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Ex Sampdoria, Seedorf: «Vi racconto il mio rapporto con Eriksson»

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Ex Sampdoria, le parole di Clarence Seedorf sul suo anno in blucerchiato con Sven-Goran Eriksson in panchina

L’ex centrocampista Clarence Seedorf ha concesso a La Repubblica, nella sua edizione genovese, una lunga intervista in cui ha parlato del proprio anno alla Sampdoria con Sven-Goran Eriksson in panchina. L’olandese sarà oggi presente al Ferraris per omaggiare l’ex tecnico, di cui ha ricordato le qualità umane e i consigli. Queste le sue dichiarazioni:

GRATITUDINE – «Ritengo che la gratitudine sia fondamentale, nel calcio come nella vita. Non potevo mancare a questo saluto ad Eriksson, perché i suoi insegnamenti mi hanno aiutato tanto nel calcio e nella vita.»

ADATTAMENTO – «Ho ricevuto insegnamenti importanti. Avevo appena lasciato un club dove avevo giocato dieci anni, e sempre allo stesso modo: tutti lì sapevano cosa fare. In Italia, invece, mi hanno aiutato ad adattarmi a una mentalità e una cultura diversa, staccandomi da quegli automatismi ormai consolidati.»

PASSAGGIO ALLA SAMP – «Fu un anno di formazione: per me il passaggio alla Sampdoria è stato fondamentale per la mia carriera. In quella fase della mia vita Eriksson mi ha aiutato molto, mi ha fatto giocare con grande regolarità, mi ha dato consigli sulla cultura italiana, non solo calcistica, e questi insegnamenti mi hanno accompagnato per tutta la vita.»

CONSIGLI – «Mi ha spiegato che a volte, in campo, si deve fare ciò che si aspettano da te, anche se pensi che queste non siano le scelte migliori. Mi ricordo benissimo il suo esempio: mi diceva che il mio modo di giocare era più vicino all’architetto, ma questo non doveva impedirmi di capire o fare il ruolo del muratore. La gente, chi si alza la mattina presto, suda e fatica, si identifica di più con il lavoro del muratore, fatto di pressing e corsa, rispetto al lavoro di chi disegna il progetto.»

LAVORO – «Eriksson mi chiese di fare qualche rincorsa in più. perché sapeva che sarebbe stata apprezzata non solo dai tifosi, ma anche dai compagni, anche se magari serviva a poco dal punto di vista pratico. Nel calcio, così come nella vita, conta anche la cultura di un paese, il gusto del pubblico.»

RESPONSABILITA’ – «Lui era molto bravo a responsabilizzare i tanti leader di quella squadra. Lo consideravo un uomo saggio, capace di trovare sempre la parola giusta, il giusto consiglio.»

CARATTERE – «Non era il tipo da urlare: anche quando si arrabbiava, rimaneva sempre buono. Gli bastavano la sua intelligenza e le sue qualità umane per ottenere il rispetto da parte di un gruppo responsabile, con un ottimo mix di giocatori giovani ed esperti, che erano disposti a seguirlo senza problemi.»

RICONOSCENZA – «Considero importantissimo mostrare riconoscenza verso le persone che ci hanno aiutato nella vita. Dopo l’anno alla Samp non abbiamo più avuto rapporti continuativi, ma la gratitudine non deve mai mancare. Non posso dimenticare la Sampdoria, non posso dimenticare Eriksson, mi hanno portato in Italia e aiutato la mia crescita. Abbiamo vissuto bene insieme in quella stagione.»

RICORDO IN BLUCERCHIATO – «Ho un bellissimo ricordo dell’anno in blucerchiato, è stato un passaggio fondamentale per la mia carriera, ma anche per la mia crescita umana e professionale. Seguo sempre la Sampdoria come faccio con tutte le mie ex squadre e non posso dimenticare che tutti mi hanno sempre trattato benissimo a Genova.»

ANDREA PIRLO – «Mi fa piacere trovare Andrea in panchina, ma in realtà ci vediamo abbastanza spesso. Ho qualche curiosità, gli farò qualche domanda. Di solito scherziamo tanto, e anche questa volta sarà così, ma la festa è di mister Eriksson, non dimentichiamolo.»

ERIKSSON – «Sven come persona? Era davvero molto simpatico. Ha vissuto una bella vita, riuscendo a dare il giusto peso alle cose. Incarnava lo spirito del club, era l’erede ideale di Boskov.»

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