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Fiorillo, l’etichetta pesante e un prodigio mancato

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Vincenzo Fiorillo è pronto a incrociare la Samp, la squadra di cui è tifoso, di cui è stato promesso prodigio, senza però trovare l’happy ending: la storia

20 aprile 2008, stadio “Luigi Ferraris”: a Genova si gioca Sampdoria-Udinese, valida per la 34° giornata di campionato. La squadra di Mazzarri ha fatto un girone di ritorno spaventoso: è reduce sì dalla strana sconfitta di Reggio Calabria, ma la cosa bella è che il Doria si riprende immediatamente con il 3-0 ai danni dei friulani a firma Cassano e Bellucci (doppietta). La compagine blucerchiata di quell’anno è divertente: è il primo anno di Cassano, dei gol di Maggio, del derby vinto al ritorno, dei 13 punti nelle cinque partite in cui manca il 99 per squalifica. Ma soprattutto è l’anno del Triplete della Primavera blucerchiata, che ha appena alzato la Coppa Italia – vinta a Bergamo contro l’Atalanta dopo i rigori – e può mostrarla ai tifosi nel pre-gara.

COME DONNARUMMA – Il calcio italiano e chi lo copre dal punto di vista mediatico è da sempre avvezzo ai paragoni. Senza un’etichetta sembriamo persi: non riusciamo a descrivere le capacità di un ragazzo senza doverlo paragonare a un grande del presente o del recente passato. Se questa è certamente una grossa sconfitta per la nostra professione (e di riflesso per chi segue questo sport tramite chi lo racconta), a volte può trasformarsi in un macigno per chi subisce quell’etichetta. Tra i ragazzi che festeggiano quel primo alloro – in attesa di sconfiggere l’Inter nella finale per lo scudetto e di nuovo l’Atalanta, sempre ai rigori, in Supercoppa – c’è forse uno dei più noti. Lo è perché la settimana prima ha persino esordito in A, entrando al posto di Castellazzi che si è fatto male: ha incassato gli incoraggiamenti di Cassano e ha disputato 25′ discreti. Contro l’Udinese gioca Mirante, ma Vincenzo Fiorillo all’epoca è quel che oggi trasuda Gianluigi Donnarumma. Con la differenza che le premesse sono tutte su carta, perché Fiorillo a 18 anni non ha un posto da titolare. Ma l’etichetta di “nuovo Buffon“, ahimè per noi e per lui, c’è già.

STIMMATE DEL GRANDE – Lo stesso Buffon, in fondo, non si nasconde: anzi, chiama Fiorillo al cellulare a fine aprile per congratularsi con il giovane estremo difensore. L’emozione di Fiorillo – non solo giocatore, ma tifoso blucerchiato – è palpabile: «Credo sia stata la telefonata più bella della mia vita». Il campionato scorre sereno e la Samp si qualifica alla Coppa UEFA, ma la sensazione è che prima o poi del ragazzo se ne risentirà parlare. Anche perché al Torneo di Viareggio del 2009 viene eletto miglior portiere della manifestazione e la Samp gli concede anche due gare di Serie A: con la finale di Coppa Italia persa ai rigori, non c’è motivo per non dare spazio al ragazzo. Quattro gol subiti contro Udinese e Palermo, ma soprattutto qualche incomprensione che all’epoca verrà bollata come emozione o inesperienza, ma che forse avrebbe dovuto rappresentare un segnale. Poco importa, c’è tempo.

FUTURO PERENNE – Intanto, gli serve qualche prestito e un po’ di minutaggio: in fondo, Delneri l’ha promosso in prima squadra, ma Castellazzi gioca così bene che qualcuno gli predice un posto ai Mondiali 2010. In Coppa Italia – dove gioca l’unica gara della Samp in quell’edizione – non sembra irreprensibile nella sconfitta per 2-1 con il Livorno. Anche quando il numero 1 si fa male a Napoli, Fiorillo subentra. Purtroppo in mente non rimarranno un paio di buone parate, quanto l’errore sul gol di Denis, su cui Fiorillo esce con un attimo di ritardo, facendosi uccellare per la rete che decide il match. A quel punto, la Samp punta su Marco Storari (una saggia decisione) e Fiorillo va in prestito alla Reggina, nel frattempo scesa in B. Ma anche a Reggio Calabria le cose non vanno bene: i granata non sono affatto granitici in difesa, il portiere della Samp sbaglia di nuovo le uscite (contro il Mantova) e dopo l’1-0 subito in casa del Cittadella, la società decide di schierare un portiere di proprietà – Pietro Marino, oggi al Vigor Lamezia – lasciando Fiorillo in panchina fino a fine stagione.

