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ESCLUSIVA – Pellegrini: «Samp, dosa le energie. C’è un uomo chiave»

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Esclusiva SampNews24 – L’ex calciatore della Sampdoria Pellegrini commenta l’attuale situazione della Serie A e della formazione blucerchiata

L’ex capitano della Sampdoria Luca Pellegrini è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Sampnews24.com per commentare la situazione attuale in Serie A. Le aspettative dalla ripresa del campionato e dalla lotta per non retrocedere.

Ripresa Serie A: cosa ne pensi?

«Mi sembra molto complicata. Mettiamo che scoppi un caso all’interno di un club, se non interrompi tutto, quella squadra si ritroverà a giocare con l’handicap. Cosa succederebbe? Andrebbero tutti in quarantena? Anche la squadra avversaria? Si finirebbe a schierare la Primavera? Un conto quando si parla di infortuni durante il campionato, ma qui stiamo parlando di un virus. Non è proprio la stessa cosa. Noi ci preoccupiamo delle squadre, degli staff, degli arbitri, del fatto che non sarà possibile usare il VAR. Ma pensiamo un attimo a qualche altra componente. Quelli che portano le barelle, che entrano in campo per soccorrere un giocatore. Sappiamo qualcosa di queste persone? Magari sono un asintomatici, portatori sani. Un intervento normale, come portare fuori dal campo un giocatore, si trasforma in un’occasione di contagio. Ci sono troppe componenti da tenere presente. Non voglio dire che il campionato sarà irregolare o falsato, sicuramente sarà condizionato. Chi ha la rosa più sana e integra, che non ha avuto i contagi e i giocatori sono rimasti immuni, potrebbe avere dei vantaggi. Ma bisognerà vedere i giocatori come rientreranno in condizione. Si parla di giocare le ultime tredici partite di questa stagione con tempi condensati e non tutti i giocatori sono abituati a scendere in campo domenica e mercoledì. I santoni che gestiscono il carrozzone non sono stati calciatori, queste cose non le comprendono, sanno solo dire: ripartiamo».

Passiamo alla lotta retrocessione: le squadre meno attrezzate quanto saranno danneggiate? 

«È tutto un discorso di intelligenza. Andrà messo in conto soprattutto l’aspetto metereologico. Chi ha superato i trent’anni reagirà diversamente di un ventenne anche alle condizioni climatiche. Fosse per me farei giocare tutte le partite alle 18 o alle 20.30, alternandole. Le gare di fine stagione sono già diverse normalmente, serve intelligenza, lucidità, far correre il pallone. Come diceva Liedholm: “La palla è la cosa che va veloce, non soffre il caldo, non suda. È la palla che deve correre”. Ovviamente poi ci vogliono i piedi buoni per saperla gestire. A questo punto le società non possono fare nulla: la rosa è quella, ti devi arrangiare. Allenatori, collaboratori, staff medici sono loro che devono farsi una tabella. Devi mettere in preventivo che ci sono partite dove puoi giocartela e altre dove è meglio risparmiare le energie, si chiama gestione delle risorse quando ti trovi davanti un calendario denso e compatto»

Consideriamo il campionato fino ad ora disputato dalla Sampdoria. Come pensi sarà il ritorno in campo?

«Penso che un maestro come Ranieri saprà gestire al meglio questa situazione, anche se ci troviamo davanti a eventi mai verificatisi nel mondo del calcio. Chi ha maggior saggezza ed esperienza in questo mini torneo che dovranno affrontare, si rivelerà il valore aggiunto. Dovranno far capire ai compagni di squadra dove, come e quando intervenire, quando bisogna accelerare e quando decelerare. Ranieri saprà fare la differenza diventando lui il valore aggiunto in una squadra che ha palesato limiti evidenti. C’è un lato positivo, forse riusciremo a recuperare qualche giocatore la cui stagione era finita. Penso a Ferrari, mi auguro che Ranieri ci possa puntare per quello che aveva fatto vedere prima dell’infortunio».

L’aspetto dell’età non è da sottovalutare. Quagliarella e Ramirez come li vedi?

