30 anni e non sentirli: due "britannici" alla corte di Bersellini - Samp News 24
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2015

30 anni e non sentirli: due “britannici” alla corte di Bersellini

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Ci sono avvenimenti che dopo trent’anni si ha piacere a ricordare, altri che difficilmente si riescono a non dimenticare. Anzi, che non si possono e non si devono dimenticare. Uno di questi è la tragedia dell’Heysel. Vi chiederete cosa c’entra la tragedia dell’Heysel con la Sampdoria di Bersellini?

Facciamo un passo indietro. Torniamo a quel 30 maggio 1985. L’Italia di Bearzot si trova al di là dell’oceano e ha in programma una serie di amichevoli a Città del Messico. Dei test per favorire l’acclimamento dei giocatori. Una di queste l’Italia l’ha in programma contro l’Inghilterra. Il 30 maggio 1985, però essere inglese non era motivo di orgoglio. Aprendo i quotidiani sportivi e non, essere inglese era motivo di vergogna. A bordo della piscina dell’hotel dove si trova la nazionale inglese c’è un ragazzo, come racconta Darwin Pastorin, inviato del Corriere della Sera a Città del Messico, che avrebbe indossato la divisa della sua nazionale per scendere in campo, ma che di essere inglese, quel giorno, prova vergogna. È Trevor Francis. Lo disse, apertamente, come unico commento: “Mi vergogno di essere inglese“.

Un  inglese che era arrivato in Italia nel 1982, titubante, convinto da Paolo Mantovani con la promessa che, se non si fosse trovato bene avrebbe potuto andarsene. Restò fino all’estate del 1986 e contribuì, in tre stagioni, a fare grande la Sampdoria. Segnerà  17 reti in 68 partite di campionato e sarà artefice della vittoria della Coppa Italia nel 1984/1985 segnando 9 reti e diventando il primo ed unico inglese nella storia ad essere capocannoniere del torneo. Francis ancora oggi ammette che fu la migliore scelta della sua carriera.

Nel 1984 arrivò  un altro giocatore da oltre la Manica lo scozzese Graeme Souness, “Charlie Champagne”. È un giocatore completo Souness e dal carattere fortissimo, che ha sempre detestato quel soprannome figlio del suo modo di essere esuberante dentro e fuori il rettangolo di gioco. Non era uno sconosciuto in cerca di fama, era stato il capitano del Liverpool, aveva vinto la Coppa Campioni. Arrivava a Genova al posto di Liam Brady e dopo l’assedio all’aeroporto, anche l’intera via XX venne bloccata per veder comparire il numero otto della Sampdoria, dal balcone, dopo la firma dei contratti. Su quel balcone uscirà assieme a Mantovani, Mister Bersellini e il connazionale Trevor Francis. Con i blucerchiati metterà insieme, in due anni, 78 presenze, 11 reti e tante belle prestazioni.

La stagione 1984/1985 fu importantissima per Souness, Francis e per la Sampdoria: quarto posto e Coppa Italia vinta. Quella successiva 1985/1986 invece non riusciranno a replicare: poche presenze per Francis e difficoltà di adattamento tra Souness e Matteoli. Entrambi prenderanno strade diverse il primo restando in Serie A e vestendo la casacca dell’Atalanta, il secondo andando a giocare nei Rangers vestendo il ruolo di giocatore-allenatore. Ma questa è un’altra storia.

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