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Editoriale

Quanto è bello essere maturi

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Grande con le piccole, finalmente: la Sampdoria batte 3-1 il Pescara con una prova di maturità sotto gli occhi dei suoi tifosi

La vittoria col Pescara mi ha donato una gioia che mi mancava da qualche settimana, quella gioia che sa di vittoria goduta e che arriva al momento giusto: non solo è la gara che precede il Derby, la sfida che conta più di ogni altra nel corso della stagione, ma è anche finalmente la sfida che ci permette di essere grande con le piccole, cosa che ci è era mancata quest’anno. E poi col Pescara, ce lo ricordiamo, il Doria si diverte sempre, sin da quel 6 a 0 di qualche anno fa, con Obiang iscrittosi al tabellino dei marcatori in via del tutto eccezionale. Il 3-1 al Delfino è di una gioia enorme, perché porta all’ennesimo risultato positivo consecutivo per Giampaolo, che, favorito anche dal calendario, sta riuscendo in quella rincorsa all’ottavo posto che significherebbe arrivare a ridosso delle grandi e godersi un turno in meno di Coppa Italia in estate. Guardandola così, insomma, la Sampdoria ha anche rosicchiato un punto alla Fiorentina, che ha pareggiato con l’Atalanta, e tiene botta sul Torino, allontanando il Chievo, sconfitto dal Milan. Ha il suo buon sapore anche tornare a fare conti con la classifica, come se fosse un pallottoliere, perché significa che stai correndo per qualcosa.

Quando si gioisce, però, per amor dell’autocritica bisogna guardare anche al rovescio della medaglia e analizzare i lati negativi di una squadra che deve continuare a crescere. Per farcela dovrà necessariamente rinforzare la fascia sinistra, dal punto di vista difensivo: purtroppo Pavlovic, un giocatore che ai tempi del Grasshopper io ho ammirato e lodato, fa fatica a difendere in Italia e ha sofferto tantissimo Zampano, che sembrava essersi trasformato nel Van der Meyde di noialtri. Il nostro campionato non è quello svizzero, fisico e poco tecnico, e si rischia di dare troppo spazio alle incursioni, sulle quali poi nascono i gol avversari. Il pareggio del Pescara, infatti, è una combine poco felice di errori da parte del bosniaco e di Praet, che sbava in solo quest’occasione, macchiando una prestazione che poi è quasi da incorniciare. Il belga continua a non capire – e a non farci capire – dove sarebbe meglio farlo giocare, ma intanto il suo apporto è sempre più importante: certo è che la giocata che possa giustificare quei 10 milioni investiti non l’abbiamo ancora vista, ma almeno il suo lavoro da centrocampista lo sta compiendo, lui che in Belgio giocava da seconda punta. Per me, però, il migliore in campo resta Bruno Fernandes, altro mio grande pallino, da sempre: il portoghese è riuscito a servire tutti gli assist che erano possibili nel corso della partita, oltre a trovare il gol del vantaggio. Ne sbaglia uno clamoroso, a tre passi da Bizzarri, ma l’errore ci sta, perché altrimenti sarebbe da dieci in pagella, e a noi la perfezione non piace, perché non dà spazio a miglioramenti. Forse è proprio contro il Pescara che Giampaolo ha indovinato il quartetto a centrocampo della Sampdoria, con Linetty, che dopo aver fatto legna, come si suol dire in gergo, per tutta la prima parte di stagione adesso si ritrova a essere la prima scelta delle seconde linee.

Delle seconde linee, in attacco, la prima scelta è Schick. L’attaccante ha conquistato le prime pagine dei quotidiani sportivi del suo Paese e oramai ha conquistato tutti anche in Italia. Il suo problema resta però l’impatto sulla partita, perché è oramai noto anche alle pareti del Ferraris che l’attaccante ceco non rende da titolare tanto quanto renda da subentrato: entrando dalla panchina il suo rendimento è altissimo e non ha eguali in Europa, ma un giocatore fondamentale soltanto a partita in corso non sempre è l’ideale per una squadra che per segnare saprebbe di dover sacrificare un cambio. Schick diventerà il top player di cui ha bisogno questa squadra nel momento in cui riuscirà ad avere continuità sin dal primo minuto in campo: è una critica che vuole spingerlo a crescere, a migliorarsi ancora di più e diventare il fulcro del nostro gioco per il prossimo anno, al posto di Luis Muriel, che, come continuo a sostenere, è oramai arrivato al capolinea della sua avventura con la Sampdoria. E forse è anche al capolinea del binario dell’attesa per diventare un campione. Così come al capolinea c’è il Pescara, che saluta la Serie A, con una situazione societaria più confusa che mai, con una squadra non attrezzata per la massima serie e un presidente che prova a vendere la società parlando con i giornali piuttosto che con gli acquirenti possibili. Ne possiamo trarre pochi spunti positivi e uno di questi, per nostra fortuna, tra qualche mese vestirà la nostra maglia. Nel frattempo noi gioiamo e guardiamo a sabato sera, all’impegno più importante della stagione. Quello che va vinto.

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