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Il commento tecnico: Una spallata alla paura

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Un segnale forte, una spallata alla paura. Tre punti pesantissimi quelli conquistati dalla Sampdoria contro il Frosinone di mister Stellone, attuale terz’ultima della classifica. La partita di ieri è stata senza dubbio uno spartiacque importante nella stagione dei blucerchiati ma non rappresenta certo la fine della guerra. C’è da fare ancora molta strada per raggiungere la salvezza. Certo è che il segnale dato ieri dai ragazzi di Montella è stato confortante, soprattutto considerando il momento delicatissimo della stagione e l’importanza capitale della sfida.

La Sampdoria non ha quasi mai rischiato nulla in fase difensiva, nonostante l’affanno in alcune situazioni (mi riferisco, ad esempio, ai palloni giocati in profondità laterale dai ciociari, sempre pericolosi perchè atti a muovere la difesa sistematicamente) e la paura di sbagliare, evidente nelle piccole sfumature della partita. Ieri il Doria ha avuto fame, cattiveria e tanta energia, portata anche, se non soprattutto, dallo splendido e incessante tifo proveniente da una Sud matura e appassionata. Il Frosinone, pur mostrando modeste qualità tecniche complessive, non ha mai mollato di un centimetro la presa ed è sempre stato in partita esprimendo quella grinta necessaria per poter mantenere la categoria o, perlomeno, giocarsela fino in fondo. Il sistema di gioco di Montella (3-4-2-1 dinamico) ha beneficiato di due situazioni, in maniera più evidente di altre: la spinta sulla fascia destra e il supporto dei centrocampisti a Quagliarella. Nel primo caso le differenze concrete fra Ivan e De Silvestri hanno destato immediatamente nell’occhio. Proposizione offensiva, inserimento negli spazi e tanta fisicità a supporto di un modulo che spesso porta gli esterni a lavori straordinari (causati da una linea mediana leggera in fase di interdizione). Se a questo aggiungiamo il lavoro pazzesco fatto da Alvarez, Fernando e Correa abbiamo chiaramente nella mente le chiavi di uno sviluppo offensivo pertinente e coerente con le caratteristiche dei giocatori. I due argentini hanno giocato una partita pazzesca nell’interpretazione delle situazioni offensive. Correa, soprattutto, ha dato profondità e fluidità alle situazioni di ripartenza con la sua ottima velocità palla al piede. Ricky ha dato qualità alla manovra in quasi tutte le situazioni in cui è stato coinvolto. Fernando, invece, ha interdetto e appoggiato la fase offensiva in maniera continua ed efficace, supportato da una condizione fisica invidiabile. L’unico elemento che secondo me ha destato e desta ancora grosse preoccupazioni è la leggerezza del centrocampo in fase di interdizione. Ieri Soriano non è stato affatto in partita e mi ha sorpreso negativamente soprattutto per la scarsa intensità nei suoi movimenti. Con un Soriano così, un Fernando tuttofare e tre giocatori offensivi (Correa, Alvarez e Quagliarella) spesso si va in affanno una volta superato il primo pressing. Chiaro che senza un filtro adeguato la difesa sia maggiormente esposta all’avversario. Da sottolineare la prestazione di grande impatto fornita da Fabio Quagliarella che davanti si è sbattuto e battuto come un leone sia fronte che spalle alla porta. Un leader di cui il Doria aveva bisogno.

La differenza fra Sampdoria e Frosinone ieri si è vista nettamente e questo, assieme ai tre punti, è senza dubbio il segnale più confortante. La squadra sembra aver recepito l’importanza del momento ma è attesa ancora da due partite cruciali in trasferta. Fare punti fuori casa diventa ora fondamentale per togliersi dalle sabbie mobili della bassa classifica. Con la cattiveria e l’applicazione mostrata ieri non ci sono dubbi sul raggiungimento dell’obbiettivo. Ora servono fame e continuità per non essere costretti ad altri spareggi e per poter guardare al futuro con ottimismo. E’ stata vinta una battaglia, non la guerra. 

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