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Matulevicius: «Samp? Ho accettato subito. Allenarsi con la prima squadra aiuta molto»

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Diciotto anni compiuti da un mese, 182cm di altezza, fisico possente e personalità da vendere: Giedrius Matulevicius all’età di 15 anni poteva già vantare alcune presenze nella massima serie lituana e ora, in Italia da tre anni, è uno dei perni della Primavera guidata da Francesco Pedone. 

Arrivato a Parma nel 2013 con la pesante nomea di “Xabi Alonso lituano”, il talento di Marijanpole non ha tardato a confermare le aspettative che si erano create su di lui: nato come centrocampista d’interdizione ma spesso adattato dal mister blucerchiato come centrale della difesa a tre, Matulevicius non sfigura mai e difende, corre, gioca la palla con entrambi i piedi, ma soprattutto costruisce gioco.

«Sono nato in Lituania e ho incominciato a giocare a calcio a sei anni – racconta – mio padre faceva l’allenatore, allora venivo aggregato al gruppo dei più grandi e ogni tanto mi faceva anche giocare. Inizialmente giocavo da trequartista   mezzala, fino a 13-14 anni, poi il mister mi ha provato davanti alla difesa e da quel momento ho sempre giocato in quel ruolo».

Una discreta trafila prima di arrivare a Genova, come descritto dal classe ’98 ai microfoni di SampTV: «Avevo 16 anni, ero venuto in Italia a fare un provino per Inter, Roma e Samp. In estate, non so come mai, è arrivata un’offerta dal Parma e ho accettato subito perché era una squadra di Serie A. Lì ho giocato negli Allievi Nazionali, poi mi hanno mandato in prestito all’Arezzo, dove sono stato un anno. Poi come sapete il Parma è fallito e c’è stata la possibilità di approdare alla Samp; ho accettato subito».

Sul suo ambientamento, fra lingua e compagni di squadra, Matulevicius si dice soddisfatto: «L’italiano? All’inizio è stato difficile, ma a furia di stare con i compagni e di andare a scuola, la lingua l’ho imparata per forza. In Convitto siamo un bel gruppo, ci sono tanti Allievi ma siamo tutti amici e non c’è nessun problema. L’ultima volta sono tornato a casa due settimane fa, durante la sosta, e solitamente ci andiamo ogni uno-due mesi, ma ogni tanto ci vengono anche a trovare qui. La città mi piace, c’è il mare e capita che andiamo anche a fare un giro in centro, ma il tempo libero è poco. Solo domenica, magari, andiamo a vedere un film alla Fiumara o andiamo a Milano per fare shopping».

Chiesa, Invernizzi, Masi e Pedone gli allenantori che si sono succeduti ultimamente sulla panchina della Primavera blucerchiata: «Per un ragazzo della Primavera è difficile cambiare tecnico quattro volte in un anno, ma menomale che tutti avevano le stesse idee di gioco. Mister Pedone mi ha aiutato sin dall’inizio e mi è sempre piaciuto il suo calcio, infatti ora stanno arrivando i risultati». E sul suo esordio: «Ho giocato la prima partita contro la Juve, perché erano infortunati i difensori e allora il mister mi ha chiesto di giocare dietro. Da quel momento ho sempre giocato in difesa».

Quando gli viene chiesto a quale modello di giocatore si ispira, il ragazzo non ha dubbi: «Mi è sempre piaciuto Fabregas, fortissimo sia tatticamente che tecnicamente. Nazionale? Penso che tutti i calciatori vogliano arrivare là e anch’io ci proverò, sperando che arrivi la chiamata».

Nelle ultime settimane sia lui che alcuni suoi compagni sono stati più volte aggregati ai “grandi” della Samp, su ordine di Montella: «Fare allenamento con la prima squadra ti aiuta tanto, perché ci sono giocatori con esperienza, più forti fisicamente e tecnicamente. Viaggiano a tutt’altro ritmo, e se riesci a prenderlo puoi andare più veloce anche con la Primavera».

Tra tutti i giocatori che ha conosciuto a Bogliasco, uno in particolare l’ha colpito per bravura: «Cassano, che è un fenomeno. Poi c’è Soriano che è molto forte, Correa, ma ce ne sono tanti. Montella? Grande allenatore, fa giocare bene la squadra e vuole sempre palla a terra. Il mio sogno? Arrivare ad esordire in prima squadra – conclude – e raggiungere l’Under 21 della Nazionale lituana».


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