IN TOUR – Dopo Reggio Calabria, Fiorillo viene mandato in prestito per altre due volte. La prima è a La Spezia, non lontano da Genova; e poi fare il terzo di Curci e Da Costa non dev’essere il più onorifico dei titoli. Il giovane si smarca dall’esser parte di una delle retrocessioni più clamorose della storia, ma neanche con gli Aquilotti trova la continuità giusta. Fallita l’esperienza in Lega Pro, serve un porto sicuro per poter esplodere. Piuttosto che percorrere la strada di un altro prestito poco stabile, Fiorillo rimane per tutto il 2011-12 alla Samp, in B, a fare il terzo di Romero e Da Costa. Non gioca mai, ma vive l’esperienza della promozione da tifoso. Ci riprova a Livorno, nel 2012-13: dice di non temere la concorrenza, di potersi mettere in gioco con i labronici e riparte convinto. Il titolare è Mazzoni, ma nella gara contro lo Spezia si fa espellere e subentra Fiorillo, che prende sì cinque gol, ma si guadagna i galloni da titolare. La sorte per una volta sembra assisterlo, tanto che Nicola non lo toglie dall’undici di partenza, nonostante ci sia anche un piccolo infortuno a rallentare il tutto. Fino a Livorno-Reggina, la gara in cui Fiorillo mostra tutte le sue crepe: Nicola lo alterna con Mazzoni, finché ai play-off – nella fase cruciale della stagione – punta su quest’ultimo. Fiorillo è fuori, il Livorno va in Serie A, ma preferirà puntare sul ritorno di Bardi; intanto, Vincenzo torna a Genova.

DESTINAZIONE PURGATORIO – Tornato alla base, Delio Rossi tiene Fiorillo come back-up per Angelo Da Costa, diventato titolare dopo il passaggio di Romero al Monaco. In casa Samp c’è molto timore da parte dei tifosi, che non ritengono Da Costa un estremo difensore che possa fare il titolare in Serie A. Le ultime avventure con il Bologna hanno poi smentito quest’assioma, ma in realtà Fiorillo potrebbe sfruttare un eventuale stop di Da Costa per coronare il suo sogno. Anche perché per il portiere la finestra per esplodere è ben più ampia: a 23 anni, la chance c’è ancora. Lo dice anche lui: «Ho peccato di troppa sicurezza. Quando sei giovane, pensi che ti sia tutto dovuto: ai primi errori ho perso tranquillità. L’etichetta di nuovo Buffon? Lasciatela perdere».

In realtà, neanche il cambio tra Rossi e Mihajlovic cambierà di molto cose: Fiorillo gioca due gare in Coppa Italia e basta. Finché il serbo non decide di dargli una vera chance: con il campionato virtualmente finito (la salvezza è in cassaforte), Mihajlovic gli concede cinque gare da titolare. Non solo: a Catania, nella sua prima in A con la Samp dopo quattro anni e due mesi, il numero 90 è persino il capitano. Un Puggioni ante litteram. Purtroppo per lui, la Samp è scarica e non fa nulla per evitare di fargli incassare 13 gol in cinque gare; inoltre, Fiorillo tende a metterci sempre del suo. Ciò nonostante, la Juventus a gennaio 2014 ha acquistato metà del cartellino di Fiorillo, investendo in un potenziale crack; in cambio, la Samp riceve la metà di Stefano Beltrame, che oggi è finito al Den Bosch, lontano dal futuro blucerchiato che gli si era disegnato.

Fiorillo, intanto, tenta il quarto prestito della sua carriera: a Genova è arrivato Viviano ed è tornato Romero, per cui non c’è spazio per lui. Si va a Pescara, ma la Samp a quel punto decide di recidere un legame lungo un decennio e cede la sua metà alla Juventus. Da quel momento, Fiorillo è rimasto a Pescara: un anno in prestito, uno a titolo definitivo (gli abruzzesi hanno acquisito il suo cartellino). Ha giocato da titolare nel biennio in B sotto Massimo Oddo, ma alla prova decisiva della A (e l’ennesima della sua carriera) il tecnico del club biancoazzurro gli ha preferito l’esperienza di Albano Bizzarri. L’ex Real e Lazio non sta disputando una grande stagione, ma ha giocato tutte le gare fin qui disputate, tranne il match di Coppa Italia contro l’Atalanta. E con Zeman le cose non sembrano cambiate.

Il pensiero torna a quel pomeriggio dell’aprile 2008. Alle promesse, alle aspettative, a quella che è stata una carriera di gran lunga inferiore rispetto a quello che si pensava. Una volta si sognava che il Falco di Oregina potesse difendere la Samp e i suoi pali per anni, magari con la fascia di capitano al braccio; oggi quell’onore tocca – seppur alle spalle di Viviano – a uno che le giovanili le aveva lasciate da tempo, mentre Fiorillo ha tre promozioni dalla B sulle spalle (con Livorno, Pescara e Samp), ma solo nove presenze in A. Com’è strano il calcio.

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