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Un Muriel nel fianco

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È appagante ritrovarsi qui, a una settimana di distanza dalla gara con l’Empoli, a parlare ancora bene di Luis Muriel. Non era mai capitato di poter esaltare le qualità dell’attaccante colombiano per ben due volte di fila da quando veste la nostra maglia, ma la vittoria sull’Atalanta è gran parte merito suo e di chi, ricordiamo, gli ha permesso di andare in campo con questa ritrovata verve: Marco Giampaolo. Muriel non è soltanto l’assist per Barreto, non è soltanto il palo nel primo tempo e non è soltanto il rigore procurato: è corsa, è lotta, è dribbling, è un partire quasi da terzino, sovrapponendosi a un Pavlovic morigerato, e scattare verso l’area di rigore. Una prestazione maiuscola, alla quale manca soltanto un gol, che in ogni caso non fa sentire la sua mancanza. 

Se l’attacco macina, d’altro canto, è anche responsabilità del centrocampo, perché la libertà di variare sul campo da parte di Muriel è figlia di una mediana che si conferma, dopo la prestazione di Empoli. Certo è che la Sampdoria ha ancora qualche elemento da inserire nell’undici titolare, vedete Bruno Fernandes, che ha avuto il tempo di mostrare il 10 al Ferraris e nulla più ieri sera: il portoghese, rientrato in ritardo dalla Olimpiade calcistica (che Gianni Infantino vorrebbe abolire a causa del calendario troppo fitto) non avrà nemmeno tempo per sfruttare la sosta, essendo stato convocato dalla sua nazionale, e rimanderà verosimilmente il suo inserimento in formazione. Con un Barreto così, però, al netto di qualche legnosità nei movimenti che è propria del giocatore, Fernandes può aspettare. Stesso discorso facciasi per Linetty, ieri sera maestoso in campo, capace di recuperare qualsiasi tipo di pallone e di essere ovunque, grazie alle brevi leve che gli permettono anche un cambio di passo e di direzione immediato: un investimento quantomai indovinato e che può far sorridere tutti i tifosi blucerchiati. Qualcuno già azzarda il paragone con Jugovic, che in blucerchiato stette tre anni e conquistò una Coppa Italia: sarà il tempo a dirci di più.

Resta comunque da evidenziare un aspetto riguardante la partita di ieri sera: l’Atalanta, così come in undici anche in dieci, ha fatto un gioco molto di contenimento, chiudendosi dietro la linea della palla con quasi tutta la squadra e costringendo il Papu Gomez a un lavoro quasi da centrocampista. L’ex Catania è stato l’ombra di Torreira, impedendogli spesso il movimento e l’impostazione, quasi come a creare una gabbia intorno a lui: sfruttando poi la rapidità, sia di pensiero che di azione, Gomez ha cercato per tutta la gara di non dare alcun tipo di riferimento alla Sampdoria. L’idea di Gasperini, insomma, non era da scartare, tanto da aver compreso che poteva partire dall’ex Pescara il pericolo principale al Ferraris, poi però l’espulsione gli ha tagliato le gambe e tolto Paloschi sono finiti i riferimenti anche per l’Atalanta. Il Doria ne ha sicuramente sofferto, i fraseggi si sono esaltati più verso il finale di partita, quando la stanchezza ha allargato le squadre e amplificato gli spazi, e lo stesso Viviano ha provato a più riprese il lancio lungo nell’ultimo quarto d’ora, proprio perché fomentato dalle vaste praterie lasciate dagli orobici. Insomma Gasperini l’aveva disegnata bene, salvo sbagliare dapprima su Muriel, sul quale serviva un raddoppio in ogni momento, e poi nel vedersi ridurre gli schierati in dieci. La Sampdoria ringrazia e si gode i 6 punti in classifica, gli stessi di Genoa, Juventus e Sassuolo.

Ora la sosta, due giorni di riposo, poi la ripresa, senza Praet e Bruno Fernandes, che avrebbero potuto e dovuto giovare di questo momento per l’inserimento definitivo in rosa. Non tarderà, però, perché la qualità arriverà e allora vi sarà un’abbondanza non indifferente in mezzo al campo, con Alvarez e Barreto che dovranno necessariamente accomodarsi e attendere. Intanto, però, noi ci godiamo la Sampdoria di Marco Giampaolo attesa all’esame Roma, pronti, chissà, a toglierci qualche altra soddisfazione.

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