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Punti. E a capo

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Punti. Senza se e senza ma, senza calcoli e combinazioni, con la testa a Marassi e non al Braglia o al Franchi. E non perché si tratta del derby, non per l’orgoglio e la supremazia cittadina, unica gioia forse rimasta in un campionato grottesco. Ma perché fare la corsa salvezza sulle altre squadre che non vincono è quanto di più umiliante ci possa essere per una squadra come la Sampdoria, una squadra che nel suo piccolo ha scritto bellissime pagine nella storia del calcio italiano, una squadra che anche quest’anno aveva avuto a disposizione tutti i mezzi per fare più che bene e raggiungere e piazzarsi stabilmente nella parte sinistra della classifica.

Punti per guardare avanti, mettere la parola fine a questo campionato. Punti, sì, 3, nell’unica partita che ormai può significare qualcosa in questa stagione. Nella speranza che però qualcuno in particolare non si senta in dovere di fare il bagno a De Ferrari come invece ha promesso: quest’anno ne facciamo proprio a meno, grazie.

Ma al termine di questa stagione da incubo, guai ad azzerare tutto, che non ci sia il reboot. Non bisognerà ricominciare da capo come niente fosse perché no, quest’anno proprio non si può. Troppe questioni, troppi punti in sospeso, troppa carne al fuoco per poter essere archiviata con il triplice fischio dello Juventus Stadium tra meno di due settimane.

Che la stagione dei proclami rimanga ben impressa nella memoria di tutti e serva da esempio per l’immediato futuro. Con meno chiacchiere, meno promesse impossibili da realizzare. Più silenzio e più lavoro.

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