Editoriale

Non possiamo fare altro che fidarci

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Abbiamo perso la spina dorsale, ma se è accaduto significa che un motivo ci sarà.

Ogni estate il pre-campionato della Sampdoria è caratterizzato da mugugni, lamentele e tantissimi dubbi sul futuro: sempre a causa di un processo di rivoluzione che porta la rosa a cambiare moltissimi dei suoi elementi. Quest’estate, oltre alle cessioni, sono arrivati anche gli addii di Pradé (andato all’Udinese) e di Pecini (andato all’Empoli, strappando alla Samp anche La Gumina); ma di certo ciò che ha colpito i tifosi maggiormente è lo smantellamento della spina dorsale della squadra: Viviano, Silvestre, Torreira, Zapata. Di questi quattro soltanto il difensore argentino è rimasto ancora ufficialmente alla Sampdoria, ma è stato lasciato a Genova, senza possibilità di unirsi al ritiro di Ponte di Legno. Scelte dettate da Giampaolo, che è stato chiaro: o me, o loro. E ovviamente la società ha deciso di affidarsi al suo tecnico, che avrà sicuramente avuto delle valide motivazioni, comprese e condivise, a questo punto, dalla società. Viviano è stato ceduto allo Sporting Lisbona dopo un anno nel quale si è esaltato soltanto per i tiri dal dischetto, mentre ci ha spinto più volte a domandarci il perché di alcuni gol (da quello con il Sassuolo in su); Torreira è stato ceduto all’Arsenal, per un’operazione che ha portato una plusvalenza davvero importante, in pieno stile Sampdoria, e alla quale non si poteva rinunciare. Zapata, infine, è quella mossa che più di tutte ha sollevato dubbi e quesiti, oltre a far infuriare i tifosi blucerchiati.

Ci sono alcuni elementi da considerare, però: Zapata, dopo la prima parte di stagione, è completamente sparito nelle gerarchie di Giampaolo. Ha sempre vestito i panni del subentrato, a volte risolvendo partite ostiche, come per esempio quella di Bologna o quella con l’Udinese, ma per il resto da febbraio in avanti il tecnico blucerchiato aveva davvero smesso di vederlo, come si suol dire in gergo. Acquistato per 20 milioni (3 per il prestito, 17 per il riscatto), cederlo adesso per 24 milioni (12 per il prestito biennale, 12 per il riscatto) è una buona operazione dal punto di vista economico, perché grazie all’ammortamento di un anno si produce anche una plusvalenza superiore ai 5 milioni. Dal punto di vista tecnico è tutto da vedere: per Percassi si tratta di un German Denis atipico, per noi poteva essere l’attaccante al quale affidarci per almeno altri due anni. Giampaolo, però, non l’ha vista così. Zapata verrà sostituito molto probabilmente con Defrel, attaccante di pari età e con licenza più da attaccante esterno che da centravanti. Comunque andranno le cose, però, non possiamo fare altro che affidarci a Giampaolo e alla società: è pur vero che nella seconda metà di stagione il nostro allenatore non ha saputo arginare il trascinarci verso la seconda metà di classifica, dopo un sesto posto difeso con i denti, ma a questo punto potrebbe anche tutto collegato alla necessità di cambiare una rosa che, dopo il mese di febbraio, ha smesso di stare dietro al tecnico.

Giampaolo accontentato, insomma, con una cessione illustre e tre da lui richieste (in attesa dell’addio di Silvestre). Il portiere è arrivato, i difensori anche (sostituiti entrambi in tempo zero), ora manca il regista e l’attaccante, mentre Sabatini si sta preoccupando di rimpinguare anche le fasce, per sopperire alla partenza di Strinic e a delle lacune dimostrate nel corso di questa stagione da degli interpreti non proprio da pallone d’oro. I tifosi non saranno stati accontentati, è vero, ma chiudiamo il cerchio: in questo periodo dell’anno siamo sempre qui a lamentarci e a mugugnare nei confronti di un mercato che non ci piace, non ci soddisfa, ci preoccupa. Eppure l’anno scorso, tralasciando com’è finita la stagione, abbiamo goduto di un sesto posto di grandissimo pregio per gran parte dell’anno. Non ci resta che fidarci, quindi, e sostenere i nostri colori: manca un mese alla fine del calciomercato, d’altronde.

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