gioco è stato Cassano il più importante. Perché lui voleva la Sampdoria, voleva tornare a Genova, voleva poter chiudere un ciclo che si era interrotto bruscamente; ha vinto quindi le offerte che l’avvocato Bozzo gli ha portato, ha rifiutato alle avances dell’estero, ha deciso di rimettersi a lavorare a Bogliasco, affiancato da Tibaudi, e di lavorare tanto da poter tornare a essere importante.

E lo è stato. Durante la gestione Montella sicuramente, meno in quella Zenga. È chiaro, d’altronde, che Cassano soltanto a novembre ha recuperato quella che potremmo definire una forma decente, degna per poterlo vedere nuovamente in campo: non è mai stato un giocatore di grande movimento, lo sappiamo, ma se puoi giocare da fermo, puoi permetterti anche di stare seduto in campo. Lo si è detto anche durante l’ultimo catastrofico derby, scherzando: il migliore in campo è stato quello che non si è mosso; Cassano, per l’appunto. Il piede è rimasto sempre lo stesso, quello non puoi cambiarlo: si è esaltato quando è stato necessario, con sei assist, tre dei quali contro il Genoa all’andata, poi con Empoli, Palermo e Udinese, in appena 25 minuti in campo. Le reti, invece, soltanto due: una alla Juventus, inutile ai fini del risultato, e uno all’Hellas, uno in casa e uno in trasferta. Non ha saputo di certo caricarsi la squadra sulle spalle e condurla a insperate vette, quest’anno, ma sicuramente quando ci ha messo lo zampino, quando la squadra lo ha supportato, il suo estro si è visto. 

Purtroppo l’Antonio Cassano di oggi, il giocatore che si avvia a compiere 34 anni, ha bisogno di un ecosistema che gli giri intorno e che lo supporti: ha bisogno di una squadra con la quale poter dialogare e che possa, sempre, supportarlo in fase di copertura, in fase di corsa. Montella conosce il valore del giocatore che schiera, ma ne conosce anche i difetti, che sono sotto gli occhi di tutti: Cassano è così, è l’estro, è il genio che non può regalarti soltanto gioie, è una croce e una delizia. Però questa delizia, questa gioia che ti dà toccando la palla, meriterebbe di essere vissuta sempre, ogni domenica. Con un contratto in scadenza a fine giugno, ma opzionato per un altro anno, la speranza è che Antonio Cassano possa andare in ritiro con la Sampdoria a Ponte di Legno, che Montella possa prepararlo sin dal primo giorno con tutti quanti gli altri e che quel numero 99 possa emozionarci per un altro anno intero.

Un altro anno che significherebbe, con 22 altre presenze, far diventare la Sampdoria la prima squadra di Antonio Cassano per presenze, superando la Roma. I gol, invece, per ora sono dieci in meno. Chissà. A 34 anni, magari, FantAntonio ha ancora da meravigliarci, ha ancora da stupirci, ha ancora da essere il migliore. La sua media, quest’anno, è stata di 6,13: la più alta. Ed era a mezzo servizio.

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