Editoriale

Un sogno chiamato Coppa Italia

Pubblicato

su

Il primo passo è stato compiuto, adesso ne mancano altri per poter ambire a un trofeo troppo spesso sottovalutato

Come ogni anno siamo qui, in questo periodo, a dirci che la Coppa Italia potrebbe essere il nostro sogno stagionale. Avremmo potuto dirlo anche al sorteggio del tabellone, quello che aveva indicato il Foggia come più papabile delle sfidanti della gara del 12 agosto (ieri) e il Pescara come maggior candidata a quella successiva. Però lo diciamo oggi, dopo aver visto il Doria scendere in campo nel primo impegno ufficiale: già contro il Manchester United avevamo avuto modo di vedere una squadra compatta, solida, che giustamente si porta dietro gran parte di ciò che ha imparato con Giampaolo in un anno intero; poi però la gara con lo Swansea aveva aperto alcune fratture, aveva fatto sorgere qualche domanda: nulla di preoccupante, sia chiaro, d’altronde parliamo sempre di calcio d’agosto, inteso come preparazione pre-campionato. Ieri sera col Foggia, però, è arrivata la sfida di cui avevamo bisogno e che mi ha permesso di notare subito un aspetto fondamentale, confermato anche dalle parole del tecnico: questa Sampdoria non ha avuto cali.

D’altronde ieri sera la vittoria penso sia arrivata proprio grazie al fatto di aver mantenuto la stessa intensità per 90 minuti: nel primo tempo era giusto essere in vantaggio perché i valori tecnici sono dalla nostra parte, e d’altronde non poteva essere altrimenti vista la categoria di differenza tra le due squadre. Nel secondo tempo, però, le due reti sono arrivate proprio perché mentre i pugliesi hanno tirato i remi in barca, la Sampdoria ha continuato a lottare, con lo stesso piglio della prima frazione di gara: da qui le reti di Caprari e di Kownacki, un’ottima soddisfazione per il secondo e un’altra conferma per il primo, che io un po’ sostengo possa crescere molto e diventare il titolare blucerchiato, ma è pur giusto – come d’altronde sostiene Giampaolo – andare ad acquistare un altro attaccante. Ma un altro che sappia già calcare i campi di Serie A e che a meno di una settimana dall’avvio del campionato possa essere anche pronto per scendere in campo. Tornando sulla questione del ritmo, però, direi che se questa prima lezione l’abbiamo imparata siamo riusciti a mettere a posto un cruccio che da anni insegue la Sampdoria, sin da quella gara casalinga con la Lazio che ricorderemo tutti per la leggerezza firmata Petagna, o anche – se preferite – la sfida col Chievo Verona all’esordio di Eugenio Corini al Bentegodi, con Romero che si lasciò scavalcare da una palla innocua colpita quasi da centrocampo. Il nostro problema era perdere concentrazione nei minuti finali. Giampaolo può risolvere questo problema e ieri sera già ha dimostrato di essere sulla giusta strada.

Detto questo, tornerei sul punto principale, ossia la Coppa Italia. Adesso ci aspetta il Pescara nel prossimo impegno, a fine novembre: una sfida alla nostra portata, perché il Delfino si è ridimensionato scendendo in B, perderà qualche altro pezzo pregiato, come per esempio Zampano, che è richiesto da un paio di squadre di Serie A, e finirà per perdere anche Benali, che si sposterà in maglia blucerchiata. Insomma, avrà anche Zeman in panchina, ma il ceco non penso sia più il valore aggiunto di un tempo. La sfida non va presa alla leggera, ma l’avversario è alla nostra portata, anche nel caso in cui Giampaolo decidesse di mettere in campo le seconde linee, come fatto con la Roma lo scorso anno. Dopo sarebbe il momento di preparare la sfida con la Fiorentina che, diciamocelo, tra le big è sicuramente la più abbordabile al momento: così come il Pescara, sembra che anche i gigliati abbiano dovuto fronteggiare una retrocessione, tanto da aver smantellato gran parte della rosa, perdendo l’intera mediana. Certo, la qualità di una rosa non si misura in base alle operazioni del calciomercato estivo, ma soprattutto guardando a come l’allenatore, Pioli in questo caso, sappia trovare la giusta amalgama e metta in campo i giocatori: poi manca tanto a quell’ipotetica sfida, ma mi piace pensare che sarebbe sicuramente alla nostra portata. Soprattutto se la società accontenterà Giampaolo e troverà i giocatori di cui ha bisogno il nostro tecnico. Vorrei togliermi la soddisfazione di vedere la Sampdoria crederci e arrivare fino in fondo, come accadde “quella volta” contro la Lazio, in una finale sfortunata. Non sarebbe male essere ancora una volta l’outsider, l’underdog, la squadra che non t’aspetti. Crederci non costa nulla, impegnarsi ancor meno.

Exit mobile version