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Dalla depressione alla Sampdoria, Segovia: «Ora voglio diventare importante»

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Telasco Segovia, centrocampista della Sampdoria, si è raccontato dal ritiro della Nazionale venezuelana Under 20

Telasco Segovia si è raccontato dal ritiro della Nazionale venezuelana, con la quale è impegnato per il Sub-20. Ecco le dichiarazioni rilasciate dal centrocampista classe 2003 della Sampdoria ai microfoni di gianlucadimarzio.com.

ESORDI – «Provengo da una famiglia che ama il calcio, muy futbolera, mio padre e mio nonno mi hanno trasmesso questa passione: ho il calcio che mi scorre nelle vene. Adesso le loro speranze sono riposte in me. Ho iniziato a 3 anni all’Escuelita Máximo Viloria e non capivo ancora bene il gioco, certe volte mi mettevo a giocare con la terra e gli altri mi portavano via il pallone. Sono rimasto lì fino a 11 anni, poi sono passato al Deportivo Lara».

DEPRESSIONE – «Nel 2019 ero caduto in una specie di depressione. Avevo 16 anni e non giocavo nel Deportivo Lara. Dicevo a mia mamma che volevo smettere, ma lei rispondeva che ero ancora giovane, che sarebbe arrivata la mia occasione e che avrei dovuto continuare a lavorare per raggiungere il mio sogno. Grazie a quelle parole ci sono riuscito».

LEO GONZALEZ – «El Profe mi ha dato fiducia, non parlavamo tanto, ma mi lasciava in campo. L’ho conquistato partita dopo partita, mi consigliava di migliorare il mio fisico e piano piano ci sto lavorando. Con lui si è vista la mia miglior versione e mi hanno chiamato in nazionale: quel momento ha segnato la mia carriera».

CT PEKERMAN – «Da centrocampista mi chiede di ricevere la palla alle spalle dei centrocampisti avversari e fare il ‘mio calcio’, trovare gli spazi, tirare in porta…Per questo mi dice che gli ricordo Riquelme. Un anno fa avevo offerte dagli Stati Uniti, dal Chincinnati e dal New York, ma il Profe mi disse che per il suo progetto voleva che andassi in Europa. Mi disse di aspettare, che poi c’era una vetrina come il Torneo di Tolone e il mio momento sarebbe arrivato. Aveva ragione».

TORNEO DI TOLONE – «Il ricordo più bello di quell’esperienza resta quando mi hanno eletto miglior giocatore: mi ha reso molto felice, così come la mia famiglia. Resterà marcato nella mia testa».

OFFERTE – «La prima offerta è arrivata dal Portogallo e avevo accettato, poi però mi dissero che c’era anche la Sampdoria e non ci pensai: volevo andare in Serie A. È durata un mese la trattativa perché dovevo aspettare anche i documenti. Al momento della firma ero molto felice, si realizzava il sogno di giocare in Europa».

SAMPDORIA – «I primi mesi sono stati duri, dovevo adattarmi soprattutto fisicamente, ma ora posso diventare un giocatore importante. Con Stankovic non ho parlato molto perché in quei giorni mi allenavo più con la Primavera. Voglio fare un grande Sudamericano Sub-20 e portare il mio Paese al Mondiale, poi voglio aiutare la Samp a risalire la classifica».

RINCON – «Da bambino guardavo le sue partite, è sempre stato il mio idolo. Giocare nella stessa squadra è un sogno, non me lo sarei mai immaginato. Mi ha aiutato tanto al momento del mio arrivo in Italia, mi ha invitato a cena, abbiamo parlato: per me è come un papà. Guardavo Messi e Iniesta: sono fan al 100% del Barcellona. Adesso guardo Yangel Herrera: vedo molte similitudini, siamo entrambi centrocampisti box to box».

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