Cacciatore: «Il mio primo anno alla Samp fu difficile, ecco quali furono i miei errori. Su Garrone e Ferrero...» - Samp News 24
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Cacciatore: «Il mio primo anno alla Samp fu difficile, ecco quali furono i miei errori. Su Garrone e Ferrero…»

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Fabrizio Cacciatore, ex giocatore della Sampdoria, ha parlato del suo passato in blucerchiato: le dichiarazioni

Ospite a DoppioPasso Podcast Fabrizio Cacciatore, ex giocatore della Sampdoria, ha raccontato del suo passato in Primavera e in Serie A con i blucerchiati. Di seguito le sue dichiarazioni:

PENSARE DI FARCELA – «Con i miei amici guardavamo alla Serie A, alla Serie B, e io, ai tempi della Pro Vercelli, avevo iniziato a pensare che anche una carriera da professionista in C2 o in C1 non sarebbe stata male. Poi arrivi alla Primavera della Samp, e cominci a pensare che forse ce la puoi fare. Poi io dopo la Primavera sono comunque passato in C2, a Olbia, e cominci a pensare che forse la tua categoria è questa. Non immaginavo di arrivare alla Serie A o alla Serie B: pensavo di fare il professionista in Serie C. Mi sono detto: “Bene, partiamo dalla C”. Infatti ho giocato in C2 a Olbia, C2 l’anno dopo alla Reggiana, poi la C1 a Foligno…».

I PRIMI ANNI ALLA SAMP – «Io alla Samp non ho mai fatto il ritiro in prima squadra, tranne quando ci sono rimasto. La mia idea a fine stagione era: “L’anno prossimo dove vado?” Ma in fondo è da quando ho 16 anni che sono andato via di casa, quindi non era un problema, anzi. Il pensiero magari era quello di migliorare la squadra in cui andare a giocare».

UN PASSO IN AVANTI – «Dopo l’anno a Foligno mi sono detto: “Ok, forse ho qualcosa in più degli altri”. Ma non per presunzione, ma perché lo senti fisicamente, ti rendevi conto che andavi al doppio rispetto agli altri. Mi accorgevo che andavo di più, e infatti a gennaio la Triestina mi voleva in Serie B. Poi Bisoli mi convinse, perché c’era il rischio che facendo il salto avrei giocato poco. Sono rimasto e abbiamo perso in semifinale con il Cittadella».

LA PERMANENZA ALLA SAMP – «La stagione 2009/10 fu molto bella per la Samp, un po’ meno per me. Quell’anno lì parto in ritiro con la squadra, ma mai avrei pensato di rimanere là: anzi, pensavo di tornare ancora in B un anno per cercare di giocarmi qualcosa. Mi aveva cercato Bisoli al Cesena, che quell’anno fece il salto in A, ma alla fine non se ne fece nulla. In ritiro andavo fortissimo, tanto che Delneri fu stupito. Paratici e Marotta allora mi dissero: “Tu rimani”. Io provai a parlare con Paratici, ma mi convinse a rimanere».

IL RINNOVO – «Quell’anno la lista Serie A era ancora a 18, visto che avevano preso Zauri e Stankevicius era in squadra da due anni… Pensai: “Se non parto titolare, vado in tribuna”. Ai tempi portavi il difensore centrale, il terzino, due centrocampisti, due attaccanti e il portiere. Poi io ero una testa calda, e quando non giocavo impazzivo. Io volevo sempre giocare. Dopo che Delneri disse che dovevo rimanere, dissi al mio procuratore: “Rinnoviamo”. E lui mi dice: “Fammi fare a me: fai le prime 5-6 giornate da titolare e chiediamo il doppio».

LA PREASON E LA TRIBUNA – «Nella preseason le gioco tutte, parto titolare nel 6-1 in Coppa Italia. Con Poli ero uno dei giocatori usciti del settore giovanile, una sorta di beniamino… Poi le prime partite finii in tribuna. Da lì ho iniziato ad allenarmi male, a giocare male, e questi errori li paghi. Io quando ero in tribuna entravo in spogliatoio, mi facevo la doccia e tornavo a casa. Errori da ragazzino».

LE PARTITE E L’ESPULSIONE NEL DERBY – «Mi parlarono, capii i miei errori, poi quando iniziai a giocare la squadra stava calando. Io inizio a giocare, esordisco con la Juve e perdiamo 4-1. Poi vinciamo contro Chievo e Bari, e arriva il derby. Io gioco, perché per Delneri squadra che vince non si cambia. Già solo l’arrivo allo stadio era da pelle d’oca. Noi perdiamo 3-0, loro in 10, io alla fine sono stato espulso. Anche se era un intervento così, anche Palombo rimase stupito. Poi da quel calo non ho più giocato. Anche se la squadra poi si riprende e arriva al 4° posto».

LA MENTALITA’ SUI GIOVANI – «Quegli anni là il giovane doveva fare esperienza. Contavano i punti, e gli allenatori non potevano rischiare. Oggi invece vedo tanti giovani giocare di più. Ricordo un anno con Novellino in prima squadra: ultima giornata di campionato si fanno male i tre centrali, io pensavo mi avrebbe buttato dentro… e invece nemmeno convocato. Dietro, in quegli anni, era proprio tabù».

MIHAJILOVIC – «Al ritorno alla Samp trovai Mihajlovic: era forte, sempre sul pezzo. Lui era molto bravo sotto l’aspetto psicologico, è la prima cosa che spicca. Quello che mi piaceva di lui era che se gli dicevi qualcosa ti parlava chiaramente, com’è giusto che sia».

FERRERO E GARRONE – «Ferrero era un pazzo, un’altra roba rispetto a Garrone. Era divertente, mentre Garrone manteneva quella distanza, era molto “presidente”. Ferrero era più alla mano. Non era un intenditore di calcio, non interveniva, però era presente».

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