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2010/11, un sogno blucerchiato (mai realizzato) – Ep. 1

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Il 16 maggio 2010 la Samp vince 1-0 contro il Napoli e conquista i preliminari di Champions. Da quel momento, il Doria non è più tornato a quelle vette: Cassano e Pazzini lasciarono Genova senza venire adeguatamente rimpiazzati, si persero i palcoscenici europei e arrivò la retrocessione in B. Ma cosa sarebbe successo con qualche dettaglio differente? In questo racconto verosimile, SampNews24 ha provato a immaginare uno scenario diverso da quella stagione infausta.

16 maggio 2010, ore 16.55. Mi è capitato poche volte di andare al Ferraris (purtroppo la distanza Roma-Genova non è sempre colmabile), ma stavolta ci sono. Al triplice fischio del signor Rizzoli, i decibel di uno stadio in trepidazione da ormai mezz’ora volano versi livelli raramente toccati prima. Un ragazzo mi abbraccia, sebbene non lo conosca: è il bello del calcio.

È finita. Contro ogni previsione, ce l’abbiamo fatta: siamo ai preliminari di Champions League. Non so quanti ci avrebbero puntato sopra, ma dopo un’annata ondivaga – fatta di un primato in classifica dopo sei giornate e di una striscia senza vittorie di sette gare tra novembre e gennaio – siamo nella massima competizione europea. Ok, dovremo passare dai preliminari, ma in quel momento nessuno ci pensa.

L’1-0 contro il Napoli è ancora a firma Pazzini, la 19° in quella Serie A 2009-10. Sono settimane che la Samp viene circondata da voci di separazioni. Sembra quasi tutto fatto apposta per distrarci al meglio. Ma per chi è passato indenne all’Olimpico e a San Siro in quell’annata, facendo quattro punti contro i campioni d’Europa e i vice-campioni d’Italia, questi mind games sono bazzecole.

È una domenica pomeriggio colma di gioia e di possibili addii. Tutti dicono che Pazzini è pronto a salutare, così come Marotta e Delneri. Per tutti l’ombra della Juventus – reduce da un campionato al 7° posto – è come un condor. L’amministratore delegato ha già salutato tutti dopo otto anni di collaborazione, consegnando una lettera di dimissioni due giorni prima della gara.

Per Delneri il discorso è diverso, visto che il tecnico ribadisce che intende pensare solo alla festa di piazza De Ferrari. In effetti, il colloquio è previsto per la giornata successiva. Si fa il nome di Domenico Di Carlo per la successione, con un accordo già preso. Tuttavia, la serata di quella domenica di primavera cambia qualcosa in Delneri.

Cassano lo esalta nella festa, lo indica ai tifosi presenti. Come a dire: «Se festeggiamo, il merito è soprattutto suo». La squadra circonda il tecnico, cerca di convincerlo a non lasciare Genova dopo questa cavalcata straordinaria. Il risultato della pressione è quello voluto: timoroso di ripetere l’esperienza al Porto, Delneri rifiuta la Juventus e rimane a Genova, comunicando il tutto a Garrone solo tre giorni dopo.

L’altra grande sorpresa è nel ruolo di d.s.: Gasparin arriva nel ruolo di advisor, ma Garrone ha in serbo uno sgarbo finale per Marotta. Il presidente blucerchiato lo annuncia a tutti in una conferenza stampa: «Il nuovo d.s., in realtà, è qualcuno che già lavora con noi da anni». Si scopre infatti che Fabio Paratici – all’epoca braccio destro di Marotta alla Samp – è pronto a diventare grande: ha rifiutato l’offerta della Juventus e si prenderà l’eredità dell’ex dirigente.

Si va in vacanza con la difesa meno battuta nei massimi campionati europei tra le mura casalinghe. Con Cassano che è in procinto di sposarsi. E con Palombo e Pazzini diretti in Sudafrica, dove il c.t. italiano Lippi se li porta ai Mondiali. L’esperienza di squadra sarà tremenda, ma sarà utile per una stagione nell’Europa che conta.

 

Una calda estate

Oh, tutti in vacanza, tranne i dirigenti, che devono subito risolvere una questione difficile: la permanenza di Storari. Castellazzi ormai si è messo d’accordo con l’Inter e a quel punto trattenere il portiere diventa fondamentale. Si temeva un suo passaggio alla Juve con Delneri, ma il tecnico è rimasto a Genova e l’estremo difensore vuole giocarsi una Champions da protagonista. Dopo un lungo tira e molla con il Milan durato fino a fine giugno, Storari passa a titolo definitivo per 3,5 milioni di euro. Fa giusto in tempo a presentarsi a Genova il 6 luglio, quando scatta il ritiro.

