Editoriale

La rabbia di Sinisa, la sfortuna della Sampdoria

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Il pareggio di Torino fa innervosire Mihajlovic, che però ha ben poco da recriminare. Il gol dei granata è infatti causato da un errore di Regini e nulla più.

Lo spettacolo peggiore della serata di ieri lo ha sicuramente regalato Sinisa Mihajlovic, a mio parere, nel suo alterco verbale con Massimo Ambrosini al termine della partita. La scena è andata in onda su Sky e si è risolta in un fumoso dibattito scemato esclusivamente per la mediazione di Marco Cattaneo e la non dichiarata mancanza di voglia di Ambrosini di discutere ulteriormente una sua opinione: pomo della discordia era la prestazione della Sampdoria, che, a detta dell’ex centrocampista di Fiorentina e Milan, avrebbe meritato la vittoria tanto quanto il Torino. Per Mihajlovic, invece, non era così, perché la Sampdoria ha tirato appena due volte in porta, mentre i granata venticinque, quindi, pallottoliere alla mano, erano i padroni di casa a meritare. Eppure a me hanno sempre insegnato che non vince chi tira di più, ma chi segna di più. Capisco benissimo il furore agonistico che sentiva il tecnico serbo, pronto a rispedire a casa il Doria, la squadra che ha allenato per due anni, con un nulla di fatto, invece ha dovuto rincorrere la squadra di Giampaolo dinanzi ai suoi tifosi, dinanzi al suo pubblico: ha dovuto chinarsi a una squadra costruita con molti meno campioni – sulla carta – dei suoi, che non ha raccolto le ruote di scorta del reparto offensivo della Roma e che ha reso nettamente meno delle aspettative di inizio stagione. Se il Torino ha pareggiato, inoltre, è per un infortunio tecnico, come lo ha identificato anche Giampaolo, causato da un maldestrissimo liscio di Regini: il Doria, invece, ha tenuto il vantaggio nonostante tutti gli acciacchi, nonostante l’aver dovuto rinunciare a Schick praticamente dopo un tempo di gioco e ha dovuto fare i conti con un ginocchio dolorante di Beresynszki.

La sintesi della partita, quindi, io la vedrei come un Torino che non è riuscito ad avere la meglio su una Sampdoria acciaccata, con altri infortunati lasciati a casa (Barreto e Viviano), che è andata in vantaggio con la solita prodezza del suo talento più nitido e che ha retto il colpo fino alla fine, arginando anche il temuto capocannoniere del campionato. Insomma, Mihajlovic può tornare a casa col rammarico e con tante domande, alle quali diamo una sola risposta: la Sampdoria è stata superiore al Torino. Non importa se ha tirato solo due volte contro le venticinque dell’avversario, perché le partite si vincono segnando, ribadisco, e se Bruno Fernandes non avesse fatto come me quando gioco a Fifa, ossia mirare al portiere piuttosto che allo specchio della porta, staremmo parlando sicuramente di un’altra partita. Il che è un peccato, perché nello scontro diretto potevamo toglierci due soddisfazioni: battere Mihajlovic e riprenderci anche il nono posto che ci ha sottratto nelle ultime settimane, a causa di prestazioni non proprio eccellenti. Stavolta, però, c’è poco da dire perché la prestazione l’abbiamo vista tutti, anche in difesa, dove Silvestre e Skriniar meriterebbero un encomio vitalizio, e a mancarci è stata, purtroppo, la fortuna. E il rinvio corretto di Regini, certo. Ma non voglio sparare sul colpevole, perché questa per il nostro capitano è stata un’annata particolare: era partito più che bene, dimostrandoci che i sei mesi alla corte di Sarri gli erano serviti, com’era logico aspettarsi, poi ha avuto una flessione che lo ha portato a non essere più il titolare della fascia sinistra, come se avesse finito la benzina. Plausibile. Poi in aggiunta c’è da dire che Regini ha sempre avuto la sfortuna di farsi assistere da procuratori che hanno fatto sì il suo bene a livello economico, ma mai dal punto di vista della comunicazione: le due cose non sempre coincidono, purtroppo. Concedere al Torino il gol del pareggio a poche ore da una dichiarazione forte del suo agente che minaccia l’andar via dal Doria non è una mossa indovinata. Ma forse dettata da un volere superiore.

Veniamo ad altri aspetti. L’ultima vittoria risale al 3 di aprile, quando dopo l’Inter mi ero esaltato per la possibilità di andare a recuperare l’ottavo posto: ora, purtroppo, in caso di vittoria dell’Udinese ci ritroveremo al decimo gradino della classifica, una posizione non del tutto felice. Fatto sta che nono o decimo, alla fine della stagione, cambierà poco: il nostro obiettivo doveva essere l’ottavo e non esserci riusciti dovrà necessariamente farci pensare per il prossimo anno. La summa di queste considerazioni è che la Sampdoria ha finito la benzina dopo lo sprint della parte centrale della stagione e per il prossimo anno bisognerà attrezzarsi per una rosa più lunga e per qualche cambio in più da parte di Giampaolo, che pur avendo diversi interpreti è fossilizzato sugli stessi. È stato, in ogni caso, un buon anno zero per tutti: per la società, che ha trovato un Ferrero più maturo, per la squadra, che ha rimesso a posto alcuni tasselli, e per Giampaolo, che ha finalmente trovato la sua dimensione e fatto vedere a tutti che di calcio ne sa e ne può insegnare. Ci divertiamo l’anno prossimo.

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