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Guido Bagatta: «I miei ricordi della Samp»

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In Italia di personaggi celebri legati ai colori blucerchiati ce ne sono tanti, tra i più indubbiamente Maurzio Crozza e Fabio Fazio. Loro però sono legati dalla nascita alla Liguria, mentre un terzo non è genovese ma porta la Sampdoria nel cuore. Si tratta di Guido Bagatta, noto telecronista sportivo soprattutto di sport americani, in particolare pallacanestro e football americano.

Classe 1960, Bagatta ne ha da raccontare sul Doria del passato, vissuto proprio nel periodo in cui iniziò il suo lavoro: «Lo sport è una passione fin da piccolo, soprattutto quello praticato. Prima ho imparato a praticarlo poi a commentarlo, aiuta a capire quello che succede in campo sia coi giocatori sia con gli arbitri. Da lì in poi la passione è sfociata anche nella Samp anni ’70, per me i primordi della Sampdoria che partono da Battara: il suo gruppo mi ha portato per mano alla gloriosa Samp di fine anni ’80. Sono un ligure adottivo – racconta Bagatta a SampTV – sono cresciuto d’estate a Santa Margherita dai miei nonni, poi ho avuto due fortune che mi hanno portato a tifare Samp. La prima un bar sotto casa con un club genoano che teneva la musica alta e non mi faceva dormire, la seconda l’armore per la maglia, indubbiamente al di là di tutto la più bella non solo d’Italia ma del Mondo. Poi anche una fidanzata di famiglia sampdoriana, sfegatati: l’amore per lei è rimasto, poi è diventato passione ed è stato tutto più facile».

«Frequentavo i giocatori della Samp di fine anni ’80, ci incontravamo d’estate: anche essendo giornalista, ma non occupandomi di calcio, ero accettato dai giocatori in maniera diversa: non avevano paura di raccontarmi qualcosa o di farsi vedere con ragazze, ero un conoscente se non un amico più fidato su argomenti di qualsiasi tipo. I miei ricordi della Samp? Quelli degli anni ’70 sono ricordi un po’ arruginiti, gli idoli sono quelli dell Samp che ha vinto, ma il mio è uno fuori dal coro: Alessandro Renica. In difesa c’era Vierchowod e tutti parlavano di lui, ma aveva il suo perché, anche se poi non ha avuto una carriera da superstar faceva la differenza. La prima partita vista della Samp? A San Siro, un 1-1 con l’Inter in una versione non brillantissima, mentre a Marassi un 2-0 all’Hellas Verona».

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