Editoriale

Sampdoria tra bipolarismo e Ranierismo: la rimonta di Torino non è casuale

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La Sampdoria trionfa a Torino dopo quasi sei anni e rilancia la propria corsa alla salvezza: dal disastro di Colley alla rinascita di Quagliarella

Non eravamo più abituati a tornare dalla Torino granata con la borsa colma di punti e non delusione. Quella ottenuta contro la squadra di Moreno Longo, per la Sampdoria, è una vittoria storica che scaccia i fantasmi del passato e offre una nuova luce sul futuro. Un successo professionale e umano, sintomo di un gruppo che ha imparato a soffrire e reagire senza mai perdersi d’animo, nemmeno se sommerso da una pioggia inarrestabile di eventi negativi.

Pochi tifosi (o addirittura quasi nessuno) avrebbero immaginato una rimonta di tale caratura dopo la clamorosa ingenuità di Omar Colley in occasione del vantaggio casalingo firmato da Simone Verdi. L’ennesimo errore individuale che avrebbe potuto compromettere l’intera partita. E invece ci ha pensato Gaston Ramirez, con due colpi da biliardo, a cambiare le sorti del risultato. L’uruguaiano è stata una sorpresa, al pari di un Fabio Quagliarella meno egoista e più trascinatore rispetto alla versione presentata nelle ultime giornate.

In campo non c’erano solamente i calciatori. C’era anche un signore coi capelli bianchi, che ne ha viste di ogni nell’arco della sua carriera e, grazie a una conoscenza calcistica elevata, ha saputo ricomporre le macerie di un club che fino a qualche mese fa era considerato sulla via dell’autodistruzione. Cose dette e ribadite, ma che è bene sottolineare perché la conseguenza delle azioni non è pura casualità.

Diamo a Claudio quel che è di Claudio, diamo alla Sampdoria quel che è della Sampdoria.

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