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I cinque giocatori più grandi della storia della Sampdoria

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Quando si pensa alla Sampdoria, specialmente per chi ha qualche capello bianco in più, la memoria corre veloce a una maglia blucerchiata che ha fatto epoca. Non parliamo solo di trofei, anche se anche quelli contano, certo, ma di simboli. Volti e gesti che hanno cucito un’epoca unica e irripetibile nella storia del club genovese.

Raccontare i cinque più grandi giocatori della Samp non significa soltanto elencare numeri e statistiche: è ripercorrere frammenti di un’epopea che ha intrecciato carriere e sogni. In questo viaggio, la dimensione quantitativa, gol, presenze, trofei, si mescola a quella qualitativa: la leadership, la magia improvvisa, la fedeltà. E un pizzico di follia, che non guasta mai.

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Roberto Mancini – Il Capitano e il Recordman

Chi conosce il calcio italiano lo sa bene: Roberto Mancini è la Sampdoria. Non è un modo di dire, è un dato di fatto. Perché con 566 presenze e 171 gol in tutte le competizioni, nessuno ha mai inciso tanto sulla storia blucerchiata.

Arrivò giovanissimo e restò a Genova per 15 anni, guidando la squadra a vittorie che un tempo parevano roba da altre piazze: quattro Coppe Italia, una Supercoppa, una Coppa delle Coppe e lo scudetto. Quell’unico, leggendario scudetto del 1990-91, che Mancini ha più volte definito “un giorno indelebile nella mia mente”.

La sua classe si vedeva in ogni tocco: stop di suola, pallonetti sfrontati, passaggi di prima a memoria. Ma c’era anche una componente di rigore, di continuità: raramente saltava un incontro e spesso, anche nei momenti difficili, si faceva carico della squadra.

C’è un aneddoto curioso che i tifosi più nostalgici ancora ricordano: il giorno della finale di Supercoppa Italiana contro la Roma, Mancini decise con un gol pesante, suggellando quel periodo magico con la sua firma. Non era solo un giocatore, era un simbolo.

Oggi se ne parla come di un maestro anche fuori dal campo, ma in quegli anni era il ragazzo che dal nulla aveva cucito una storia d’oro con la maglia più romantica d’Italia. Un numero 10 che riportava il calcio al divertimento, in modo simile ai tanti che oggi cercano forme di intrattenimento diverse dal classico tifo: un fenomeno in crescita è il crypto betting, ovvero le scommesse effettuate usando criptovalute. Una modalità che unisce innovazione e passione sportiva, pur richiedendo attenzione per i rischi e la volatilità.

Gianluca Vialli – Il Leone Gentile

E come si fa a pensare alla Samp senza Gianluca Vialli? Arrivato dal Cremonese nel 1984, portò immediatamente una fame di gol che contagiò tutti. Non era solo un bomber: era un capitano carismatico, capace di guidare i compagni con il sorriso e con la cattiveria agonistica.

Vialli segnò 140 gol in 328 presenze, diventando il secondo marcatore di sempre dietro Mancini. Nello scudetto 1990-91 fu semplicemente devastante: 19 gol in 26 partite, una media spaventosa che trascinò la Samp a un trionfo storico.

Un episodio rimasto negli archivi riguarda proprio quell’annata: la coppia “gemelli del gol” con Mancini, capace di segnare in qualunque modo. Di testa, di rapina, di classe pura.

Vialli non era solo un goleador: era anche un uomo di spogliatoio. Le testimonianze di chi ha giocato con lui raccontano di un compagno sempre pronto a una battuta, a stemperare le tensioni, a prendersi responsabilità nei momenti più pesanti.

Quando se ne è andato, il mondo del calcio italiano si è fermato per ricordarlo. Arrigo Sacchi disse di lui: “Una grande persona e un grande giocatore, simpatico, intelligente. Ha lottato fino alla fine.” Un ricordo che fa capire quanto fosse amato, ben oltre le linee del campo. Un esempio di correttezza, passione e Fair Play.

Pietro Vierchowod – Lo Zar della Difesa

Tra gli uomini che hanno reso grande la Sampdoria non può mancare Pietro Vierchowod, conosciuto come “Lo Zar”. Difensore centrale d’altri tempi, potente, veloce, praticamente insuperabile.