«Penso soprattutto a Ramirez. È lui l’ago della bilancia nell’economia della squadra. Ha troppo talento, quello ti fa vincere ma spesso ti fa perdere. Poi è parecchio fumantino, succede che perda le energie e le risorse a discutere con arbitri e avversari. Non dovrà disperderle. Lo capisci dai primi colpi se è in giornata e trascinerà la squadra. Lui e Quagliarella sono nel pieno della maturità. Ci penserà Ranieri a gestirli»

Sono tante le circostanze che potrebbero essere determinanti, come il caldo che potrebbe danneggiare squadre che hanno fatto della corsa il loro marchio di fabbrica. Penso al Lecce, squadra contro cui la Sampdoria deve ancora giocare.

«Il Lecce non è solo corsa, gioca anche a calcio. Anche più della Sampdoria. Hanno un’idea di gioco diversa rispetto a quella di Ranieri, ma hanno un’identità. Tutte le squadre in lotta hanno organici non all’altezza di quelli della parte alta della classifica, dovranno essere bravi a gestire le risorse. Contro le corazzate, che hanno più frecce e più possibilità di fare turnover, non dico che dovranno scansarsi ma mettere in preventivo che si può perdere e tenere le energie per la partita successiva che magari è uno scontro diretto. Sono tante le sfumature che si presentano al vaglio di una stagione così compressa». 

Ranieri ha fatto un ottimo lavoro fino ad oggi e ha detto che resterebbe un altro anno. Pensi sia l’uomo giusto su cui la Sampdoria dovrebbe puntare data la sua politica di mercato?

«Partiamo dal presupposto che eravamo stati abituati bene da Giampaolo e più di noi si era abituata bene la proprietà. Era come il Re Mida, tutto quello che toccava si trasformava in oro. Non essere riusciti a trovare un’alternativa adeguata ha reso più difficile il lavoro di una società che vive di plusvalenze, non avendo una proprietà che ricapitalizza con fondi suoi per poter acquistare giocatori già fatti e finiti. Ranieri è uno di quegli allenatori che, malgrado cerchi di essere sempre di aiuto e di sostegno, non ha la stessa mentalità di Giampaolo o Sarri. Non ha quella metodologia di lavoro, a volte stressante e capillare, necessaria quando non hai i giocatori già formati. Ora comunque l’importante sarà salvarsi, poi sedersi e decidere la strategia per la prossima stagione. Sono convinto che se gli metteranno a disposizione certi giocatori, la differenza la potrà fare. Pensiamo a quello che ha fatto con il Leicester, ma con giocatori come Vardy e Kantè. È riuscito a dare un’impronta precisa costruendo intorno a quei giocatori una squadra che ha saputo crescere. Noi qualche giocatore di spessore lo abbiamo, Quagliarella, Ramirez, Ekdal. Ma l’anno prossimo il primo avrà un anno in più, il secondo comunque è sempre stato discontinuo. Non so se Ranieri a questo punto possa essere l’uomo giusto per la programmazione societaria, ma ora dobbiamo ancora salvarci. Pensiamo al presente che è già complicato. Dico una cosa che forse avrei dovuto dire all’inizio: la programmazione di una stagione nasce da tre componenti. La proprietà, i dirigenti e il tecnico che devono parlare la stessa lingua. Se già una di queste tre parla una lingua diversa, vedi quello che è successo quest’anno, non si va da nessuna parte. Se ci sono discrepanze a volte è meglio che ognuno vada per la sua strada».

Ultima cosa, i tifosi della Sampdoria ti giudicano ipercritico quando sei al commento tecnico durante le partite. Più critico rispetto a qualsiasi altra squadra. Cosa ne pensi?

«Non ho nessuno pregiudizio nei confronti della Sampdoria, sono più sampdoriano io di quelli che parlano a vanvera. Per me parla quello che ho fatto da calciatore e quello che ho fatto in questi anni, sono sempre stato molto apprezzato per la mia obiettività. Se un calciatore è bravo lo dico, se è scarso non posso dire che è forte. Perderei la credibilità e mi licenzierebbero i miei datori di lavoro. C’è anche da dire che in Italia sono tutti allenatori e comunque si può anche togliere il volume alla televisione. Le critiche mi scivolavano addosso a 20 anni, figurati adesso che ne ho sessanta».

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