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2014

Palombo si racconta: dall’esordio contro il Como alla Samp d’oggi

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Angelo Palombo, un nome una garanzia: 398 presenze con la maglia blucerchiata, 14 reti, 22 assist per un totale di 33.251 minuti con addosso i colori della Sampdoria; insomma una seconda pelle per il 17. L’attaccamento verso la Sampdoria è qualcosa di speciale per Angelo Palombo, che questa sera scenderà in campo contro il Como in Coppa Italia: un déjà vu per il calciatore di Ferentino che proprio tredici anni fa – era il 24 ottobre 2001 e vestiva la maglia della Fiorentina – esordì nel calcio professionistico in una gara di Coppa Italia contro la squadra lombarda: «Giocai fantasista, dietro la punta, che ricordi belli».

DALLE STELLE ALLE STALLE – Ricordi belli che poco dopo si trasformarono in incubo per la Viola: «Lì è cambiato il calcio. I bonus per le società erano finiti, non è stato più concesso margine di errore, anche se ho sempre avuto l’impressione che i viola avessero pagato per tutti», ricorda Palombo ai taccuini della “Gazzetta dello Sport”. In quegli anni a Firenze c’era pure un ex bomber blucerchiato, Roberto Mancini che iniziò proprio con la Fiorentina la sua carriera da allenatore: «È stato fortunato a partire dalla Fiorentina e bravo a sfruttare l’occasione. Da calciatore era due giocate davanti agli altri. E da tecnico pure. Con i giovani aveva l’occhio lungo e sapeva allenare. Lo ha dimostrato».

MAI COMPRATO – Un fatto curioso della carriera di Angelo Palombo è il fatto che il suo cartellino non è mai stato comprato da nessuna società e, soprattutto nel calcio di oggi, questo può essere considerato un “record”: «È vero, c’è stato il fallimento viola, poi il prestito all’Inter. Qualche richiesta l’ho avuta, ma rifarei tutto, anche se a un certo punto ho dovuto cambiare per forza».
Mai comprato, ma (purtroppo) esodato sotto la gestione Ferrara: «Un malanno del calcio di oggi – dice Palombo –. Penso che sarebbe meglio mettere un giocatore in vetrina, piuttosto che lasciarlo a casa e non farlo allenare. Guardate Piovaccari: ha giocato a Cadice e ha subito trovato sistemazione. Il di­ scorso è generale: in Italia il rispetto delle regole va a momenti. Ma basterebbe poco: partendo dalle cose che troppo spesso snobbiamo, potremmo risollevarci».

CAMPIONI DI SQUADRA – Come ricordato all’inizio sono molte le partite giocate da Angelo Palombo con la Sampdoria e sono altrettanti i calciatori con cui è sceso in campo il 17: «I campioni? Pazzini, Flachi, Cassano ma anche Morfeo, un grandissimo talento.Sprecato, come Fantantonio?Certi giocatori dovrebbero essere gestiti in un modo diverso. Credo che ogni gruppo accetterebbe trattamenti particolari per quelli che ti fanno vincere le partite. L’invidia non c’è. In campo stiamo insieme, ci diamo una mano. Se poi, per vincere, una cosa la deve fare lui, che problema c’è? Alla fine in Championsci andiamo tutti, mica solo lui».
E su Balotelli, che lascia ancora una volta il calcio italiano: «Quando le cose vanno male cerchiamo sempre il capro espiatorio. Lo fa la stampa ma lo fanno anche le società. Se un gavettone lo faccio io ridiamo, se lo fa Balotelli è una testa di c… Mario è un ragazzo, tutto lì».

DA UN FILM ALL’ALTRO – Da Vittorio Cecchi Gori, ex presidente della Fiorentina, a Massimo Ferrero: la vita calcistica di Angelo Palombo è come un film. Presidenti che vengono direttamente dal cinema: «Davvero, è tutto un intreccio da cinema. Nel calcio, come nella vita, le novità vengono accolte con scetticismo. Un imprenditore che prende la Sampdoria, non può farlo per guadagnarci. Lui ha costruito una bella squadra e ha un entusiasmo contagioso. Quando parla della Samp sprizza felicità. Ho conosciuto Cecchi Gori in un periodo di decadimento, di entusiasmo ce n’era poco. Impossibile fare paragoni».

CURIOSITÀ – C’è anche tempo per confidare alla rosea qualche curiosità; dal momento indimenticabile all’allenatore preferito: «Avrei dato lo stipendio di un anno per non retrocedere. Ho vissuto quel momento come un fallimento personale. Ti senti sconfitto e deluso. E’ una bastonata tremenda», confida Angelo ricordando quella sfortunata annata della Sampdoria. «Non è semplice ma certe cose negative possono essere trasformate in positive – continua il blucerchiato –. Magari una retrocessione può servire a fare tabula rasa e ripartire. Dovremmo vivere le difficoltà in modo diverso: se non hai nulla da nascondere non ti devi preoccupare». E sull’allenatore: «Sarò banale ma ho preso qualcosa da tutti. Con Ferrara ero fuori rosa, ma vedendolo lavorare ho colto alcune cose anche da lui. Servono più le esperienze negative, che ti aprono gli occhi, di quelle positive che ti fanno dare tutto per scontato. Miahjlovic? Uno dei più bravi. E’ chiaro, schietto. Credo che l’esperienza in nazionale lo abbia arricchito: ha un punto di vista europeo, intensità e ritmo in primo piano e spazio ai giovani».

RS21 – Roberto Soriano, un giocatore che finalmente è riuscito ad esplodere e affermarsi (grazie soprattutto a Sinisa Mihajlovic). Questo il pensiero di Angelo Palombo sul suo compagno di squadra: «E’ un giovane che si è sempre preso responsabilità, è forte e maturo, ma ne arrivano altri, penso a Fornasier e Salamon: hanno un futuro importante davanti e un allenatore che non guarda in faccia a nessuno: se hai 15 o 35 anni non importa, qui se sei bravo giochi».

Flashback, proprio come in un film: questa sera sarà di fronte nuovamente al Como, proprio come tredici anni fa. “Ricorda anche che quella sfida con il Como finì 0­-2?”: «Stavolta non andrà così. Quella era una Fiorentina in difficoltà, questa è una Samp che guarda avanti, che vuole alzare l’asticella delle prestazioni e della classifica. Siamo più forti, più consapevoli dei nostri mezzi».

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