Con 493 presenze e 39 gol – un bottino incredibile per un difensore – Vierchowod fu il pilastro della retroguardia blucerchiata per oltre un decennio. Non saltava una partita, sembrava immune alla fatica e agli acciacchi.

Quando la Samp vinse lo scudetto, lui era il baluardo che chiudeva ogni varco. Vialli stesso ricordava: “Con Vierchowod dietro, potevamo permetterci di attaccare con più leggerezza.”

Non era un personaggio da copertina, ma un difensore rispettato e temuto da tutti. Una volta, un cronista scrisse che affrontarlo era come “correre a sbattere contro un muro che però si muove alla tua stessa velocità”.

Vierchowod incarnava l’idea di una Samp d’acciaio: umile, granitica, mai doma. Il suo carisma silenzioso resta nella memoria di chi l’ha visto giocare.

Attilio Lombardo – L’Uomo delle Ali

Chiunque abbia visto correre Attilio Lombardo con quella sua falcata da centometrista ricorderà la sensazione di veder passare un treno sulla fascia. Soprannominato “Saetta”, Lombardo fu uno degli esterni più determinanti della sua epoca.

Arrivato alla Samp alla fine degli anni Ottanta, divenne subito un elemento chiave grazie ai suoi 308 incontri e 52 gol. Numeri che testimoniano la sua costanza e la capacità di incidere anche sotto porta.

C’è una partita rimasta scolpita: una tripletta contro il Parma nel 1992, con l’esultanza saltellante che fece sorridere anche i tifosi avversari. Era un giocatore che univa sacrificio e genialità.

Quando la Samp scese in B, Lombardo tornò persino come allenatore-giocatore, un gesto di amore raro nel calcio moderno. Un uomo che non si è mai risparmiato.

Lui stesso amava ricordare quanto fosse importante l’allenatore Boskov, definendolo “un padre che mi ha insegnato tutto”. I suoi insegnamenti continuano a vivere ancora oggi, sulla panchina di una Samp mai doma.

Antonio Cassano – Il Genio e il Ribelle

Se c’è un giocatore capace di dividere le opinioni e accendere i cuori, è Antonio Cassano. Arrivato in blucerchiato nel 2007, dopo anni di alti e bassi, trovò a Genova una seconda casa.

Con 140 presenze e 43 gol, Cassano non ha vinto trofei con la Samp, ma ha regalato alcune delle partite più spettacolari mai viste a Marassi. Dribbling, assist, gol da fermo, cucchiai irriverenti.

Lui stesso lo ha sempre detto: “La Sampdoria è casa mia.” E i tifosi, nonostante i suoi celebri strappi (anche con i dirigenti), lo hanno sempre accolto come un figliol prodigo.

Tra i momenti più memorabili, la qualificazione in Champions League nel 2010: Cassano fu il regista offensivo e l’uomo in più. E poi i siparietti da romanzo: la Nutella, gli schiaffi, i sorrisi. Amato e odiato, ma mai ignorato.

Un articolo di Panorama lo ha inserito tra i cinque più forti di sempre in maglia blucerchiata, definendolo “magico e imprevedibile”. Ed è probabilmente l’etichetta più onesta che si possa attaccare a questo talento enorme e controverso.

L’eredità dei cinque grandi

Se dovessimo riassumere cosa hanno rappresentato questi cinque campioni, sarebbe facile dire: l’anima della Sampdoria. In modi diversi, tutti hanno incarnato una fetta di quella storia irripetibile:

  • Mancini, il capitano con i record e il cuore blucerchiato.
  • Vialli, l’icona sorridente che ha fatto piangere di gioia Marassi.
  • Vierchowod, la sicurezza di un muro umano.
  • Lombardo, la corsa instancabile e la dedizione assoluta.
  • Cassano, la scintilla di follia che trasformava ogni partita in uno show.

Oggi la Samp vive stagioni più complicate, ma il ricordo di quei giorni continua a fare da bussola ai tifosi. Un’epoca in cui il club genovese riuscì a sfidare chiunque in Italia e in Europa, con uomini che più che calciatori sembravano personaggi da romanzo.

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