2015

Okakanovela, ultimo colpo di scena e l’intreccio con Cassano

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Di Stefano Okaka si è scritto tanto. Anzi, si è scritto troppo. Le (alterne) vicende di mercato riguardanti l’attaccante della Sampdoria ai più saranno sembrate la parte peggiore di una trama il cui esito pare già chiaro. Sì, perché Okaka, checché se ne dica, andrà via dai blucerchiati: la destinazione finale del viaggio che lo ha portato a fare tappa, tra le altre squadre, nel 2014 alla Sampdoria, è ignota ancora, ma questo ai tifosi genovesi interesserà il giusto (cioè niente). Ciò che più conta è che Okaka lascerà la Samp, ma come in ogni viaggio che si rispetti, non è tanto la destinazione ad assumere rilevanza nel corso del tempo, ma il percorso. Quello di Okaka, non ancora terminato, ieri si è arricchito di un nuovo particolare: la nomina di Beppe Bozzo a procuratore. Un nome, quello di Bozzo, molto familiare ai tifosi blucerchiati ed una scelta tutto sommato giusta per Stefano e per la Sampdoria. Prima però di arrivare all’ultima stazione della via crucis Okaka, occorrerà partire dall’inizio, da quando cioè l’attaccante di Castiglione del Lago è arrivato a Genova.

IN PRINCIPIO FU – Okaka, arrivato alla Sampdoria nel gennaio 2014 dopo mesi di panchina al Parma ed una parentesi così così allo Spezia, l’anno prima, non pare in quel momento onestamente il colpo di mercato dell’anno. Eppure, grazie ad una discreta dedizione tattica ed al buon feeling con Sinisa Mihajlovic, Stefano riesce ad imporsi a suon di gol e prestazioni, tanto da arrivare alla convocazione in Nazionale, il punto più alto di una carriera che fino a pochi mesi prima pareva arenata, come quella di tanti altri bambini prodigio partiti da una big (nel caso specifico la Roma) e finiti nel dimenticatoio. A lavorare all’ingaggio di Okaka con la Sampdoria, occorre specificarlo, è Andrea Cattoli, storico agente del giocatore, che ne aveva preso la procura un annetto prima circa, e procuratore emergente della scena italiana. I due insieme si mostrano decisamente affiatati, ma tutte le storie, si sa, sono destinate ad avere una fine, ed anche quella tra Okaka e Cattoli, che in quei mesi pare inossidabile, conosce il suo “break even point” (il punto di non ritorno, per capirci) a novembre 2014, quando cioè la Sampdoria suggerisce al giocatore un rinnovo del contratto con scadenza nel giugno 2016. Okaka, che percepisce uno stipendio netto di 600mila euro l’anno, sin da subito non pare entusiasta dell’idea di prolungare: la proposta sampdoriana non è all’altezza delle sue aspettative in termini economici e, soprattutto, all’orizzonte per il giocatore c’è l’eventualità di approdare in una big (si fa insistentemente il nome del Milan). La strategia di Cattoli è chiara: provare a spingere con il d. s. blucerchiato Carlo Osti per un ingaggio più alto (del resto, a cosa servono gli agenti, se non a questo?) e, contemporaneamente, sondare il mercato in vista del mercato di riparazione per provare ad accontentare il giocatore. Riscontri non ce ne sono: il Milan, in crisi tecnica, punta su Mattia Destro dalla Roma. L’Inter, con l’ex sampdoriano Roberto Mancini nuovo allenatore, gli preferisce Lukas Podolski dall’Arsenal. Si fa vivo il Torino, squadra che per Okaka però non vale il salto di qualità (e di ingaggio). Come nel più classico degli scenari, Stefano rimane “appeso” (per usare un termine gergale): nessuna big lo vuole e la Sampdoria, stizzita per il rifiuto del rinnovo, si ritira dal negoziato per il nuovo contratto. Si incrina, dicevamo, anche il rapporto tra Okaka e Cattoli: il primo è deciso a non cercare nessun compresso con i blucerchiati, provando a seguire legittimamente le proprie aspirazioni, il secondo annusa che per il proprio assistito non possa esserci, né ora né mai, mercato ad altissimo livello. La rottura definitiva arriva a gennaio, quando Okaka litiga con Mihajlovic. Il serbo, riprendendo l’attaccante durante un allenamento in maniera un po’ troppo dura, si vede mandare a quel paese. Contestualmente Okaka manda a quel paese, in un eccesso d’ira, anche il povero Osti. Cose che succedono, chi ha giocato almeno una volta a calcio lo sa, il fatto è che Stefano chiede, ma non ottiene, delle scuse ufficiali dal club: la Sampdoria non multa il giocatore (responsabile solo al 50% dell’accaduto, in condominio con Mihajlovic) e si offre di emanare un comunicato congiunto per chiarire la faccenda. Cattoli media tra le parti, rimette in piedi il rapporto tra Okaka e la società, ma perde la fiducia del giocatore, che gli rinfaccia qualche attrito passato. La situazione diventa chiara: l’attaccante della Sampdoria, che si aspettava dal suo agente una squadra più blasonata ed un ingaggio migliore, lo mette da parte e comincia a ragionare da cane sciolto. Cattoli, fino a quel momento parafulmine dei malumori dei tifosi della società e dei tifosi, esce di scena, lasciando il giocatore “nudo” con le proprie problematiche di mercato. Siamo solo all’inizio.

