2015

Palombo: «Frosinone avversario, mai nemico. Gioco di meno, ma…»

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Per lui sarà un ritorno a casa: Frosinone-Samp non sarà una gara qualunque per Angelo Palombo, nato a Ferentino e quindi cresciuto praticamente nel frusinate. E domenica c’è la sfida contro i gialloblu, neo-promossi in A. Ai microfoni de “Il Corriere dello Sport”, il capitano della Samp parla di quest’esperienza particolare che vivrà domenica: «Mio padre Aldo giocava ala destra a livello amatoriale e lavorava in un’azienda, la Valeo Sud, che aveva una squadra dilettantistica. Si allenavano nel campo che lui adesso ha preso in gestione e che per anni non era stato più curato. Lo ha rimesso a posto insieme a mio fratello Davide e a un ex portiere del Ferentino, Luigi Lunghi: è stato lui a portare lì in un anno e mezzo le giovanili gialloblu».

Sarà un avversario, un nemico, ma Palombo vivrà una domenica senza un pubblico ostile: «Mi resta difficile pensare al Frosinone come un nemico. Diciamo che saranno i nostri avversari domenica, ma per noi ciociari il Frosinone in A è un motivo d’orgoglio perché la promozione nella massima categoria della scorsa stagione dà visibilità alla nostra terra. Sono stato felice quando hanno conquistato la A anche perché Ferentino e Frosinone sono divise da una manciata di chilometri». E pensare che nel Ferentino sfidò molto il Frosinone: «Da quando ero nei Pulcini fino a quando a 14 anni non me ne sono andato al Fano, me lo sono trovato davanti spesso e volentieri. I dirigenti provarono anche ad acquistarmi quando ero nei Giovanissimi, ma la mia carriera ha preso una piega diversa».

Del Frosinone Palombo conosce diversi elementi: «Ho sfidato più volte Stellone e ho giocato insieme alla Samp con Soddimo e Sammarco, due bravi ragazzi a cui auguro il meglio». Al “Matusa”, però, sarà una prima volta: «Non ci ho mai giocato, ma durante le vacanze di Natale mi sono allenato lì con il Frosinone per non perdere il ritmo». Diversi suoi familiari saranno allo stadio domenica: «Sono assediato dalle richieste di biglietti: me li hanno chiesti in tantissimi e lo stadio piccolo non aiuta». In famiglia però non hanno dubbi: «Faranno il tifo per me».

Quest’anno però sta giocando di meno: «In carriera a livello personale non mi era mai successo di vivere una situazione del genere, ma so quali sono le regole e rispetto le scelte dell’allenatore. Cerco di metterlo in difficoltà in settimana e di fare il meglio quando vengo chiamato in causa. Ho 34 anni, mi sento ancora bene fisicamente e ho ancora voglia. Non è facile stare in panchina quando si è abituati a giocare, ma cercherò di recuperare terreno e di trovare spazio». A livello di squadra, invece, le cose vanno meglio: «Considerando come eravamo partiti, direi di sì. Potevamo avere qualche punto in più, ma ci sono tutti i presupposti per fare un’ottima stagione».

Forse non ci si aspettava che l’Europa sfuggisse via così: «Riprendercela sarebbe bello, magari senza dover disputare preliminari e play-off. Lo scorso anno eravamo sempre stati tra le prime tutta la stagione, poi nelle ultime sei-sette partite siamo scivolati un po’ in basso. Speriamo stavolta di chiudere in crescendo». Il ricordo vola anche al periodo dell’Inter, gli unici sei mesi trascorsi lontani in 13 anni di Samp: «Sono arrivato nel momento sbagliato. La verità è che non volevo muovermi da Genova, ma mi hanno fatto accomodare alla porta. Ho capito che restare se non mi volevano non era la miglior soluzione e ho fatto le valigie. Sono arrivato in una grande squadra con compagni fantastici, ma mi sentivo un pesce fuor d’acqua, perché Genova e la Samp sono casa mia».

E chissà se finirà la carriera in blucerchiato…: «Ho questo e altri due anni di contratto. Se non mi cacciano con la forza, voglio stare qui». L’ultima battuta è per il presidente Ferrero: «Una persona scherzosa e allegra, ma quando gli argomenti diventano seri, non ride più: è bravo, schietto e competente».

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