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Defrel cerca vendetta: «Vi faccio vedere chi sono»

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Defrel si racconta: «L’obiettivo è tornare il Defrel di Sassuolo. Quando sono andato via da Roma ho pensato “Ora vi faccio vedere chi sono”»

È inutile sottolineare quanto Gregoire Defrel stia incidendo positivamente nell’ottimo avvio di campionato della Sampdoria. L’attaccante francese, arrivato a Genova dopo un anno infernale passato a Roma, ha messo subito le cose in chiaro con la doppietta al Napoli, cercando di scrollarsi immediatamente di dosso l’etichetta di “bidone” affibiatagli con troppa fretta lo scorso anno: «L’anno scorso, a Roma, sono andato male. Leggevo cose brutte su di me – ricorda Defrel ai taccuini de La Gazzetta dello Sport, come accade spesso nel calcio. Io di solito sono timido, calmo, ma stavolta ho pensato: vi faccio vedere chi sono. Una bella spinta in più». E d’altro canto, giocare con uno come Quagliarella vicino, rende le cose più semplici: «Spero di poter ricambiare il favore dei tanti assist che mi ha fatto. Lui è un grande attaccante, ha giocato in squadre importanti e ha sempre fatto gol. Ora mi ha dato un consiglio: quando sterzo verso sinistra, di solito, osservo se da dietro si sta inserendo un centrocampista. Lui mi ha detto di guardare avanti e di provare il suggerimento in verticale, cosa che mi renderebbe molto più pericoloso. Ci sto già lavorando».

Per arrivare al top in Serie A meritandosi prima gli onori delle cronache e poi la chiamata della Roma, Defrel ha dovuto rivoluzionare la sua vita, a partire dagli aspetti più prettamente legati alla vita spotiva: «Non aver fatto il settore giovanile mi ha tolto molto: ad esempio ho faticato a capire quanto fosse utile lo stretching. Pensavo che fosse inutile, poi, dopo i primi infortuni, ho capito che faceva la differenza. Ora faccio un’ora di esercizi in palestra prima di ogni allenamento. Per prevenzione. Ho imparato a curare il fisico solo alla seconda stagione al Sassuolo, vedendo gli altri. A curare l’alimentazione, invece, me lo hanno insegnato a Cesena, al primo anno di A. Quando arrivò Bisoli giocavo quinto a sinistra, ma lui, dopo avermi visto fare qualche dribbling e un paio di tiri, mi ha spostato in attacco. Solo le visite mediche evidenziano ancora qualche traccia di asma, ma da anni non prendo medicine».

Le possibilità di non sfondare nel mondo del calcio all’inizio, data la totale assenza di preparazione tecnica e fisica nel giovane Defrel, erano comunque piuttosto alte, come ricorda lo stesso attaccante: «Ricordo come se fosse ieri il mio provino al Parma: avevo 18 anni, giocavo con la squadra del mio quartiere e mi allenavo una volta alla settimana. Ho preso il pallone e sono partito in dribbling saltando 2 o 3 avversari. Poi ho chiesto il cambio, 5 minuti e non ce la facevo più. Sembrava impossibile per me avere un futuro nel calcio, non avrei mai immaginato di poter giocare in Serie A, di entrare a San Siro, di sfidare la Juventus. Non sono l’unico ad avercela fatta, altri cresciuti come me nella periferia francese hanno centrato l’obiettivo, mi viene in mente Menez. E’ un bel segnale, dimostriamo che si può fare. Io sono orgoglioso del quartiere dove sono nato, porto sulla maglia il numero che lo rappresenta e appena posso torno a trovare la famiglia e gli amici. Vi confesso che a volte ci scappa anche qualche partitina a calcetto stile vecchi tempi»

Adesso il francese corre e lotta con la maglia della Sampdoria addosso, una seconda opportunità – dopo il Sassuolo – per dimostrare di poter dire la propria nel calcio che conta: «La vita regala un’occasione a tutti e per sfruttarla ci vuole fortuna, ma anche tanto carattere. Sarebbe bellissimo riuscire a battere Cristiano Ronaldo e Higuain nella classifica cannonieri, ma la realtà probabilmente sarà un’altra. Quelli sono campioni che superano i 20 gol a stagione, cosa che io non sono mai riuscito a fare. Il mio obiettivo è quello di fare il mio meglio, che al momento è fissato alle 12 reti con il Sassuolo. Ho iniziato la stagione con un’idea precisa in testa: tornare al top. Lunedì sfidiamo il Sassuolo e io penso ancora agli ultimi sei mesi della seconda stagione con loro, quando ho segnato tantissimo. In quel momento mi sono sentito al massimo. Il traguardo è riuscire a essere quel Defrel per una stagione intera, cosa che non è mai accaduta». Il paragone con Duvan Zapata sembra invece non pesare più: «Ho subito sentito parlare molto di lui, tra l’altro un ottimo attaccante, così come era successo a Sassuolo con Zaza, ma io non faccio caso ai confronti: al mio arrivo pensavo soprattutto a tornare al massimo fisicamente. Stavolta, poi, avevo qualcosa in più».

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