Il bomber l'abbiamo, il fantasista pure: si chiama Sansone - Samp News 24
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2013

Il bomber l’abbiamo, il fantasista pure: si chiama Sansone

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Il tifoso, in molti suoi aspetti, enfatizza i (tanti) difetti che l’essere umano generalmente si porta dietro. Tra questi, vi è sicuramente l’essere lunatico e l’avere la memoria corta. È questo il motivo per cui tutte le volte che il popolo blucerchiato ha chiesto di vedere Sansone dal primo minuto, con la bellezza di alcune sue giocate illuminanti negli occhi, ha puntualmente cambiato idea ed abbandonato la crociata lucana quando l’attaccante nativo di Bella veniva schierato sì da titolare ma, scarso in personalità e carisma com’è (è l’unico motivo per spiegarsi il perché fatichi a trovare spazio in Serie A con quel talento, quella dedizione e quella umiltà), non sapeva cogliere l’opportunità e non risultava decisivo. Ma il discorso riguarda anche lo stesso tecnico di Rimini che mai gli ha concesso più di 60-65 minuti prima di relegarlo in panchina e tornare alle gerarchie precedentemente vigenti. Perciò bisogna fare uno sforzo comune e cercare di non ripetere quell’errore qualora Delio Rossi prendesse la naturale ed ineccepibile decisione di dargli nuovamente quella possibilità, stregato dall’ispirato assist-man lucano. 

Sansone ha quella preziosissima abilità di fare da raccordo tra centrocampo ed attacco e lanciare in profondità una punta mobile ed intelligente come Gabbiadini, sfruttando il ricco bagaglio di qualità di cui, l’attaccante di Calcinate, proprio ieri ha confermato di disporre. È il bandolo della matassa di preoccupazioni ed ipocondrie che, per i tifosi blucerchiati, riguardavano soprattutto la deludente inerzia che affligge solitament i nostri possessi offensivi. Quando è entrato in campo, al posto di Èder, la Sampdoria ha cambiato pelle. Da quella avulsa ed asfittica pre-Sansone a quella ispirata, creativa e capace di rendersi pericolosa anche con giocatori solitamente anonimi come Soriano, imbeccato genialmente proprio da Sansone a pochi minuti dal gong finale. Col brasiliano, la manovra blucerchiata è solitamente lenta e prevedibile ed anche ieri la prova dell’ex Empoli, tolto quel lampo di caparbietà e sveltezza, è stata poco convincente. Per farla breve, Èder ha bisogno di spazi, quelli che si creano quando le squadre sono lunghe e le difese sono stanche e cioè intorno al 70′-75′. Altrimenti è prevedibile e mansueto: lo dicono anche i risultati della sua conflittuale storia col campionato di Serie A. Che la staffetta venga invertita allora, magari già da quella partita che si giocherà il 15 settembre.

 

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