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I ricordi di Eriksson: «Samp qualcosa di speciale. Spero vada in Europa»

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Eriksson ricorda con affetto gli anni alla Samp: «Periodo meraviglioso, ruotava tutto intorno a Mantovani e Mancini, eravamo una famiglia»

Uno dei pochi tecnici che a Genova, sponda blucerchiata, non sarà mai dimenticato è senza dubbio Sven-Goran Eriksson, allenatore della Sampdoria fra il 1992 e il 1997. Fu proprio il tecnico svedese a guidare la transizione post Scudetto e a raccogliere l’eredità di Vujadin Boskov, vincendo anche una Coppa Italia nel 1994. Anche se sono passati molti anni, Eriksson ricorda sempre con grandissimo affetto la Samp: «Genova e la Sampdoria hanno rappresentato una parte importante della mia vita, professionale e umana. Mai, in carriera, sono stato cinque anni di fila alla guida dello stesso club. La Samp è stata qualcosa di veramente specialele parole rilasciate a La Gazzetta dello Sport – e non ho mai smesso di seguirla, almeno a livello di risultati, anche quando ero molto lontano dall’Italia. Ricordo due figure fondamentali in quella Sampdoria, che tenevano in un certo senso in piedi tutto. La prima, su tutte, era quella del presidente Paolo Mantovani. Con lui, e grazie a lui, insieme alla sua famiglia e poi pure sotto la presidenza del figlio Enrico, ho vissuto cinque anni straordinari. Una società che era una famiglia, fu un periodo trascorso davvero… alla grande. Mi sono trovato benissimo con loro. Volevano bene alla Sampdoria».

L’altra grande figura di quella Sampdoria, naturalmente, non poteva che essere Roberto Mancini: «Grande personalità, intorno a lui ruotava tutta la squadra. Avevamo uno spirito di gruppo eccezionale, che nella mia seconda stagione, era il ‘93-’94, ci permise addirittura di arrivare a un passo dal secondo scudetto della storia sampdoriana. Invece arrivammo terzi. Anni bellissimi. Roberto era il simbolo di un gruppo che poteva contare però su altri giocatori fondamentali rimasti alla Samp dopo lo scudetto. Penso a Vierchowod, Lombardo, Pagliuca, Mannini, Invernizzi, Lanna. E, intorno a loro, innesti importanti diventati i campioni del domani, come Clarence Seedorf. Arrivò a Genova appena diciannovenne. Ma fu tutto il clima nel club capace di rendere quell’esperienza eccezionale e bellissima. Non potrò mai dimenticare quegli anni. La famiglia Mantovani era stata grandiosa. Lavoravamo tutti per costruire qualcosa di importante, ma senza fatica, né eccessive tensioni. Spero che quest’anno – la sua conclusione – la Samp possa tornare in Europa».

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