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Il sogno infranto (e l’incubo) della Sampdoria: dai preliminari di Champions League alla clamorosa retrocessione
Nell’estate del 2010 l’entusiasmo nella Genova blucerchiata era alle stelle. La Sampdoria aveva infatti appena chiuso la stagione con un clamoroso quarto posto in Serie A, lasciandosi alle spalle squadre più accreditate e guadagnandosi un posto nei preliminari di Champions League. Un traguardo storico, che mancava dalla stagione 1991/92, e che sembrava il preludio a una nuova era dorata per il club blucerchiato.
Il merito era soprattutto della coppia d’attacco Cassano-Pazzini, due giocatori capaci di accendere lo stadio Ferraris con giocate di classe e gol decisivi. L’alchimia tra i due, supportata da una squadra ben organizzata e da un ambiente compatto, aveva fatto della Samp una delle realtà più belle da vedere in quel campionato.
Il sogno Champions e il crudele risveglio
Nel sorteggio dei playoff di Champions, però, il destino fu subito avverso: l’avversario era il Werder Brema, squadra tedesca esperta e talentuosa. Nella gara d’andata in Germania, la Samp subì un 3-1 pesante, ma quel gol segnato da Pazzini nel finale alimentava la speranza di una rimonta nel ritorno.
E il miracolo sembrò davvero possibile. Al Ferraris, l’atmosfera era elettrica. La Samp partì fortissimo: Pazzini firmò una doppietta nei primi tredici minuti, portando il parziale sul 2-0. La rete di Cassano all’85’ sembrò completare l’impresa: 3-0, qualificazione in pugno, con il pubblico in delirio. Ma proprio quando il sogno sembrava realtà, arrivò la beffa. Al 93’, il Werder trovò il gol del 3-1 con Rosenberg, portando la sfida ai supplementari. Lì, un gol di Claudio Pizarro spense definitivamente le speranze blucerchiate.
Con quell’eliminazione, oltre al mancato accesso alla fase a gironi della Champions, la Samp perse anche l’eventuale accesso diretto all’Europa League. Un colpo durissimo, che finì per segnare in negativo l’intera stagione. Nonostante l’orgoglio e la grande prestazione, i risultati Champions League raccontano – come in questo caso – una storia spietata, fatta di dettagli che decidono destini.
L’inizio della discesa
La delusione europea fu l’inizio di un lento, drammatico tracollo. La squadra perse fiducia, e l’ambiente si fece sempre più teso. Gigi Delneri, artefice dell’exploit, era nel frattempo passato alla Juventus, così come il direttore sportivo Marotta. Alla guida della squadra c’era ora Domenico Di Carlo ma le difficoltà non tardarono ad arrivare.
Il punto di rottura fu la lite tra Antonio Cassano e il presidente Riccardo Garrone. Dopo un’accesa discussione, il fantasista fu messo fuori rosa e poi ceduto al Milan a titolo definitivo nel mercato di gennaio. Pochi giorni dopo, anche Pazzini fu ceduto all’Inter. In un solo mese, la Samp perse entrambi i protagonisti di quel sogno estivo.
Le alternative scelte dalla società – tra cui Macheda, Biabiany e Maccarone – non furono in grado di replicare neppure lontanamente il rendimento dei due leader tecnici. La squadra affondò lentamente, perdendo punti e fiducia.
Un finale amarissimo
La panchina passò ad Alberto Cavasin ma il cambio non servì a invertire la rotta. Nel girone di ritorno, la Samp raccolse appena 10 punti. Il dramma si consumò il 15 maggio 2011, nella penultima giornata di campionato. Contro il Palermo, i blucerchiati persero 2-1 mentre il Lecce vinse a Bari: la combinazione di risultati condannò la Sampdoria alla retrocessione in Serie B. Dodici mesi prima era a giocarsi i preliminari per la Champions, ora tornava negli inferi della cadetteria.
Le immagini di Angelo Palombo in lacrime, che chiedeva scusa ai tifosi, resteranno impresse nella memoria dei sostenitori. Un epilogo che sembrava impossibile da immaginare solo pochi mesi prima.
Una lezione indelebile
La stagione 2010/2011 della Sampdoria è ancora oggi oggetto di riflessione tra tifosi e addetti ai lavori. È la dimostrazione di quanto il calcio possa essere spietato e quanto sia fragile l’equilibrio su cui si costruiscono i sogni. Bastano un litigio, un mercato sbagliato, un cambio tecnico gestito male e tutto può crollare.
Una squadra che aveva toccato l’élite del calcio europeo si ritrovò, nel giro di pochi mesi, a dover ripartire dalla Serie B, categoria nella quale – anni dopo – si ritrova ancora oggi, in piena difficoltà. Non solo per colpa del campo, ma anche per scelte societarie discutibili e una gestione emotiva e tecnica che non fu all’altezza.
Oggi, scorrendo i risultati di calcio delle varie competizioni europee, si nota come anche le realtà medie, con il giusto mix di talento e stabilità, possano arrivare in alto. Ma serve visione, pazienza e coerenza, qualità che in quell’annata mancarono alla Sampdoria proprio nel momento più delicato.
