Editoriale

Perché con la Roma è arrivata la vittoria più bella

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Dopo la vittoria con la Juventus è arrivata la vittoria con la Roma, la più bella di quest’anno.

La vittoria con la Roma è la più bella di questa stagione, anche più di quella con la Juventus. I motivi sono molteplici e li elenco chi di seguito, nella speranza di trovarvi d’accordo: altrimenti lo si fa per amore del dibattito e del confronto. Innanzitutto è una vittoria che arriva in condizioni precarie, con Quagliarella, Strinic e Praet assenti: praticamente un trittico che comprende due dei nostri giocatori migliori in assoluto e quello che è il nostro terzino sinistro venuto a salvarci da una sequela di scelte sfortunate in quel ruolo. Non solo siamo riusciti a sopperire a queste assenze, ma siamo anche riusciti a costruire qualcosa di estremamente bello nei medesimi ruoli grazie ai sostituti: checché ne possa dire io stesso, che da settimane conduco una crociata contro i piedi di Barreto – ottimi in fase di rottura, ma terribili in fase di costruzione – l’ex Palermo si è concesso anche il lusso di una conclusione precisa e velenosa nel primo tempo, che ha impegnato Allison. Murru, che è sceso in campo al posto di Strinic, è stato l’autore dell’assist vincente per Zapata e Caprari, sceso in campo al posto di Quagliarella, ha saputo rendersi pericoloso in più di un’occasione, pur non risultando la spina nel fianco che avrebbe potuto e dovuto essere.

È una vittoria di grande pregio perché ci ha permesso di riscoprire Viviano, che nelle ultime uscite non era stato perfetto: da Cagliari in avanti, infatti, l’estremo difensore blucerchiato aveva accusato qualche problemino tra i pali, con degli errori che non erano assolutamente farina del suo sacco. Vederlo giocare domenica sera a Roma in quelle condizioni è stato bellissimo: oltre alle numerose parate è arrivato anche il diciottesimo rigore neutralizzato in carriera. Certo, dal dischetto c’era Florenzi e non Perotti, non Dzeko, che sono i due primi rigoristi giallorossi, ma non per questo va sminuito il gesto atletico di Viviano: non gliel’hanno calciata tra le mani, no. Lui l’ha parato il rigore. E sebbene la Roma ci abbia provato ripetute volte, con numerose conclusioni, il nostro estremo difensore ci ha messo le mani e la faccia – quando è stato necessario – senza mai tirarsi indietro. In questa riscoperta di Viviano, che confidiamo possa essere un fuoco che arderà fino alla fine e non un fuoco di paglia di una sola sera, ritengo che questa vittoria sia di livello superiore a tutte le altre trovate fino a ora. Ma non finisce di certo qui, perché è una vittoria che arriva all’Olimpico, un campo ostico, che al Doria però dona ricordi importanti e ai giallorossi uno Scudetto sfumato per la testa di Pazzini. Arriva contro la squadra che ci precede in classifica: non ci sono velleità di andarci a prendere il quinto posto, per carità, perché ogni volta che ci troviamo a fare un discorso del genere veniamo puniti dall’effetto rinculo. C’è la gioia, però, di riscoprire la possibilità di essere alla pari di chi ci precede, perché a oggi abbiamo dato filo da torcere a tutte, tranne che alla Lazio. Abbiamo perso con tre di loro, vinto con due di loro (Juventus e Roma): forse quel sesto posto ce lo meritiamo davvero.

Quanto di buono mostrato con la Roma va confermato subito sabato sera, mantenendo la stessa grinta che è stata utilizzata contro la Fiorentina – che ha confermato il suo periodo incredibilmente negativo prendendo quattro reti dal modesto Hellas – e poi con la Roma nel doppio scontro. Ricaricare subito le batterie, quindi, dopo le gare ravvicinate e ripartire contro l’ex Mazzarri, che non verrà al Ferraris per una passerella, ma per vincere. Tenerli a distanza è fondamentale, nell’attesa poi di quello che sarà lo scontro diretto per l’Europa: la settimana successiva contro il Milan. Spero di potermi ripetere tra qualche settimana e dire che sarà quella la vittoria più bella della stagione, a San Siro.

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