CAPITOLO II – Ad aprile entra in gioco la liberalizzazione della professione di agente (che ora si chiama “intermediario”): senza alcun bisogno di esami di accesso all’albo, chiunque può diventare procuratore registrandosi semplicemente in FIGC. Nel mentre la Sampdoria comunica ad Okaka che non rientra più nei progetti per la stagione successiva e lo invita, cordialmente, a trovarsi una nuova sistemazione: Stefano annusa l’affare di famiglia e nomina il fratello, Carlo, come proprio rappresentante. Tutti contenti? Non proprio. Se per Stefano Okaka avere come rappresentante il fratello può essere una ovvia garanzia di fiducia (e vorremmo ben vedere), per la Sampdoria intrattenere rapporti con un procuratore con esperienza prossima allo zero nel settore può essere fonte di rallentamenti sul progetto. Tradotto in altri termini: se Okaka deve essere venduto quanto prima, senza intoppi, occorre che dell’affare si occupi un agente esperto con gli agganci giusti. Entra così in scena Claudio Vigorelli, agente di Samuel Eto’o e, soprattutto, uomo di fiducia di Massimo Ferrero e dell’avvocato Antonio Romei: Vigorelli, procuratore di grandissima esperienza sul mercato internazionale, lavora in pratica da intermediario per la Sampdoria, senza ottenere formalmente il mandato di Okaka, ancora vincolato al fratello (ma a Claudio, lavorando da intermediario tra le parti, va bene così). Arrivano le proposte in Inghilterra (strada che anche Cattoli in precedenza aveva provato a battere, con lo Swansea City), in Francia ed in Germania. Non è tutto: arrivano quelle di Torino (sempre loro) e Bologna in Italia. Qualcosa insomma si muove dopo mesi di immobilismo, ma la convinzione del giocatore non muta: via dalla Sampdoria solo per un top club. Okaka non rifiuta ufficialmente nessuna offerta, ma chiede ingaggi quasi raddoppiati rispetto alla sua paga attuale. Le legittime richieste del giocatore in un libero mercato, dove non è folle chiedere più soldi di quanti se ne guadagnano (così funziona nel calcio), si scontrano con la dura realtà di club che però non possono pagare tanto per un attaccante reduce da quattro gol in una stagione. Anche il buon Vigorelli, in sostanza, si defila lentamente: il carattere del giocatore e la sua ferma volontà di valere più di quanto la Sampdoria lo valuta al momento, hanno ancora una volta la meglio, come su Cattoli. Siamo a giugno 2015: nuova svolta.

PERCHE’ BOZZO E’ UN’OTTIMA SCELTA – Arriva il momento di Beppe Bozzo, annunciato ieri da Okaka tramite la propria pagina su Facebook. Bozzo, i tifosi della Sampdoria lo sapranno a memoria, è l’agente di Antonio Cassano (non dimenticate questo dettaglio, tornerà utile): avvocato, classe 1966, Beppe è anche l’uomo che sta per portare Fernando dallo Shakhtar Donetsk in blucerchiato. Quando trascorri oltre dieci anni della tua carriera avendo a che fare con un carattere come quello di “Fantantonio”, gestire Okaka ti sembrerà uno scherzo ed infatti la missione di Bozzo è chiara: trovare una squadra a Stefano in tempi brevi, in maniera netta e sicura. Se dunque Vigorelli è uno stratega del mercato, uno di quelli che sonda piste e valuta ogni singola proposta nel dettaglio, in maniera quasi scientifica, prima di accettare quella giusta, Bozzo è uno di quelli che agisce con precisione quasi chirurgica: cerca una squadra, la trova, affonda il colpo, chiude l’affare. Due modi di agire diversi (ma egualmente efficaci, come dimostrano le rispettive carriere dei due sopracitati), uno solo però idoneo alla situazione di Okaka. Quale? Lo vedremo. Di certo c’è che Okaka via dalla Sampdoria può liberare un posto in avanti, posto che non stenteremmo a scommettere potrebbe ricoprire un attaccante, magari con caratteristiche diverse rispetto a quelle di Stefano, che conosce bene l’ambiente blucerchiato, originario di Bari Vecchia, affezionato al numero 99… La presenza di Bozzo nell’affare Okaka non è casuale: non solo perché Stefano e Antonio sono amici per la pelle, ma proprio perché le loro strade, pur distanti, potrebbero tornare ad unirsi ancora una volta, per un solo istante: quello in cui Okaka svuoterà l’armadio di Bogliasco per fare posto a Cassano.

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