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Icardi, parla lo scopritore: «Addio alla Samp? Non date la colpa a Mauro»

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Parla Marchione, scopritore di Icardi: «Fu Sensibile a volerlo in ritiro. Mauro non voleva che il rapporto con la Samp terminasse così male»

Quella di Mauro Icardi con la Sampdoria avrebbe potuto essere una storia senz’altro più felice di quanto non sia stata. Il giovanissimo attaccante che sboccia in Serie B, che toglie le castagne dal fuoco a Iachini in quel di Castellammare di Stabia, che segna 10 reti alla prima stagione in Serie A – decidendo peraltro il confronto allo Juventus Stadium con una doppietta e con i suoi in 10 – sembravano eventi che potessero suonare come l’antifona di un bel legame fra i colori blucerchiati e l’attaccante argentino, senza dubbio uno destinato a fare grandi cose in Serie A. E invece, forse anche per colpa delle pulci messe nell’orecchio al giocatore da parte dell’agente, Icardi, decidendo di non rinnovare il proprio contratto con la società di Corte Lambruschini, fu venduto per 13 milioni all’Inter, cifra che, se considerata ora, non può che apparire ridicola.

Avrebbe potuto dare di più, il classe ’93, alla causa blucerchiata. Ne è convinto anche lo scopritore del talento argentino, Nunzio Marchione, che sapeva quanto l’ambiente della Masia di Barcellona avrebbe potuto limitare le potenzialità del centravanti: «E così venne in Italia alla Samp. Anzi, così è nata l’opportunità che Pecini è stato abilissimo a cogliere dopo che Juve e Napoli, club arrivati prima, lo avevano bocciato. Di Icardi – prosegue Marchione ai taccuini del Secolo XIX – mi colpì subito il fatto che a 15 anni era già maturo e pronto a vivere fuori di casa. E naturalmente la capacità innata di partire mezzo secondo prima del difensore mettendosi dove serviva. Un fenomeno, si vedeva. Così, visto che il Barcellona continuava ad ignorarlo, io che ero diventato il suo agente, insieme all’agente Ulisse Savini, gli promisi di trovargli un club in Italia. Lui sognava l’Inter perché era cresciuto con il poster di Zanetti».

Fu rapida la Samp, grazie all’intuizione di Pecini, a mettere sotto contratto il centravanti, che in Primavera fece subito vedere ciò di cui era capace, arrivando alle soglie della prima squadra in breve tempo: «Nel maggio 2012 la sua rete alla Juve Stabia garantì i playoff di B. Pochi mesi dopo segnò pure in A nel primo derby. Fu l’inizio di una cavalcata pazzesca con i 3 gol alla Juve. E dobbiamo dire grazie all’allora ds Sensibile se andò così. Infatti fu lui il primo a impuntarsi perchè Atzori lo portasse in ritiro con i grandi sebbene ci fossero tanti attaccanti a chiuderlo. Ricordo anche che mesi dopo Pellè gli fece lo sgarbo di togliere il numero 99 volendolo per sé, con Mauro che ripiegò sul 98. Tutte cose che, unite ai pochi minuti in campo, penalizzarono il feeling tra Maurito e la Samp. Se poi finì all’Inter, però, è perché il club voleva incassare i 13 milioni, questo penso sia stato chiaro a tutti. Certo, l’Inter era il suo sogno ma Mauro non è certo così che avrebbe voluto finisse con la Samp che aveva creduto in lui per prima».

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