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Ex allenatore Leoni: «Vi spiego che tipo di giocatore è»

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Luca Rossettini, ex allenatore del difensore della Sampdoria Giovanni Leoni, ha parlato del classe 2006 ex Padova

Nella giornata odierna il portale PianetaSerieB ha intervistato Luca Rossettini, allenatore della formazione Primavera del Padova. Qui ha allenato l’attuale difensore classe 2006 della Sampdoria Giovanni Leoni, del quale ha parlato a lungo. Le sue parole:

CARATTERISTICHE – «È un difensore che ha una fisicità importante, sulla quale ha ancora grandi margini di sviluppo. È uno molto tecnico, ha infatti grandi capacità di impostazione, e questa è la sua caratteristica migliore. Ha molta personalità e anche con noi guidava la squadra e pretendeva molto sia dai compagni e da sé stesso. È stata una grande perdita, ma desiderata, perché questo è un passaggio che gli permette di saltare diverse tappe e crescere in fretta».

COSE DA MIGLIORARE – «Deve migliorare in marcatura, che era un aspetto su cui lavoravamo spesso noi con lo staff durante gli allenamenti. Lo abbiamo ripreso diverse volte per qualche errore fatto anche in partita e lui si è sempre dimostrato molto intelligente perché ha sempre accettato la critica e si è messo a lavorare per migliorarsi».

SIMILITUDINI CON LEONI – «Mi son sempre reputato un difensore che compensava le sue carenze fisiche, non ero uno molto veloce, lavorando sull’anticipo e sulla lettura delle situazioni. Leoni non è velocissimo sul breve, ma è molto intelligente e questo gli dà la possibilità di guadagnare del tempo nelle letture. Mi piaceva entrare in questi aspetti con lui, perché sono cose a cui tengo molto. Sia perché da giocatore erano la mia forza sia perché credo che siano dettagli che devono interessare tutti i difensori. Io mi sono sempre trovato ad impostare e a giocare dal basso, un po’ perché erano le mie caratteristiche, ma anche perché ho fatto il settore giovanile da centrocampista. Quella del partecipare attivamente alla costruzione del gioco è un’altra caratteristica di Giovanni Leoni, che gli permette di essere un difensore moderno».

AL PADOVA – «Al Padova faceva entrambi i ruoli, per cambiare le sue condizioni e per testare le sue capacità e le scelte in situazioni diverse. Aveva la tendenza ad andare molto in avanti e soffriva un po’ la profondità. Il fatto di alternarlo da braccetto, in cui ha meno compiti di copertura, a centrale, dandogli un po’ più di responsabilità, è stata una delle strade che abbiamo usato per farlo maturare in fretta. Ha giocato anche a 4, facendo bene. Abbiamo cercato di affrontare tutti gli aspetti e di ampliare il suo bagaglio tattico e tecnico su tutti gli aspetti difensivi e le possibili situazioni che possono capitare ad un difensore”».

ANEDDOTI – «Posso dire di averlo messo in panchina una volta (ride, n.d.r). Quest’anno ha fatto molto su e giù tra Primavera e Prima squadra e in un certo momento lo abbiamo visto un po’ incupito e più scarico. Anche in campo provava meno delle giocate determinanti e cercava più le cose facile. Educativamente e propedeuticamente lo abbiamo messo in panchina nel derby con il Cittadella e ci ho parlato privatamente. Mi ricorderò sempre il suo sorriso e le sue parole. Mi ha dato ragione e mi ha dimostrato ulteriormente la sua bontà».

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