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2015/2016, il pagellone: Pedro Pereira

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Il futuro a volte si concretizza subito. Quando a luglio 2015 la Samp si regalò dal Benfica questo giovane virgulto classe ’98, molti pensarono a un’operazione che Pecini aveva perfezionato per solidificare la linea verde. Sì, ma lo presteranno o magari giocherà in Primavera. Non sarà certo in pianta stabile in prima squadra tutto l’anno, vero?

E invece no. A distanza di poco più di dieci mesi, possiamo distinguere la prima stagione blucerchiata di Pedro Pereira in due grossi spaccati. Il primo è quello dell’esaltazione: Zenga lo vede a Ponte di Legno e pensa che il ragazzo possa tornare utile. Comincia a convocarlo, anche perché De Silvestri è fuori fino a fine 2015. Pereira finisce in panchina nella partita contro Carpi e Napoli, finché Cassani non s’infortuna contro il Bologna e il portoghese deve entrare. Ma come? Ha 17 anni, rischiamo troppo.

Forse no. La prima presenza è discreta, tanto che noi l’avevamo giudicato così al termine di quella gara: «Il ragazzo che più ha impressionato Walter Zenga nei ritiri estivi ha finalmente modo di giocare in una gara ufficiale. L’ex Benfica è alla prima in A, ma non sfigura. Dalla sua parte gli avversari non combinano molto e lui tiene la posizione senza rischiar troppo: diligente». Quello, però, è solo l’inizio di una crescita costante.

Il top si raggiunge nella gara contro l’Inter capolista: una prestazione maiuscola contro Perisic e Llajic, nonché l’assist del vantaggio per Muriel. Tutti lo cercano: lui è timido, ma il Guardian lo mette tra i migliori classe ’98 al mondo.

Se c’è un merito che può esser dato a Walter Zenga, è quello di aver lanciato il ragazzo. Il problema è che un 17enne – com’è giusto che sia – non può cambiare da solo i destini di una squadra. Quando la Samp incontra un periodo negativo ed esonera Zenga, arriva Montella. Pereira gioca appena 71′ fino alla fine del 2015, ma forse perché c’è qualcos’altro dietro. Tipo la Juve, che vorrebbe bloccare il ragazzo in vista del futuro.

Anzi, c’è di più: il Leicester sembra aver chiuso l’affare con la Samp per prendere il portoghese: nove milioni più Benalouane. I tifosi sembrano tristi, ma è una cessione troppo remunerativa per non monetizzarla. Invece l’affare salta e gennaio sembra concludersi con il passaggio in prestito di Pereira al derelitto Hellas Verona nell’ambito dell’arrivo di Sala alla Samp. E niente, nemmeno quell’affare va in porto.

Inizia così il secondo spaccato di Pereira in blucerchiato, quello dell’isolamento. Nonostante una squadra in netta difficoltà, il ragazzo viene messo da parte: Montella gli ha concesso appena 64 minuti nel 2016. Perché? Perché sebbene il Doria sia stato sul filo della zona retrocessione tutto l’anno, è stato messo da parte uno dei pochi squarci di luce in una stagione incolore?

La risposta più semplice è una: il ragazzo non si sposava bene con il 3-4-2-1 (era esploso nella difesa a quattro), aveva davanti un nazionale come De Silvestri e forse deve ancora imparare il mestere dell’esterno a tutta fascia. Eppure convince fino a un certo punto, perché persino Skriniar – che non ha il curriculum di Pereira – è stato buttato nella mischia nel finale di questa terribile annata.

Finché ha giocato, Pedro Pereira è stato una delle poche note positive del 2015-16. Con i voti potrebbe arrivare a 6,5, ma è più giusto dargli 7: parliamo di un ragazzino portoghese che non conosceva il nostro calcio ed è riuscito a guadagnare interesse da tutti gli addetti ai lavori, soprattutto dai tifosi blucerchiati. Piuttosto c’è da chiedersi quale possa essere il suo futuro: con la permanenza di Montella, tutto sembra chiuso. Il prestito è veramente la strada più giusta oppure sarebbe meglio concedergli maggiore spazio? A voi la risposta.

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