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La lettera di Ranieri: «La sconfitta non ha futuro. Vi aspetto dove sapete»

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Coronavirus, Ranieri lancia un messaggio di speranza: «Siamo lontani ma più vicini che mai, la sconfitta non ha futuro»

Claudio Ranieri dice la sua sull’emergenza Coronavirus. Anche il tecnico della Sampdoria sta ovviamente vivendo in prima persona i disagi che la malattia sta portando all’Italia e non solo e ha voluto scrivere una lunga lettera pubblicata da Il Secolo XIX.

«Mai, come in questi giorni, siamo lontani fisicamente tra di noi, ma per certi versi siamo molto più vicini di sempre, perché siamo tutti nella medesima condizione. Abbiamo dovuto alzare barriere di protezione, per il bene nostro e degli altri, dobbiamo stare almeno a un metro di distanza, indossare mascherine, uscire di casa solo se davvero ne abbiamo bisogno o non uscire proprio, che è anche meglio. E siamo tutti umanamente più uguali. Abbiamo le stesse preoccupazioni, le stesse paure, la stessa voglia di ricominciare il prima possibile, la stessa urgenza di ringraziare i medici, gli infermieri, i volontari, insomma tutte quelle persone che sono in prima linea, che aiutano gli altri con professionalità, ma soprattutto con amore. Sono convinto che ce la faremo tutti e quando ripartiremo, quando avremo vinto questa battaglia collettiva, da squadra e non da singoli individui, ci guarderemo con occhi diversi, scopriremo altre sfumature che prima sembravano banali, superflue».

Pensate a quante volte abbiamo usato nella nostra vita il “tutto bene?”come un normale intercalare: per iniziare un dialogo, una telefonata, un messaggio. Quasi un modo di dire, buttato lì fra tanti altri nel linguaggio quotidiano. Oggi, invece, è la domanda più importante e non si può più fare a meno di ascoltare, con attenzione, spesso con trepidazione, la risposta. Noi della Sampdoria, come voi, siamo in casa, condividiamo con i nostri cari questo periodo, facciamo passare il tempo fra libri, televisione e computer, ci sentiamo, c’informiamo, fra le mura domestiche teniamo in allenamento la mente (e i calciatori per quello che possono anche il fisico). A volte apprezzando piccoli gesti sui quali prima non ci soffermavamo».

«A volte – perché negarlo? – ci annoiamo. Anche in questo siamo davvero tutti uguali. Chi vive di sport, chi lo pratica da professionista o da dilettante, ma anche chi lo guarda, in uno stadio o davanti alla tv o magari ascoltando la cara vecchia radio, vive di emozioni, di adrenalina, di sussulti, anche di riti quotidiani che si ripetono da anni. È quella la nostra zona di comfort, come la domenica della partita e, pur sapendo che c’è sempre il rischio della sconfitta, ci piace così. Dei brividi sulla pelle abbiamo bisogno sempre e comunque. Non la prendiamo neppure in considerazione, la sconfitta. La sfidiamo, quella signora nera e invisibile che fa parte del gioco, della vita. Facciamolo anche oggi, guardiamola dritta negli occhi dal nostro divano, diciamole che siamo troppo belli e troppo bravi e troppo uniti fra di noi mentalmente per farci condizionare da lei, che è sola, abbandonata da tutti, disperata ed eternamente infelice. La sconfitta non ha futuro perché non potrà mai vincere. Noi possiamo sempre vincere e sorridere. Vi aspetto presto dove sapete, abbiate cura di voi, dei vostri cari, della passione e dei colori blucerchiati: un grande abbraccio».

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