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Il Coronavirus non ferma il Ravano: come cambia il torneo

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Il Coronavirus non ferma il Torneo Ravano. L’idea di Ludovica Mantovani: «Lasceremo un ricordo indelebile»

L’emergenza Coronavirus ha fermato tutto il mondo dello Sport, ma non fermerà il Torneo Ravano. L’idea è venuta a Ludovica Mantovani: «Ci hanno tolto tutto, ma non la banda larga. Va convogliata sui bambini, facendoli essere attivi e poi virtuali. E lasciandoli un ricordo indelebile», ha precisato a Repubblica. Il torneo si svolgerà in una palestra virtuale, attiva dal 10 aprile fino a fine giugno, alla quale potranno iscriversi i bambini attraverso i genitori. Ci saranno anche osservatori e giudici di primo livello: «La platea di atleti che interagirà sarà eccezionale. Nel calcio maschile, solito traino, mi sono affidata a Tommasi, vediamo chi l’Associazione calciatori riuscirà a coinvolgere. Mancini e Vialli? Perché no? Io posso parlare del calcio femminile, di cui sono responsabile. Grazie a Katia Serra, il mio braccio destro, abbiamo già l’ok di Linari, Salvai e Guagni, la difesa azzurra titolare. Retroguardia? Sembra fatto apposta. Mi piace. Con il Coronavirus bisogna stare in difesa», continua la Mantovani. 

«Vogliamo premiare creatività, costanza, talento. Il primo step è la realizzazione della t-shirt d’allenamento. Un solo obbligo: la scritta Respect, donata dall’Uefa. Poi via libera alla fantasia. Vinceranno le più originali. Secondo step: 36 esercizi, come le edizioni del Ravano, suggeriti da preparatori specializzati e capaci di coinvolgere tutte le discipline presenti, tanto è vero che l’atto dell’iscrizione andrà indicato lo sport preferito. I bambini si filmano in azione, per poi montare il loro mini video della durata di un minuto per ogni sessione di allenamento. Capacità, ma costanza. Fare tutti gli esercizi aiuta nella classifica. Terzo step: stupiteci. Allenamento libero, personalizzato, in casa o in cortile. Qui entrano in gioco i campioni, che interagiscono. Si può essere eccellenti anche in piccoli spazi, a fare la differenza è il talento. E l’idea che chi ti guarda è un idolo, pensiamo sia un incentivo enorme».

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