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Editoriale

L’asticella della Sampdoria

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Una vittoria in una partita fondamentale per leggere il futuro del Doria e scacciare le ombre di Udine.

Durante la conferenza di ieri, Giampaolo si è accomodato su una sedia che gli ha dato un po’ di tormenti: continuava ad abbassarsi, facendo scivolare il mister quasi sotto la scrivania. Dopo averla riportata su un paio di volte, ha deciso di cambiare seduta, affidandosi a una sedia che non gli ha dato più problematiche mentre rispondeva alle domande dei colleghi presenti in sala stampa. Per ironizzare sulla vicenda ha commentato con un “l’asticella la teniamo bassa”, ovviamente corredato da un paio di sorrisi. Intanto, però, la partita-spartiacque ha parlato e ha detto la cosa più importante di tutte: quella con l’Udinese è stata soltanto un incidente di percorso e nulla più.

Troppo semplicistico, effettivamente, dire che tolti Ramirez e Verre la Sampdoria ha cambiato volto: i blucerchiati sono stati bravi a soffrire nella prima frazione, per poi venire fuori nella seconda, ma il vantaggio più grande arriva dal fatto di avere una rosa talmente ampia da potersi permettere di cambiare, a gara in corsa, l’assetto tattico. Tolti, per l’appunto, un trequartista e un regista, Giampaolo ha inserito una seconda punta – rivisto come trequarti – e una mezzala, con licenza di fare l’incontrista. Dai piedi di questi due cambi è arrivata, in sostanza, la vittoria blucerchiata, nella quale ovviamente c’è tanto di Zapata. Su quest’ultimo vorrei concentrare tutte le vostre attenzioni e chiarire un concetto già espresso nel corso delle pagelle di ieri: mentre Dybala e tanti altri si lamentano, o comunque fanno lamentare i propri allenatori, per la stanchezza accumulata dal volo intercontinentale e per le fatiche delle partite in nazionale, il colombiano è tornato e ha spaccato la partita in due, per ottanta e più minuti. Alla fine non riusciva più a eseguire uno scatto in avanti, ma ne aveva già fatti almeno cinque nel corso della partita, lasciando quasi sempre l’avversario sul posto, Hateboer su tutti. Il volo intercontinentale stanca, è risaputo, soprattutto per il fuso orario che cambia, ma, per citare Rincon, basta dormire e riposare per essere nuovamente al meglio.

Detto questo, il campionato della Sampdoria sta prendendo una piega sempre più felice. Vincere con l’Atalanta, con questa Atalanta nello specifico, è un ottimo punto di ri-partenza, soprattutto dopo l’infortunio Udinese. Abbiamo una partita in meno – difficile, ma assolutamente alla nostra portata – e occupiamo il sesto posto a pari punti con il Bologna, altra sorpresa di quest’anno, l’unica squadra capace fino a ora di fermare l’Inter sul pareggio. Finire in quella posizione il campionato sarebbe il regalo migliore per Giampaolo, per i tifosi, per la squadra, per Ferrero, che sta avendo ragione delle sue scelte. Passo dopo passo tutto sta nel tenere l’asticella bassa, mettere la testa bassa, lavorare e portare a casa l’obiettivo, vincere e farli venire tutti a Marassi: perché è lì che cadono, sotto la forza prorompente del pubblico blucerchiato. Chiudo con un mea culpa, invece: nelle pagelle di ieri ho valutato Praet facendo una media tra la prestazione del primo e quella del secondo tempo, tenendomi decisamente stretto con la valutazione. La sufficienza effettivamente gli sta stretta per quanto fatto vedere nella ripresa e, a mente fredda, un voto più alto sarebbe stato maggiormente opportuno. In ogni caso non sarà questo episodio editoriale che gli tarperà le ali per continuare a fare bene.

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