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2014

Perché la Sampdoria ha perso a Roma

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Sinisa Mihajlovic si distingue, tra le altre cose, per dire le cose come stanno. Più che la fase difensiva, che nel primo tempo tutto sommato ha retto (la profondità è stata concessa solo due volte a Gervinho), a deluderlo è stata quella offensiva. Se gliel’avessero chiesto a fine partita, avrebbe fatto capire pure che le intenzioni, anche se belle, possono non bastare. Soprattutto quando a smussarle non è solo il talento dell’altra squadra, ma pure i limiti della propria. La partita era stata impostata anche discretamente, i tanti errori individuali l’hanno resa pessima, probabilmente la peggiore da quando siede sulla panchina della Sampdoria.

La scelta di schierare Wszolek al posto di Okaka aveva un significato simbolico. Fuori la boa, l’attaccante delle sportellate e dentro uno dei più veloci dell’intera rosa, specialista delle ripartenze (goal sfiorato a Firenze docet). Strategia chiara: la Roma soffre le transizioni e allora va attaccata anche con la velocità di Wszolek. Nei fatti però, il gioco si è sviluppato molto più sulla destra, addirittura De Silvestri ha toccato da solo più palloni di Regini e Wszolek insieme. Non è la prima volta che accade una cosa del genere e le ragioni sono molteplici. Per esempio, Da Costa è molto più incline a servire Mustafi (è stata la combinazione più frequente per la Samp) o De Silvestri piuttosto che Gastaldello o Regini. E non è cosa da poco, considerando quanti palloni stia toccando Da Costa sotto Mihajlovic e, in particolare, quanti ne abbia toccati ieri (39, come Palombo e Krsticic).
Maggiormente coinvolto Gabbiadini, cui effettivamente è stata sempre negata la possibilità di calciare in porta con tranquillità dalla difesa della Roma. È stato sicuramente tra i migliori (o meno peggio, se preferite), soprattutto per il gran contributo difensivo, ma ha giocato pochi palloni in attacco e quasi sempre spalle alla porta.

Contro uno degli attacchi più forti su contropiede e contro uno dei migliori contropiedisti (Gervinho), Mihajlovic ha giustamente preferito tenere bassa la difesa. Lo è stata per larghi tratti della partita, salve la confusione dei minuti finali del primo tempo e altre occasioni nel secondo (tra cui quella del secondo goal di Destro). Il rimpianto di Mihajlovic, che è anche il motivo dell’insolita fiacchezza offensiva, è però un altro. «Abbiamo cercato di giocare, ma non siamo mai riusciti a farlo». Troppe palle perse, scelte sbagliate nelle ripartenze. Questa mancanza è coincisa con una delle partite in cui Soriano ha toccato più palloni (42, più di tutti gli altri giocatori d’attacco). In particolare, a lui spettava la gravosa responsabilità di prendere i palloni dalla difesa e smistarli all’attacco, un po’ come fa il corriere quando vi consegna pacchi. Soriano è stato molto più Poste Italiane che DHL, anche se le colpe non sono tutte dell’italo-tedesco. In questi casi mi vien da pensare a colui che «s’era fatto la bocca» e che è primo in Serie A per key passes (una vera e propria traduzione non c’è, ‘passaggio chiave’ è spesso utilizzato per descrivere altre situazioni, i key passes sono intesi come gli assist che precedono un tiro – non necessariamente un goal). Chissà cosa ne pensa Sinisa, e chissà se lo direbbe. Magari tra vent’anni, magari nell’orecchio, ma mi piacerebbe scoprirlo. 

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