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Galdi: «La Samp è stata costruita male, mancano due pedine chiave. Donati? Il suo futuro dipenderà dal match di Bari» – ESCLUSIVA

Simone Galdi, giornalista e conduttore di Telenord, ha parlato in esclusiva ai nostri microfoni del complicato momento blucerchiato, Massimo Donati e tanto altro: le sue dichiarazioni
Simone Galdi, giornalista e conduttore di Telenord, ha parlato in esclusiva con noi del complicato momento vissuto dalla Sampdoria, del tecnico Massimo Donati e tanto altro. Le sue parole:
La Sampdoria sta vivendo un momento complicato in questa stagione tribolata ed è reduce da quattro sconfitte consecutive in Serie B. Come giudichi la situazione blucerchiata?
«La squadra è stata costruita male in sede di calciomercato, mancano alcune pedine chiave, soprattutto un regista a centrocampo, nonché una vera punta centrale in quanto Massimo Coda è un grande attaccante ma ha bisogno di un’alternativa credibile. L’alternativa non è Cuni, un lottatore ma non è un bomber. Detto questo, la Samp si trova con due ruoli gravemente scoperti. Poi c’è la difesa a partire da Coucke, il quale non è assolutamente al livello della Serie B italiana e in più ci sono gravi mancanze nella retroguardia. Non è un caso, infatti, che le quattro sconfitte sono figlie di un calciomercato che ha indebolito una squadra già debole, salvatasi a stento nella passata stagione».
Questa situazione ha messo in dubbio la permanenza di Massimo Donati sulla panchina blucerchiata sebbene la società lo abbia confermato almeno per il momento. Quali sono le tue valutazioni?
«Donati ha fatto un percorso in carriera che lo ha portato a lavorare all’estero e l’occasione di lavorare in cadetteria in Italia, in una sua ex squadra come la Samp, sicuramente era ghiotta per lui. Però rappresenta una scommessa perché la società avrebbe dovuto puntare secondo me su un profilo esperto, che non è stato cercato. Hanno viranto piuttosto su un nome giovane, magari simpatico ai tifosi per vecchi rapporti avendo giocato a Genova, ma serviva ben altro dal punto di vista dell’esperienza. Diventerà magari un grandissimo tecnico e glielo auguriamo, ciononostante non era la figura su cui puntare in questo momento di debolezza sia tecnica che dal punto di vista del mercato. Sono convinto che la partita di Bari potrà decidere il suo destino in panchina».
A proposito di profili esperti e possibili successori di Donati, in questi giorni si fanno i nomi di Foti, Iachini, Dionisi, Cioffi, si parla addirittura di una pista estera. Secondo te quale sarebbe la figura giusta per rilanciare le sorti doriane?
«Io se fossi stato nei “panni” del Fredberg di turno avrei puntato forte su una garanzia per la Serie B, come ad esempio Vanoli e Pecchia. I nomi fatti di Cioffi, Iachini, Dionisi, lo stesso Foti, sono assolutamente rispettabili, ma per un altro motivo non sembrano dare garanzie: sarebbero le ennesime scommesse. Queste sono le prospettive. Iachini è certamente amato dalla piazza, ha fatto qualcosa di indimenticabile nel 2012, tuttavia da tempo è fuori da un certo giro come allenatore. Le sue esperienze non felici, ricordo anche quella di Bari; è un allenatore che mette indubbiamente davanti a tutto grinta e carattere. Però il problema della Sampdoria è una rosa poverissima di talento e senza pedine nei ruoli giusti: chiunque venga, almeno fino a gennaio, sa che si troverà con questa grave situazione di mancanza. Di conseguenza è difficile ipotizzare che un grande nome possa accettare, può accettare solo un omologo di Donati».
Per quanto riguarda il calciomercato, i veri colpi sembrano essere stati compiuti a centrocampo come dimostrano gli ingaggi di Henderson e Barak. Reputi che giocatori di questo calibro possano dare quell’apporto qualitativo che serve alla Samp per riemergere?
«Certamente. Giocatori esperti come Henderson, Barak, ma penso anche allo stesso Coda o Depaoli, cioè chi ha tante stagioni alle spalle da professionista e un curriculum rispettabile – come ce l’hanno questi giocatori – può dare una mano a Donati o al prossimo tecnico. Però io credo che l’ambiente Sampdoria in questo momento non metta nessuno nelle condizioni di rendere nella maniera giusta, poiché sappiamo che c’è una frattura netta tra la tifoseria e la società. Nonostante questo, la stessa tifoseria continua a essere presente in massa con oltre 20mila abbonamenti, con cori e canti incita la squadra dal primo all’ultimo minuto, ma poi ha il sacrosanto diritto di lamentarsi di quelle che sono state le scelte drammaticamente sbagliate, e soprattutto del fatto che errare è umano, perseverare è diabolico. Ragion per cui se si era sbagliata la scorsa stagione, quella attuale doveva essere radicalmente diversa, invece si sta scoprendo ancora una volta brutta sotto ogni punto di vista e, se possibile, peggiore».
