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Enrico Locchi: storia di un blucerchiato, sepolto a Staglieno

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Il cimitero di Staglieno, per chi non lo conoscesse, non è un semplice luogo di sepoltura, ma ha anche un valore artistico e storico innegabile. Ci sono bellissimi monumenti funebri corredati da statue e ci sono tanti personaggi famosi che hanno voluto la loro sepoltura lì, uno tra tutti Gilberto Govi.

Poco distante dal celebre attore teatrale di “Colpi di timone” c’è una lapide risalente al 1954′ che porta incorniciata la foto di un giovane e bel ragazzo in maglia blucerchiata. La storia di questo ragazzo è stata portata alla luce da Andrea Ricci, “vecchio marinaio” parte della Congrega Tifosi Sentimentali Doriantici. Il ragazzo nella foto è Enrico Locchi, deceduto all’età di 17 anni per un carcinoma osseo, che nelle stagioni tra il 51′ e il 53′ giocò nelle giovanili della Sampdoria.

A parlare di Enrico è il fratello minore, Vittorio classe 1941: «Enrico era tutto per me. Era un ragazzone buono e puro. Faceva tanto sport e soprattutto eccelleva nell’atletica. Ha vinto parecchie gare, infliggendo al secondo grandi distacchi. E proprio per le sue qualità era stato notato da un allenatore della Samp. Noi abitavamo a Marassi, in Corso De Stefanis. Da casa si vedeva lo stadio e lui era appassionato a quella squadra nata da poco. Andare a giocare lì era stata una grande gioia» afferma sulle pagine del Secolo XIX.

«I suoi compagni lo chiamavano “balìn” perché correva dappertutto. Un suo allenatore “il piccolo Mazzola” perché un po’ assomigliava  a Valentino» ma il destino riservò una amara mano al giovane Enrico, i primi dolori si manifestarono al ginocchio: «All’inizio non ci faceva caso si fasciava con delle bende e tornava a giocare. Quando però diventarono insopportabili andò all’ospedale e la diagnosi fu terribile, carcinoma osseo al bacino. A quei tempi la medicina non aveva gli strumenti per affrontarlo».

Morì il 30 settembre 1954, i funerali si svolsero sabato 2 ottobre nella Parrocchia di Santa Margherita a Marassi . La prima squadra non c’era perché si stava recando a Trieste dove avrebbe giocato il giorno dopo: «Ma ricordo i suoi compagni con la tuta blucerchiata, e tanti tifosi con le bandiere che accompagnarono il carro fino a Staglieno. Perché la foto con la divisa della Samp? Noi siamo i pronipoti di Vittorio Locchi, lo scrittore interventista della “Sagra di Santa Gorizia”. E ci portiamo dentro i suoi ideali. La nostra famiglia considera la morte un passaggio verso Dio. E ognuno di noi deve essere ricordato per i valori e la passione che incarnava».

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