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Veron si racconta: «Devo tutto a Eriksson e Mancini»

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Juan Sebastian Veron, ex giocatore della Sampdoria, ha raccontato la sua prima esperienza europea tra le fila blucerchiate

Juan Sebastian Veron ha raccontato, nel giorno del suo compleanno, la sua prima esperienza calcistica in Europa tra le fila della Sampdoria. Le parole dell’ex blucerchiato ai taccuini di Four Four Two.

ERIKSSON – «È stato il miglior manager che abbia mai avuto. Mi ha dato l’opportunità e mi ha sostenuto in qualcosa di difficile, giocando nel calcio italiano in quel momento. Ho firmato per la Samp a 21 anni, non avevo molta esperienza e inoltre non parlavo una parola di italiano. Ma Sven ha sempre creduto in me, si è assicurato che fossi abbastanza calmo da giocare e ha continuato a scegliermi nella squadra. Avere la sua fiducia è stato fondamentale per stabilirmi. Ho concluso la mia prima stagione tra i migliori stranieri in Italia, e dietro solo a Demetrio Albertini del Milan come centrocampista nel miglior XI di Serie A».

MANCINI – «Ma più che essere un capitano, era un modello a cui guardare. Roberto era esigente non solo dalla squadra, ma anche da se stesso. Dal mio punto di vista, questo tipo di giocatore è piuttosto raro nel calcio ora, non trovi quasi mai questo tipo di personalità oggi. Nel corso del tempo, è diventato più di un compagno di squadra per me; era mio fratello maggiore. Mi ha gestito anche all’Inter più avanti nella mia carriera. Gliel’ho già detto e non ho problemi a ripeterlo: devo tanto di quello che sono ora a Roberto. Anche se a volte potevo arrabbiarmi con lui e non capivo perché stesse facendo quello che faceva, ho messo in pratica molte delle cose che ho imparato da lui come capitano quando sono tornato all’Estudiantes nel 2006, in prestito dal Chelsea».

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