Viviano e la tavola rotonda dei portieri: «Il migliore di tutti? Buffon» - Samp News 24
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2015

Viviano e la tavola rotonda dei portieri: «Il migliore di tutti? Buffon»

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Una tavola rotonda con i numeri uno delle cinque squadre liguri nel calcio professionistico. “Il Secolo XIX” replica l’esperimento che aveva fatto qualche tempo fa con i capitani di quelle squadre e invita gli estremi difensori di Samp, Genoa, Spezia, Savona e Virtus Entella. Tra di loro, c’è anche Emiliano Viviano, che ha parlato della vita da portiere in maglia blucerchiata.

La prima discussione parte sulla tanto contestata regola del fallo da ultimo uomo del portiere, che comporta il rosso, il rigore per l’avversario e la squalifica di una giornata: «Non esiste… va tolta. A Udine l’ho rischiata su Di Natale… meno male che sono rimasto in piedi, se mi tuffavo ero fuori. Gliel’ho anche detto all’arbitro: sono fatto di carne ossa, non posso smaterializzarmi dal campo. Se mi buttava fuori, lo ammazzavo…». Ancora il numero 2 blucerchiato: «E poi ragazzi, io per forza sarò sempre l’ultimo uomo: sono il portiere. A meno che non salga oltre la linea dei difensori».

Quando gli si fa notare che gli attaccanti sono sempre più smaliziati nel cercare il contatto, Viviano conferma: «Smaliziati? Svengono appena li tocchi! E poi sono anche più abituati a muoversi al limite del regolamento e anche oltre. Io ho preso gol con la Lazio mentre Klose mi tratteneva e neanche me ne sono accorto sul momento… l’ho visto dopo in televisione». Sul migliore al mondo, il portiere della Samp non ha dubbi e fa parte del plebiscito per Buffon: «Stanno emergendo una serie di giovani bravi, ma Buffon resta davanti a tutti con i suoi vent’anni di carriera. Non so se qualcuno riuscirà mai a eguagliarlo». Sul secondo portiere che l’ha impressionato più di tutti: «Peruzzi: era uno spettacolo. Io resto un tradizionalista: i portieri italiani sono i migliori».

Essere portieri è difficile in Italia. La critica è sempre severa con il portiere: «Si cerca sempre l’errore del poritere. Fai sei paratone e una mezza cagata e ti danno cinque. Mi fanno un tiro da tre metri all’incrocio e dicono che ho preso gol sul mio palo… qui in Italia son venuti fior fiori di portieri – come Stekelenburg o Lehmann – e sono stati presi per spastici. O Van der Sar: quanto ho vinto? E qui sembrava uno scemo capitato alla Juve per sbaglio. Poi ci sono le eccezioni tipo Julio Cesar: a lui non fregava niente delle critiche». Viviano cita anche il collega Perin: «Prendete Mattia, quando era a Padova non sapevo nemmeno chi fosse, perché si parla poco dei portieri italiani. Viene data poca fiducia: se sbagli due partite, cercano subito un altro…».

Viviano spiega la sua fortuna: «Io sono stato all’estero, in Inghilterra se hai un portiere di prospettiva lo fai giocare con continuità. Ho avuto la fortuna di crescere nel Brescia, che sui ragazzi ci punta. Se un portiere non può sbagliare, allora è finito il calcio». Intanto oggi i numeri uno giocano di più con i piedi: «L’evoluzione del calcio. Prima non c’era quest’abitudine, ora sì. E devi attivarla mentalmente, altrimenti son problemi. Dipende molto da quello che ti chiedono gli allenatori. Ne ho avuti alcuni che giocano col portieri, altri che se scaricavamo una palla corta su un idfensore, entravano in campo per picchiarti. Adesso possiamo diventare protagonisti anche calciando: siamo più dentro al gioco».

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