2015

Mihajlovic: «Samp? Grande stagione. Il mio futuro? Il progetto prima di tutto»

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Nonostante una stagione straordinaria, per Sinisa Mihajlovic l’annata rischia di finire con una delusione. Mentre i media lo danno ormai vicinissimo al Napoli, lui rimane concentrato sulle ultime due gare della stagione. La trasferta di Empoli e la partita interna contro il Parma dovranno fruttare sei punti, in modo tale da poter centrare l’Europa League dopo una lunga rincorsa. Il tecnico blucerchiato ne ha parlato proprio in una lunga intervista concessa a “Il Secolo XIX” prima dell’ultima trasferta del 2014-15.

GIOIE CERCATE, NON DOVUTE – Una lunga annata ha preceduto queste due gare. Un’annata fatta da circa 300 allenamenti e 36 partite di A: «Con la Lazio, da calciatore, ho vinto e ho perso uno scudetto in una partita sola. Sono esperienze che ti rimangono. Raggiungere il tuo obiettivo dipende dal carattere, dalla personalità delle squadra. Devi conoscerne gli equilibri, sapere se devi agire sull’orgoglio o infondere tranquillità. Tutti avrebbero firmato ad agosto per trovarci dove siamo oggi. Ecco, semmai quello che non vorrei è che il nostro cammino fosse diventato una cosa dovuta, normale. Chi sa di calcio capisce quanto lavoro, sacrificio e applicazione ci vogliano per arrivare a questo punto. Restano due partite».

SARRI E MIGLIORAMENTI – La prima sarà a Empoli, dove Mihajlovic è passato a marzo per vedere gli allenamenti di Sarri: «Sarri secondo me è l’unico che in Italia ha portato qualcosa di nuovo. Ritengo che lo scambio di opinioni e il confronto siano fondamentali per crescere. E non importa il curriculum. Sono stato da Guardiola, Mourinho, Wenger e Klopp». Qualcosa gli è rimasto da questo campionato: «Sotto il profilo del gioco puro, direi che tutto nel calcio è più o meno ripetibile. Quello che devi fare è non ripetere gli errori. Io sono un maniaco del dettaglio, sto andando all’inseguimento della partita perfetta. Perché c’è sempre qualcosa da migliorare. Vale anche per i miei giocatori: farli crescere come uomini è mio compito. Da questo punto di vista, la stagione è stata intensa».

ATTACCO SPUNTATO – Ci si chiede se l’assenza di Éder non stia pesando più del dovuto: «Fino a Napoli era lui il nostro capocannoniere. Ma non cerco né alibi né scuse. Anche gli infortuni fanno parte del calcio. Se il nostro problema principale è creare le occasioni da gol e non segnarle, non c’è nessuno che possa risolverlo. Nella media abbiamo sempre tirato molto e questo è quello che conta per un allenatore: a Udine abbiamo segnato quattro gol e ne abbiamo sbagliati altrettanti. Con qualche avversario te lo puoi permettere, con altri no». Forse anche il cambio da Gabbiadini a Muriel e le sue tempistiche hanno influito: «Avevo chiesto in cambio uno che mi desse le stesse garanzie e Muriel era quello che piaceva a me, purtroppo… abbiamo dovuto aspettare il suo recupero».

ILLUSIONI – E pensare che dopo l’1-0 con l’Empoli dell’andata arrivarono i primi fischi: «Penso che nel calcio non ci sia riconoscenza. Abbiamo battuto l’Empoli 1-0, ma non  bastava ad altri: bisognava vincere tre o quattro a zero. In alcuni casi bisogna pensare al passato, a dove si era e a dove si arriva. Se qualcuno pensa che la Samp sia diventata il Real Madrid si sbaglia. Poi dopo sono tutti bravi a pontificare: a dire dovevi fare questo, fare quello. A Firenze vincevo e mi fischiavano. Capisco certe dinamiche, ma non posso dire di condividerle. So che c’è gente che vive lo stadio come valvola di sfogo, va bene anche questo. Chi fa questa professione ce l’ha nel contratto. Io ormai vado oltre, però qualche ragazzo lo patisce di più. Nessun giocatore della Samp si merita fischi per quanto ha fatto».

VALORE – Negli ultimi tempi molti hanno criticato le formazioni schierate da Mihajlovic contro Napoli, Fiorentina e Cesena, come i suoi cambi: «È normale diventare una pippa quando non vinci. Preferisco perdere 1-0 giocando bene che vincere 1-0 giocando male, per altro mai successo. Perchése vedo la mia squadra giocare bene, so che una volta perdo 1-0, ma poi ne posso vincere cinque per 1-0. Tutti possono sbagliare, anch’io. Ma nessuno sbaglia apposta. Nel calcio in Italia funzioni solo se vinci e non si può vincere sempre. E così passi in un attimo da fenomeno a mezza sega. Cosa avrei sbagliato? Ognuno ha la sua mentalità. Io gioco sempre per vincere, non per perdere. Se a Napoli e a Firenze mi mettevo dietro ad aaspettare, il gol prima o poi lo prendevo».

RINNOVO E FUTURO – Mihajlovic non ha mai parlato di quella scrittura privata, quella valsa il rinnovo di contratto a salvezza acquisita: «Era importante che ne parlassi? A me non sembrava. Non ho mai parlato di durata di contratti. Poi bisogna essere comunque in due per andare avanti. E a uno dei due può anche non andar più bene. Io ad esempio mi pongo degli obiettivi: se non li raggiungo, posso decidere di andare via, anche se ho ancora un contratto. Questo è il mio carattere. E i soldi sono l’ultimo dei miei pensieri». La mente è però alle due ultime partite: «Al di là di come andranno le cose, abbiamo fatto un grande campionato. Poi avremo tempo per decidere».

FINALE – Qualcuno dice che la Samp del futuro sarà meno forte di questa. Per Mihajlovic è importante avere delle garanzie: «Sì. Se dovessi restare, sì. Io sono un allenatore da progetto. Ripeto: non ci saranno mai problemi di soldi. Prima viene il progetto – che cosa vuoi fare, ambizioni e obiettivi – poi tutto il resto». Sul posto finale che occuperà la Samp in classifica: «Quello che avremo. Ricordo alcune partite dove avremmo meritato di più e non l’abbiamo ottenuto per ingenuità. Ma alla fine ogni squadra ha ciò che si merita e pure qualche rimpianto. Io sono uomo di sport e dico poi che vorrei andare in Europa per ciò che abbiamo fatto noi sul campo. E se il Genoa arriverà davanti, lo applaudirò».

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