 

Di motivi per l’esborso ce n’erano parecchi.

 

E gli altri? Confermato il 4-4-2 delneriano, tutto sta in due azioni: confermare il vecchio gruppo e puntellarlo con acquisti adeguati.

Le partenze non sono poche, ma sono soprattutto di seconda fascia. Salutano alcuni del gruppo della Champions: Marco Rossi torna a Parma, mentre il Siviglia riscatta Stankevicius dopo sei mesi di prestito. Dopo un anno di onorato servizio, Zauri torna alla Lazio; Tissone, invece, finisce all’Udinese nel solito gioco (perdente) delle buste con i friulani.

Qualche tifoso storce il naso alla notizia che Bruno Fornaroli non farà comunque parte del gruppo dopo un anno in prestito al Recreativo Huelva. Il Nacional lo rivuole e la Samp decide di liberarsi del suo contratto, consentendo il ritorno del Tuna in patria. Non ci sarà neanche Stefano Guberti, voglioso di essere la stella di Conte a Siena piuttosto che rimanere a Roma, dove la società giallorossa non gli ha permesso di trovare l’accordo con la Samp.

Comunque un gol importante l’ha messo.

 

Ma la Samp sfrutta le uscite anche per potenziare le entrate. I giovani hanno bisogno di giocare? E allora per riscattare Pozzi si usa un pacchetto di ragazzi. All’inizio l’accordo con l’Empoli è per un riscatto fissato a cinque milioni di euro, ma Paratici gioca d’astuzia: dentro il prestito di Soriano, la comproprietà di Padalino e l’intero cartellino di Cacciatore. Il prezzo si abbassa a 2,5 milioni e sono tutti contenti.

Lo stesso accade con Daniele Mannini, eroe silenzioso della cavalcata Champions. Sapendo dell’arrivo di Mazzarri a Napoli da qualche mese, Paratici propone uno scambio: il cartellino di Sammarco per la metà mancante di Mannini. Il tecnico dei partenopei ha bisogno di un vice-Hamsik e accetta lo scambio, ricordandosi anche della forma di Sammarco sotto la sua gestione a Genova.

Per il resto, i giovani vanno a giocare (Rossini a Sassuolo, Fiorillo al Chievo a fare il secondo di Sorrentino, Krsticic a Vicenza), mentre la rosa viene puntellata. Alcuni ragazzi tornano a Bogliasco: Volta ha fatto bene a Cesena, Marilungo ha aiutato il Lecce a risalire in A, mentre Koman è la quarta scelta sulle fasce per il 4-4-2. Paratici ha pescato anche il ribelle Zaza dall’Atalanta. Tuttavia, i casi di mercato non sono pochi.

Come Reto Ziegler. Dopo il Mondiale, non si fa che parlare del suo rinnovo, visto che gli scade il contratto nel giugno 2011. Qualcuno parla persino di un ritorno romantico di Tonetto (ormai svincolato dopo la Roma), ma alla fine lo svizzero accetta di rimanere, sebbene la questione del suo contratto rimanga momentaneamente un’incognita.

Per tutta l’estate, c’è anche un sogno recondito: se nell’estate 2008 la leggenda volle che Shevchenko fosse stato vicino alla Genova blucerchiata, stavolta tocca a Rafael van der Vaart, reduce dal secondo posto al Mondiale con l’Olanda. Alla fine l’affare salta un po’ per la disponibilità economica e perché nel 4-4-2 di Delneri non si trova una collocazione tattica per lui.

Come si fa però ad acquistare i veri rinforzi? Ci vorrebbe una cessione remunerativa, che alla fine arriva. Dolorosa e contestata. Andrea Poli è stato forse la rivelazione del 2009-10 blucerchiato, perché ha abbinato una personalità notevole a un’età molto giovane. L’hanno notato al Manchester City di Mancini, un altro ex blucerchiato. L’affare è da dieci milioni di euro più il cartellino di Vladimir Weiss, che ha appena giocato il Mondiale con la Slovacchia. Sembra inesperto per avere 21 anni, ma Delneri sembra contento: ha un giovane con cui lavorare e può dare comunque un po’ di riposo ai suoi fedelissimi Semioli e Mannini.


