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L’agente di Andersen a sorpresa: «Vuole restare alla Samp»

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Il padre-agente di Andersen fa il punto sul difensore: «Mi ha detto che vorrebbe restare un’altra stagione, non abbiamo fretta di andarcene»

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Uno dei pezzi più pregiati del prossimo mercato estivo sarà senza dubbio Joachim Andersen. Il centrale della Sampdoria, che ha da poco rinnovato il contratto con la società blucerchiata, sarà al centro di un’asta che coinvolgerà club italiani – l’Inter sembrerebbe la società più interessata – e stranieri – Tottenham e Manchester United ne osservano da vicino i progressi. A fare il punto sulla situazione del numero 3 doriano alla Sampdoria è stato il padre-agente del giocatore, Jacob Andersen: «È consapevole di giocare ogni weekend, e questo è molto importante – ha rivelato l’agente a b.t.dk. Lui mi ha detto “Quest’estate devo essere qui”, gli piacerebbe fare ancora una stagione. La Samp è una buona squadra, lui ama la città. Non ha fretta, crede fortemente di poter avere la carriera che si è immaginato. per continuare a crescere deve giocare. In questo momento si trova già ad un alto livello e incontra attaccanti importanti ogni week-end. Grandi club ce ne sono già adesso, non vedo perché non dovrebbe riuscire a gestire un eventuale cambiamento».

L’agente del difensore blucerchiato rivela anche i dettagli del passaggio alla Sampdoria: «Era importante che continuasse a crescere dal punto di vista difensivo. Abbiamo considerato diverse cose, alla fine l’Italia era la soluzione migliore e così accettammo l’offerta della Samp. Se puoi fare il difensore in Serie A, lo puoi fare ovunque. Alla fine, comunque, è stato Joachim a prendere la decisione finale, mi ha detto “Posso farcela, giocherò!”». Nonostante le panchine dei primi mesi, Andersen ha però iniziato a calarsi subito nella realtà blucerchiata: «Si è sentito parte della squadra fin dal primo giorno, è entrato in punta di piedi. Ricordo un episodio: mi chiamò dopo quattro mesi che si allenava e mi disse “Papà, l’allenatore mi ha parlato!”. Era la prima volta che l’allenatore gli parlava. Gli aveva dato una pacca sulla spalla – conclude il padre con il sorriso – dicendogli “Bravo!”».


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