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2014

Il pagellone di SN24 – Matias Rodriguez

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«Le nostre vite sono determinate dalle opportunità, anche da quelle che ci lasciamo sfuggire». Così parlava Brad Pitt quando interpretava la figura di Benjamin Button, uomo che nasceva vecchio e morì come bambino. In un certo modo, è un concetto che può valere anche per l’avventura di Matias Rodriguez alla Sampdoria. Ci si aspettava che quest’anno sarebbe stato preso in considerazione, dopo sei mesi di ambientamento e l’unica partita giocata nel 2012-13 contro la Lazio all’Olimpico. Invece, dodici mesi dopo ci ritroviamo con gli stessi dubbi che ci hanno accompagnato sull’argentino per tutta la sua avventura a Genova.

La domanda è semplice: Mati Rodriguez, pacco o meteora inespressa? Mi dispiace esser impopolare, ma guardo ai fatti e non posso che optare per la seconda opzione. Cinque partite e 293′ giocati non possono essere un banco di prova attendibile per bocciare o promuovere quello che doveva essere il grande investimento della Samp. Nel gennaio 2013 arrivò con gli onori delle cronache sudamericane, che lo definivano uno dei giocatori argentini in ascesa e all’Universidad de Chile non si sono mai dimenticati di lui. E pensare che Sabella, C.T. dell’Albiceleste, l’aveva pure convocato in nazionale.

Qui il problema è stato di tipo tattico: Rodriguez è stato pensato prima come esterno a tutto campo nel 3-5-2 (praticamente mai provato), poi Rossi non lo ho fatto giocare neanche un minuto in quei mesi in cui cambiava modulo e giocatori a ogni partita. Arrivato Mihajlovic, Rodriguez è stato raramente preso in considerazione: due presenze da titolare in Coppa Italia contro Hellas Verona e Roma (insieme a Fiorillo e Wszolek, il più presente in coppa) e poi due comparsate di sette minuti contro il Chievo al Bentegodi e di sei minuti nella debacle di Catania. Troppo poche per giudicare Maticrack.

L’equivoco tattico è presto spiegato: molti dicono che Rodriguez non fosse tatticamente pronto a giocare come terzino. Posso condividere. E del resto, chi avrebbe mai rinunciato al De Silvestri di quest’anno? Però Mihajlovic, una volta arrivato qui, ha puntato tutto sul 4-2-3-1, con uno schieramento iper-offensivo e costringendo Gabbiadini al sacrificio. E’ andata bene, ma chi ci assicura che Rodriguez non avrebbe potuto fare l’ala destra in quel modulo? Una volta passati al 4-3-3, le sue possibilità di andare in campo – già al lumicino – sono sparite del tutto.

Personalmente non me la sento di dargli un voto negativo. Non ho mai valutato giocatori in cinque spezzoni in un anno e mezzo. Sarebbe ingeneroso e – diciamolo pure – molto sommario. Mi tengo stretto un senza voto, così come mi tengo stretti i dubbi su quello che sarebbe potuto essere questo ragazzo per la Sampdoria. Già, perché la sensazione che lasci Genova è fortissima (basti guardare i messaggi della moglie di Rodriguez su Twitter).

E viene di nuovo in mente quel film di Brad Pitt e il personaggio del capitano Clark, con il quale Benjamin Button s’imbarca su un rimorchiatore. A un certo punto, quest’ultimo viene affondato da un sommergibile e il capitano capisce la fine sta arrivando. Quando sta per morire, Clark parla così al giovane-vecchio Button: «Uno si può incazzare quando le cose vanno così. Si può bestemmiare, maledire il destino, ma quando arriva la fine non resta altro che mollare». E anche Mati sta per mollare Genova. Adios.

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