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Ex Sampdoria, i Rosin: «Ravano grande presidente. Arrivammo quarti»

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Ugo e Marco Rosin, papà e figlio, ex portieri della Sampdoria, hanno raccontato il suo passato in blucerchiato: le parole

UGO – «Giocavo nel cortile, mi piaceva buttarmi per terra, tuffarmi. Mi prese il Cittadella. E nel 1955 la Samp. Un grande presidente , Ravano, campioni come Skoglund, Ockwirch, Brighenti, Cucchiaroni, fortissimi, solo un po’ in la con l’età. Arrivammo quarti. Ci allenavamo a Marassi allo stadio. Vivevo in corso Sardegna, ci andavo a piedi e passando di lì ogni giorno conobbi mia moglie, Mariuccia. Una vita insieme, è volata via due anni fa. Al Genoa debuttai nel derby contro la Samp: 0-0 parai tutto e fui il migliore in campo. Sono legato sia al Genoa che al Doria. Mauro come me amava tuffarsi, era talentuoso nato per parare, si distendeva bene, veloce tra i pali. Ma non gli facevo mai complimenti».

MAURO – «Per un po’ di anni vivemmo in Corso Europa ma a un piano alto e io mi volevo sempre arrampicare sui cornicioni. Così ci trasferimmo a Manin, via Montello, casa al piano terra, papà vive ancora lì. Da bimbo erò già matto come tutti i portieri. Mio papà era 1,74 con un esplosività di gambe pazzesca, più di me. Pure io non sono molto alto , 1,80. per me erano fondamentali tecnica e senso della posizione che mi ha insegnato lui. Rispetto a lui ero solo più bravo con i piedi. Se vede un portiere che non blocca la palla si infuria. E io con lui. Stankovic ci ha sorpreso, bravo, soprattutto tra i pali. Pure lui è figlio d’arte ma il ruolo diverso aiuta a viverla meglio».

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