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2014

SXIX – Mesbah racconta la sua Algeria: «A gennaio puntiamo alla Coppa d’Africa»

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Djamel Mesbah è stato uno degli ultimi colpi di mercato di Carlo Osti: il giocatore è arrivato a Genova in uno scambio con Juan Antonio, trasferitosi invece al Parma e poi alla Feralpi Salò in prestito. L’algerino è reduce da un anno a Livorno, in cui ha fatto vedere qualcosa di interessante. In un’intervista a “Il Secolo XIX”, l’algerino parla anche della ripartenza del suo campionato dopo l’uccisione di Albert Ebossè per mano di un tifoso: «Quello che è successo è una cosa che non può e che non deve succedere. Un giocatore che muore in campo, così, è un episodio gravissimo non solo per il mondo del calcio, ma per l’umanità. E’ stato uno shock per l’Algeria e per tutti i suoi tifosi».

ALGERIA – Da quanto accaduto, qualcuno potrebbe dedurre che il calcio algerino si colora di violenza: «Io non gioco lì, quindi non posso dirlo. Però posso testimoniare che si vive il calcio in una maniera estrema: è un pubblico straordinario e lo vedo quando gioco con le Fennecs (le “volpi del deserto”, soprannome della nazionale algerina). Si dice che il calcio in Algeria sia l’oppio del popolo ed è vero». La politica si è riunita per affrontare la situazione: «Ci sono molte cose da migliorare. Sopratutto dal punto di vista della sicurezza. Quando si gioca il derby di Algeri, tra Mouloudia e Usm allo stadio ci sono in media 100 mila persone. La capienza però è di 70 mila. I tifosi algerini se la vivono così e ci può stare qualche rissa. Anche se la morte di Ebossè è stata tremenda, non credo ci fosse l’intenzione di ucciderlo».

MOMENTO D’ORO – L’Algeria vive un momento d’oro dopo il Mondiale brasiliano, a cui Mesbah ha partecipato. L’altro ieri Brahimi ha realizzato una tripletta in Champions con il Porto: «Non vinciamo la Coppa d’Africa dal 1990, questa è una buona generazione. Anche perché da qualche anno è cambiata la politica federale e vengono coinvolti quei ragazzi figli di emigrati nati e cresciuti in Francia. Sappiamo la possibilità di fare bene a gennaio in Marocco (dove si disputerà la Coppa d’Africa 2015, ndr). Era importante gestire bene il post-Mondiale, perché nel 2010 c’è stato un crollo; stavolta no». Cambio di allenatore per gli algerini: «Da Valid Halilodzic a Christian Gourcuff. Mister Vahid è simile a Mihajlovic, per disciplina e livello tattico. Gourcuff invece è come Arrigo Sacchi: integralista del 4-4-2».

ORIGINI – L’Algeria è una patria difficile: «Si sta bene. Ci stiamo riprendendo dopo la guerra civile di una decina di anni fa: ci vuole tempo». Non è propriamente una meta turistica: «Da noi non c’è bisogno di turismo. Ci sono i soldi. Non posso dire che è un paese ricco, ma ha potenzialità incredibili». Qualcuno dice che i maghrebini si sentano superiori all’Africa nera: «No. E non c’è nemmeno rivalità nel Maghreb. Io sono nato a 100 km da Algeri, in un quartiere con marocchini e tunisini: tutti amici».

SAMP – L’ambientamento a Genova procede bene: «Dopo l’esperienza negativa di Parma, avevo bisogno di un posto come questo. C’è concorrenza, ma significa che siamo tutti sul pezzo. Parma mi ha deluso: diciamo che quando le cose non riescono la colpa è sempre del giocatore, però non sono stato aiutato. Non mi è mai stata data fiducia». Già con il Torino poteva esordire in blucerchiato: «Sì, ero già cambiato. Poi si è fatto male Gastaldello: sarà per la prossima volta».

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