Cavagnaro: «Non temiamo la Juventus, siamo la Sampdoria. Il "Ferraris" un'emozione» - Samp News 24
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Cavagnaro: «Non temiamo la Juventus, siamo la Sampdoria. Il “Ferraris” un’emozione»

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Esclusiva SampNews24 – Pietro Cavagnaro, portiere protagonista in questo finale con la Primavera blucerchiata, si racconta: le FinalEight, la convocazione di Giampaolo, il rivedersi in Puggioni

Protagonista nelle ultime gare della Primavera, soprattutto in quella disputata al Riccardo Garrone di Bogliasco contro il Torino, dove ha parato anche un rigore, Pietro Cavagnaro si racconta ai nostri microfoni facendo un bilancio di questa stagione e dell’impegno FinalEight. Iniziamo proprio dall’essere titolare in una partita importante come quella contro il Torino: «Per me è stata una sorpresa trovarmi titolare, noi non sappiamo quasi mai chi scenderà in campo e cerco sempre di non parlarne quando mi chiedono se giocherò o meno. Questo finale di campionato per me è stato una rivincita per quello che ho passato da un anno a questa parte, sono emozioni, ricordi e sensazioni che poi ti rimangono per il resto della tua vita. Io sono Sampdoriano, sono nato a Genova e sono cresciuto in Gradinata Sud, per me arrivare ad allenarmi con quei giocatori per cui poco tempo prima facevo il tifo è una grande emozione. Essere lì con loro, vedere che ti chiedono la palla, imparare da loro. Ho avuto la possibilità di allenarmi con Puggioni e un po’ mi ci sono rivisto. Dopo le ultime partite mi sento maturo, quasi pronto per misurarmi e andare a giocare in prestito. Come detto da tifoso Sampdoriano il mio sogno è vestire la maglia blucerchiata, diventare un giorno il portiere della mia squadra, come ha fatto Puggioni. Fare la sua carriera mi piacerebbe, non importa se alla Sampdoria ci arrivi a 34 anni, basta arrivarci prima o poi».

LA JUVENTUS: SIAMO ALLA PARI, NON TEMIAMO NESSUNO – Ora si va a Sassuolo, tra le mura del Ricci si disputerà il quarto di finale contro la Juventus. Delle avversarie possibili non è sicuramente la più semplice, ma Pietro cancella qualsiasi preoccupazione: «Arrivati a questa fase della competizione non temiamo nessuno, possiamo giocarcela alla pari con tutte le squadre. Personalmente poi non temo nessuno, se ci fosse capitata la Lazio o la Fiorentina sarebbero andate altrettanto bene entrambe: dopotutto con la Lazio avevamo fatto una buona gara condizionata da quel gol annullato, con la Fiorentina avevamo giocato altrettanto bene. Non temerei nemmeno l’Inter se dovessimo arrivare a giocarci contro, come non temiamo la Juventus. Siamo forti anche noi, siamo giovani, abbiamo tanto entusiasmo, sappiamo quello che il mister vuole da noi. Io ho la fortuna di conoscere Pedone da quattro anni, da più di tutti, mi trovo bene con lui e so cosa vuole. Certo la Juventus è una squadra blasonata, anche a livello della Primavera, ma questa Sampdoria non teme nessuno. Noi non temiamo nessuno. La gara in trasferta? Sì, avrà il suo peso, dopotutto i tifosi ci sono stati vicini in queste ultime due gare, quella giocata a Marassi contro l’Empoli e quella contro il Torino al Garrone. Giocare dentro lo stadio della prima squadra è stato emozionante, con tutto il pubblico a sostenerti, ha certamente avuto il suo peso».

EMOZIONI UNICHE: LA CONVOCAZIONE DI GIAMPAOLO – Per il giovane portiere blucerchiato è arrivata poi anche la convocazione con la prima squadra, un vero e proprio fulmine a ciel sereno che ha portato una gioia indescrivibile: «La chiamata di Giampaolo in prima squadra è stata inaspettata, lo ammetto. Quando, dopo la partita con il Latina, mi hanno informato che il mister mi voleva non pensavo che poi alla fine sarei arrivato in panchina, mi sono detto che mi sarei allenato con loro ma non pensavo che sarei finito sulla lista dei convocati. Quando ho letto il mio nome, ho visto che mi avevano assegnato il numero 33, è stata un’emozione indescrivibile. Quando i miei genitori mi hanno chiesto cosa avessi provato, non ho saputo e ancora adesso non saprei descrivere quello che ho provato in tutti i singoli istanti. Scendere in campo, davanti a tutte quelle persone che senti che ti osservano durante il riscaldamento, avere il nome sulla maglia blucerchiata, essere assieme a quei giocatori per cui faccio il tifo, non esiste una maniera adeguata per descrivere quello che sento dentro»

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