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Vialli: «Il calcio è un business costoso. Salute? Faccio manutenzione»

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Gianluca Vialli, ex attaccante della Sampdoria, ha parlato degli anni in blucerchiato, della Nazionale e del calcio come business: le sue parole 

Gianluca Vialli, ex attaccante della Sampdoria, durante la presentazione del libro a lui dedicato “Gianluca gonfia la rete” di Marco Bonetti, ha svelato alcuni aneddoti degli anni in blucerchiato, alla Juventus e in Nazionale. Le sue parole.

RICORDI«In allenamento era più difficile affrontare Ciro rispetto a Vierchowod perché Pietro voleva fare il centravanti. Non si cimentava da difensore. Pietro l’ho incrociato da avversario in Cremonese-Sampdoria di Coppa Italia, partita di cui dice che io non ho toccato palla. Se non per una rovesciata dalla bandiera che lui ritiene totalmente inutile. Poi ci siamo frequentati e siamo stati dei compagni come fratelli. Eravamo soldati che partecipavano alla stessa missione. Era bello condividere con loro tutto. Abbiamo sempre avuto lo stesso di appartenenza alla Sampdoria, Juventus e in Nazionale. Ciro ha ragione e Pietro potrà confermare: ho vinto molto e molto di questo lo devo a loro. Consigli alla squadra? Il mio messaggio era semplice: date la palla al centravanti e si pensa lui».

ANEDDOTO«C’è stata una partita in cui sono stato sostituito da Lippi che me ne andai nello spogliatoio e abbandonai lo stadio. In quell’occasione persi la testa. Mi hanno chiamato perché ci potevano essere procedure antidoping e potevo essere punito. Con Lippi mi chiarii il martedì, in quella circostanza non fui uomo squadra».

NAZIONALE«Ringrazio Mancini per quello che mi ha fatto vivere. Sono in un momento particolare della mia vita e far parte di quel gruppo guidato da lui che è un grande leader è stato unico. Lui ha avuto una visione talmente chiara che ha tolto qualsiasi dubbio a tutti. Sono felice di poter lavorare con e per Roberto. Alla fine lui è il monarca assoluto. Anche se poi l’ambiente si trasforma in una certa democrazia. Mancini, tocchiamoci tutti, ma non sbaglia mai un colpo».

CALCIO BUSINESS «Il calcio deve essere un business al servizio della comunità. Bisogna dare qualcosa a chi ti sostiene. Il tifoso se le cose vanno male non cambia. È sempre lì, per tutta la vita. Il calcio deve essere anche un investimento per chi spende tempo e energie, non può essere in perdita. Per quello bisogna far quadrare bilanci e investimenti, è una cosa costosa. Cremona è fortunata ad avere una persone come Cavaliere disposto a investire molto. È un modo per restituire qualcosa per la società. Il primo obiettivo è sempre comunque fare il bene della comunità».

CIMELI«Ho due-trecento maglie. Ho difficoltà a ricordarmi di chi erano perché non c’erano i nomi. Ho maglie di Baggio, Maradona. Ho una maglia del Cagliari di Gigi Riva, è da collezionista. Non l’ho scambiata. Però è quella di lanetta, diversa rispetto a oggi. Ha un sapore e colori speciali».

SALUTE «Come sto? L’ospite indesiderato è sempre con me, a volte più presente e a volte meno. Adesso sto facendo un periodo di manutenzione. Tiriamo avanti e spero che mi possiate sopportare per molti altri anni. Sono fiducioso. Sono circondato da persone che mi danno forza e coraggio».

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