In difesa, c’è bisogno di riempire assolutamente il buco riguardante i terzini. Arriva l’uruguayano Fucile in prestito dal Porto, nonché gli svincolati Angelo e Gobbi. Come centrale si rinuncia a qualunque acquisto: Delneri sembra soddisfatto del ritorno di Volta e i movimenti di Gastaldello e Lucchini sono insostituibili. Si tenta l’azzardo Cristiano Zanetti dalla Fiorentina in cambio del prestito di Dessena (riscattato dal Parma): l’ex nazionale viene da una stagione piena di infortuni e molti non sono convinti, ma un po’ d’esperienza internazionale serve.

Ma il vero colpo arriva dall’Olanda: con buona parte dei soldi arrivati dalla cessione di Poli, la Samp si porta a casa Moussa Dembelè, giovane talento belga in arrivo dall’AZ di Alkmaar, dove Dembelè ha vinto anche un Eredivisie giusto un anno prima. Con questa rosa, la Samp si presenta ai nastri di partenza della stagione 2009-10.

ROSA:
GK: 30 Storari, 1 Da Costa, 92 Tozzo.
DF: 6 Lucchini, 28 Gastaldello, 26 Volta, 5 Accardi | 3 Ziegler, 18 GOBBI | 13 FUCILE, 2 ANGELO
MF: 17 Palombo, 8 DEMBELE’, 4 C. ZANETTI, 14 Obiang | 77 Semioli, 11 Koman | 25 WEISS, 7 Mannini
FW: 99 Cassano, 10 Pazzini, 89 Marilungo, 9 Pozzi, 91 ZAZA.

 

Lettera da Amsterdam

Più ci si avvicina al sorteggio del preliminare di Champions, più l’entusiasmo si mischia con la preoccupazione di misurarsi con un impegno troppo grande. C’è chi punta il dito per ravvisare come la squadra non sia adeguata per affrontare l’insidia europea, ma i risultati danno qualche indicazione positiva. Nelle amichevoli di luglio, arrivano un pareggio con il Porto al Dragao e una vittoria a Barcellona contro l’Espanyol.

Quando il 6 agosto 2010 le palline girano di fronte all’espressione divertita di Gianni Infantino, il sorteggio ha in serbo una sorpresa piacevole per la Samp. L’avversario è l’Ajax. A guardare il nome e la storia del club ci sarebbe da spaventarsi, ma gli olandesi hanno passato solo per i gol in trasferta il turno precedente con il PAOK. E l’hanno fatto soprattutto grazie a quel mostro di Luis Suárez, inarrestabile.

La fortuna vuole, però, che Suárez s’infortuni nel ritorno in Grecia e quindi la Samp possa affrontare l’andata ad Amsterdam senza aver di fronte il bomber dei Lancieri. Soprattutto, è un’occasione bellissima per sfoderare una delle migliori “Lettera da Amsterdam” mai sentite nella storia blucerchiata. Persino i tifosi biancorossi osservano incuriositi l’esibizione ospite sugli spalti dell’Amsterdam Arena.

 

Tuttavia, la gara incombe. La Samp si presenta con Fucile arrivato da poche ore e affida la fascia destra ad Angelo. La partita è difficile: non sarà l’Ajax di Ibrahimovic e van der Vaart, ma i Lancieri sono forti. I padroni di casa vanno in vantaggio con Eriksen dopo un primo tempo sofferto e Storari superlativo. Poi un cambio di Delneri – fuori Semioli, dentro il giovane Weiss – cambia la gara: la Samp si rimette a posto e pareggia con un gol di Pazzini, strappando un pareggio pesante per il gol segnato in trasferta.

Il ritorno è pieno di tensione: Suárez viaggia con la squadra fino a Genova, ma può partire solo dalla panchina. Martin Jol, tecnico dell’Ajax, spera di non doverlo usare, visto che gli olandesi vanno ancora una volta in vantaggio, ma stavolta è una boutade. La Samp gioca meglio e a fine primo tempo pareggia con un bel destro di Cassano dai 20 metri.

La gara diventa una partita a scacchi, dove però Delneri si gioca le carte giuste: fuori subito Palombo e Mannini per un convalescente Cristiano Zanetti e Weiss. Le geometrie dell’ex nazionale – a mezzo servizio, ma arruolabile per almeno un tempo – consentono alla Samp di avere la meglio. Al 92’, nell’assalto finale, Cassano duetta con Weiss e manda lo slovacco in porta. Il giovane salta un paio d’avversari e poi vede Pazzini solo in area: con la solita incornata, il Pazzo la Samp in Champions all’ultimo minuto.

E la faccia di Luis Suárez – che si stava riscaldando per i supplementari – in conferenza stampa non appare delle migliori. È l’apoteosi a una serata folle e indimenticabile. Intanto, però, il campionato è cominciato.

 

(continua…)

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