Retrocessione Sampdoria, Maurizio Puppo: «E’ come se la catastrofe sia diventata abitudine. Due anni fa l’incognita del futuro societario, ed ora…»

Retrocessione Sampdoria, vi proponiamo di seguito le parole e le considerazioni di Maurizio Puppo

Vi proponiamo di seguito le parole e considerazioni di Maurizio Puppo, scrittore e tifoso della Sampdoria, sulla retrocessione del club blucerchiato:

DOLORE – «Sono già trascorsi alcuni giorni. Il dolore è intatto. Anzi, si acuisce. All’inizio, c’è l’impatto, il colpo, che in qualche modo prende tutto. Ora, il silenzio di una nuova normalità, quella in cui la catastrofe diventa abitudine».

DUE ANNI FA – «Due anni fa, ero a Marassi per la partita contro la Cremonese, divenuta l’ultimissima spiaggia per sperare di evitare la B. Fu una sconfitta per 3-2, rocambolesca, la certezza della retrocessione, l’incognita del futuro societario. Ricordo le facce della gente, all’uscita dallo stadio, sull’autobus del ritorno. Silenziose e tristi».

UN ANNO FA – «Un anno fa, la piccola speranza, subito spentasi, dei play-off. Ora, il disastro. Come la mano di chi perde la presa, canta Lucio Corsi. Tutti parlano della Sampdoria di Vialli e Mancini. Certo. Ma anche prima c’è stata una lunga storia. Brighenti, Tito Cucchiaroni, Ocwirk, Skoglund, Suarez, Salvi».

MAI COME OGGI – «Nulla è mai stato come l’oggi. E forse solo adesso ci rendiamo conto davvero di quanto attaccamento c’è, non solo da parte nostra, ma anche altrove, alla maglia blucerchiata, al nome stesso della Sampdoria, entrambi tanto unici e riconoscibili. Le cose non si rivelano mai così preziose come in momenti del genere».