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Audero si racconta: «Non sono un portiere folkloristico»

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Il nuovo portiere della Sampdoria si descrive: «Non mi piace esagerare in tutto, adesso voglio farmi trovare pronto per la Serie A»

Non è il nuovo Buffon, lui è semplice. Così Emil Audero adora autodefinirsi, mostrando sicurezza e umiltà: «Non sono un portiere folkloristico, non esagero. Penso che in questo ruolo non si inventi niente, noi portieri dobbiamo parare e mantenere un livello di rendimento costante, cosa non facile. Semplice, punto. In più sono calmo, non mi scaldo mai. Non sono uno a cui piace esagerare in tutto, nel ruolo come nella vita. Mi piace pormi obiettivi e cercare di raggiungerli. Non ho grande esperienza di Serie A e quindi ora il primo obiettivo è gestire questo salto e farmi trovare pronto. Noi portieri non ci possiamo permettere gli stessi alti e bassi di altri giocatori. O meglio, sono fisiologici gli alti e i bassi ma è più difficile farli accettare».

Da Venezia a Genova, passando rapidamente per la sua Torino. «Sono molto grato all’esperienza di Venezia che credo sia stata fondamentale per farmi essere qui oggi, a giocarmi la possibilità di crescere ancora. Inzaghi mi ha voluto e penso di essere cresciuto molto grazie a lui – continua Audero ai microfoni del Secolo XIX – è stato un grande attaccante quindi a un portiere sa suggerire cosa fare e come farlo. E soprattutto ha lavorato sulla mia determinazione, trasmettendomi quella carica che lui aveva in campo. E voglio citare anche il presidente americano Tacopina perché parlare con lui mi ha aperto la mente». Un pensiero anche all’Indonesia«Sono molto legato e ho tutti i parenti di papà, ma il passaporto è italiano e con Thohir non ho mai avuto contatti. Piuttosto ho sentito che c’è un Sampdoria Club Indonesia e prima o poi mi farebbe piacere incontrarli».


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