Adesso saliamo di categoria e soffermiamoci ai piani alti della Serie A con un focus particolare sulla lotta Scudetto. Secondo te il Napoli confermerà il proprio primato? Ed eventualmente chi potrebbe essere l’anti-Napoli?
«In questa fase vedo molto bene il Napoli perché Conte è una garanzia, anche se giocare le Coppe per lui è sempre stato un handicap, e quindi forse quello è l’unico tallone d’Achille che potrebbe rivelarsi a stagione in corso. Ma la squadra azzurra è certamente forte, più forte come organico rispetto alla passata stagione e ha forse il tecnico più bravo che ci sia in Serie A. Vedo decisamente meglio la Juve, perché la vittoria sull’Inter ha sicuramente riacceso tanto entusiasmo nonostante quanto visto a Verona: secondo me Tudor ha capito come far rendere il suo gruppo al meglio. Un occhio da dare sempre a Milan e Roma che, dopo anni complicati e stagioni difficili, le vedo finalmente in risalita. Anche qui, una vittoria come quella del derby per la Roma potrebbe essere la miccia che accende l’entusiasmo e sappiamo che Gasperini, quando il clima è favorevole, è un trascinatore dei propri giocatori».
Delineata la situazione ai vertici, adesso scendiamo di qualche posizione fino ad arrivare al Cagliari di Pisacane che sta sorprendendo in queste prime partite. Un tuo parere sulla squadra rossoblù?
«Mi hanno ben impressionato soprattutto personalità e lucidità con cui la squadra rossoblù ha condotto la partita contro il Lecce. La squadra di Di Francesco era già indicata nella lotta salvezza, a maggior ragione dopo un inizio così stentato e la batosta di Bergamo, per il Cagliari andare allo stadio “Via del Mare” e fare risultato è stato qualcosa di veramente molto importante. Si vede che Pisacane ha le idee chiare, non è un caso che la società l’abbia scelto, gli abbia messo a disposizione quel mix di giocatori esperti e giovani che può esaltarsi. Il Cagliari magari non arriverà nella parte sinistra della classifica, anche se possiamo augurare ai tifosi sardi di togliersi questa soddisfazione. Certamente può condurre un campionato più tranquillo rispetto ad altre annate».
Capitolo Nazionale, l’Italia è reduce dalle vittorie contro Estonia e Israele e saranno fondamentali i prossimi impegni ai fini delle qualificazioni ai Mondiali. Ci sono può probabilità per gli azzurri di accedere al torneo iridato?
«Io escludo che l’Italia di Gattuso possa andare direttamente ai Mondiali perché la vittoria della Norvegia sulla Moldova toglie la possibilità realistica di arrivare davanti ai Norvegesi, a tal proposito servirebbe una vittoria molto larga nello scontro diretto, poi c’è la differenza reti… Insomma, è molto complicato e poi la squadra nordica dovrebbe compiere dei passi falsi; situazione non verosimile. Tuttavia resta la possibilità del secondo posto, quindi gli spareggi, ancora una volta. Gattuso secondo me porterà la sua esperienza, ha capito la situazione chiave per entrare nei cuori dei giocatori chiave della Nazionale. Tanto, anzi tantissimo, dipenderà dal campionato, perché può succedere di arrivare agli spareggi in uno stato di forma precario, o con la testa da un’altra parte. Situazione già vista, un film che conosciamo, l’Italia poi non riesce ad approdare ai Mondiali dal 2014. Non è un caso, non riguarda solo la mancanza di talento, ma dipende anche dal fatto che i migliori giocatori italiani poi sono “distratti” da quelli che sono gli impegni con i propri club, di conseguenza si arriva scarichi mentalmente ai grandi appuntamenti con la Nazionale. Il miracolo vero lo ha fatto Roberto Mancini con Gianluca Vialli nel 2021 perché era riuscito a far mettere in testa, prima ancora che sul petto, la maglia azzurra a tutti i giocatori del gruppo: ciò ha fatto la differenza».
Si ringrazia Simone Galdi per la gentilezza e disponibilità mostrate nel corso di questa intervista.
