Lombardo: «Vi racconto che tipo di allenatore era Eriksson» - Samp News 24
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Lombardo: «Vi racconto che tipo di allenatore era Eriksson»

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Attilio Lombardo, ex giocatore della Sampdoria, ha parlato del tecnico svedese Sven-Goran Eriksson

Nella giornata odierna La Repubblica ha pubblicato l’intervista realizzata con Attilio Lombardo. L’ex giocatore della Sampdoria ha parlato del tecnico svedese Sven-Goran Eriksson, in Liguria dal 1992 al 1997. Le sue parole:

ARRIVO DI ERIKSSON – «Ero alla Sampdoria dal 1989, avevo avuto Boskov per tre anni. Sapevo sarebbe arrivato un allenatore molto preparato e con esperienze importanti con Benfica, Roma, Fiorentina, ma ebbi modo di apprezzare subito le qualità umane».

CAMBIAMENTI RISPETTO A BOSKOV – «Poco, è stato molto bravo a mantenere gli equilibri consolidati e non era scontato. Non ci fu trauma, perché riuscì a valorizzare il gruppo a disposizione, ricco di qualità importanti sotto ogni punto di vista».

TIPO DI ALLENATORE – «Sapeva gestire molto bene la preparazione della gara. Il calcio stava cominciando a cambiare dopo l’arrivo di Sacchi, ma Sven cercava di valorizzare le qualità del singolo giocatore all’interno della sua filosofia di gioco. Al centro c’era sempre il calciatore e le sue qualità».

FILOSOFIA – «Ha sempre messo il gruppo al primo posto. Era bravissimo a insegnare a giocatori, anche importanti, a mettere prima il “noi” e poi “l’io”. Non è facile, ma riusciva a conquistare tutti con i suoi modi e la sua competenza».

ULTIMO TRODEO DORIANO – «Coppa Italia 94′? È stata una delle serate più belle che abbiamo passato insieme a Genova. Avevamo perso Paolo Mantovani e il mister voleva regalare qualcosa di importante alla famiglia. Lo ricordo veramente molto felice, rideva per la contentezza ed è molto significativo, perché era sempre molto composto, ma in quel caso si lasciò andare. Fu una stagione ottima e Sven ebbe molto merito».

TANTI ALLIEVI – «Un caso? Non credo, sicuramente ha saputo dare qualcosa di importante a tutti, c’era sempre da imparare qualcosa. Era un esempio con la sua calma, il suo modo di essere, mai arrogante, sempre propenso a spendere una buona parola. Ci ha insegnato a pensare sempre in positivo dopo le sconfitte, perché c’era sempre una partita successiva in cui riscattarsi, come nella vita».

SCUDETTO 2000 CON LA LAZIO – «Sicuramente, fu un riscatto dopo la delusione dell’anno prima, con il sorpasso finale del Milan. Eravamo una squadra costruita per vincere ed Eriksson riuscì a gestire elementi con grande personalità, come Simeone, Almeyda, Couto, Nesta,
Mancini»
.

SVEN-GORAN – «Chi non l’ha conosciuto, ha, perso, prima di tutto, un uomo fantastico.
Come allenatore non dava mai niente per scontato, tutti dovevano guadagnarsi il posto. A livello personale, ricordo quando mi chiamò per tornare in Italia, ero al Crystal Palace. Fu un dispiacere lasciare l’Inghilterra, dove stavo molto bene, ma non potevo dirgli di no»
.

EPISODIO PERSONALE – «La finale di Coppa Italia, vinta, contro l’Inter, a Milano. Ero in panchina. Ero dispiaciuto e mi andai a scaldare nel secondo tempo. Dovevo entrare, ma poi Sven cambiò idea. Mi arrabbiai molto, a fine gara andai subito nello spogliatoio. Nesta mi venne, però, a prendere, Eriksson tolse la fascia di capitano a Sandro e la diede a me e alzai così la coppa».

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