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Ekdal orgoglioso: «Mia figlia nascerà sampdoriana». E sul ruolo…

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L’orgoglio di Ekdal: «Mia figlia nascerà sampdoriana, ora il “Ferraris” è il mio stadio». Sulla posizione: «Regista, perché no?»

Sono bastati quei venti minuti disputati a Udine domenica scorsa, per capire che Albin Ekdal è l’uomo giusto per prendere in mano le redini del centrocampo della Sampdoria. Domani sera il nazionale svedese, in occasione della gara contro il Napoli, potrebbe indossare la sua prima maglia da titolare: «Un debutto casalingo di fuoco, partita dura, contro una delle squadre più forti. Ma lo siamo anche noi e davanti al nostro pubblico dobbiamo vincere. Conoscevo già i nostri tifosi, so che sono caldissimi, e mi eccita da morire l’idea che ora Marassi sarà il mio stadio», ha dichiarato ai taccuini de La Repubblica.

La condizione fisica, ovviamente, non può essere già quella ideale: «Ho iniziato il primo agosto, non ho fatto amichevoli, non sono ancora al top, ma punto ad arrivarci in fretta. Per un giudizio chiedo dieci partite, come per capire dove può arrivare la Samp». E sulla posizione che ricoprirà in campo: «Sono arrivato per dare una mano a centrocampo, nella posizione in cui vorrà l’allenatore. Il regista l’ho fatto nella Svezia, qualche volta a Cagliari, perché no? Ci vuole tempo, per trovare le giocate, conoscere i compagni. È un ruolo chiave, molta manovra passa da lì. Bella responsabilità, che però mi stuzzica. Io sarei pronto: sceglie il mister e giudica il campo». Raccogliere l’eredità di Torreira non lo spaventa: «Lui è stato venduto all’Arsenal per 30 milioni, io ne sono costati 2. Non penso al paragone, ma a fare del mio meglio, davanti alla difesa e da mezzala. Io assicuro impegno massimo: contano i fatti, non le parole».

Ekdal ritrova a Genova Marco Giampaolo, allenatore che sembra infondergli molta fiducia: «Il mister per la squadra è un valore aggiunto. Incredibile lavoratore, maniacale nei dettagli, ci insegna molto sul piano tattico. Lo avevo avuto a Siena tre mesi: pochi, lo sto apprezzando qui. Lavoro bene con lui, grande intensità». Guardando all’altra sponda cittadina, invece, il classe ’89 riabbraccerà il proprio connazionale Oscar Hiljemark: «Se abbiamo parlato di derby? Sinora abbiamo parlato del ponte crollato, un disastro, lui ci passava tutti i giorni. Una cosa così non deve accadere mai più, spero che Genova riesca a rialzarsi subito. Quanto al derby, non vedo l’ora di giocarlo e vincerlo. Mi ha spiegato che per la città è tutto, riempie la vita calcistica con un’atmosfera eccezionale».

Passando a questioni extra-campo, il centrocampista diventerà presto papà. Camilla, la sua compagna, a fine ottobre darà alla luce una bambina: «Mia figlia nascerà sampdoriana. Sul nome siamo indecisi, ma potrebbe essere un nome italiano. Del resto mi sento mezzo italiano pure io». Tanto è vero che non ci è voluto molto per convincerlo a tornare in Italia: «Quando è capitata l’opportunità Samp, ho detto subito sì. Ho dato mandato ai procuratori, la trattativa si è chiusa in fretta. Perché l’Italia? Ho vissuto 8 anni da voi, parte della mia vita, e mi sono sempre trovato bene, in campo e fuori. Conosco la lingua, la mentalità, il modo di giocare. La mia ragazza vive bene qui, tornare era un passo da fare. Mi piace il modo di vivere del vostro paese, l’ho apprezzato anche quando stavo da solo, l’ideale come calciatore e come uomo. Voglio dare una buona esistenza alla mia famiglia, a Genova, a cominciare dal clima, ci sono tutti i presupposti. Il mare è affascinante, la Riviera incantevole».


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