Dalla Bona si racconta: «Ho lasciato per depressione. Questo calcio fa schifo» - Samp News 24
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2014

Dalla Bona si racconta: «Ho lasciato per depressione. Questo calcio fa schifo»

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Samuele Dalla Bona, classe ’81, ha giocato con la maglia della Sampdoria nella stagione 2005/06 ed è attualmente senza squadra. Il centrocampista che ha giocato le sue prime partite nel Chelsea si è raccontato, ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. La sua carriera nel calcio che conta è di fatto finita nel 2011, con la morte di suo padre: «Nella primavera 2011, papà Luigi si è ammalato. I medici gli avevano dato 5 mesi di vita. Ero legato a lui, non sono riuscito a farmene una ragione. Ero all’Atalanta in prestito, ma avevo ancora un anno di contratto con il Napoli. L’ho strappato per una sistemazione più vicina, a Mantova. Poi a ottobre papà è morto, io non c’ero più con la testa, mi è venuta la depressione. E, in pratica, ho smesso di giocare...».

Da lì, la vita di Dalla Bona è cambiata: «Oggi non faccio niente. Mesi fa ho incontrato Grella, (ex centrocampista australiano di Empoli e Torino, ndr) mi ha proposto di andare al Melbourne Heart, ma per problemi personali ho dovuto dire di no. Penso che la mia carriera a certi livelli possa considerarsi terminata, ma ho il patentino Uefa B per allenare». Sam, come lo chiamavano in Inghilterra, non ha paura di attaccare il calcio italiano: «C’è troppa ipocrisia: se fai tardi la sera o rilasci interviste non autorizzate ti multano. Se vendi le partite, ti perdonano subito. Leggo che Andrea Masiello, uno che ha confessato di aver preso soldi per perdere, durante la squalifica ha incassato lo stipendio minimo che un operaio oggi si sogna e che a gennaio tornerà a giocare. Marco Rossi, altro reo confesso, l’ha preso il Perugia. Altri squalificati giocano da tempo e la giustizia sportiva fa sconti a tutti. Intanto, ci sono decine di giocatori che non hanno mai taroccato una partita senza lavoro»

Potendo tornare indietro, Dalla Bona farebbe scelte diverse: «Se potessi tornare indietro, resterei per sempre in Inghilterra. Da noi il calcio è uno schifo. Soprattutto quello che c’è attorno. Le pressioni, la mentalità. Io non sono allineato alla ‘cultura italiana’ e ho pagato anche per questo».

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